
Sorrentino, Marcello, Rosi, Di Costanzo, Maresco si contenderanno con altri 16 registi il Leone d’Oro. Ricchissimo anche il Fuori Concorso.
di Paola Casella
Cinque film italiani su 21 titoli in concorso, cinque dei quali diretti da registe (ancora poche, purtroppo). Un’alternanza fra grandi nomi, alcuni per la prima volta in gara nella sezione principale, e giovani promesse. E una kermesse che “è una Mostra, non un festival”, come ricorda il Presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco nella sua aulica presentazione all’82esima edizione dell’appuntamento cinematografico più atteso della stagione autunnale.
La Mostra del cinema di Venezia, al Lido dal 27 agosto al 6 settembre, parte con una dedica di Franco Maresco a Goffredo Fofi, il critico recentemente scomparso, e la proiezione di alcuni immagini dal documentario che Maresco stava ancora finendo di girare con Fofi protagonista, per ricordare che il cinema è un’arte, e che come tale va valutato seriamente e con competenza. Tantopiù ora che la Mostra, come dice Buttafuoco, è diventata “un punto di riferimento per le giovani generazioni accanto ai pubblici storici di specialisti, appassionati e cinefili”.
Il direttore artistico Alberto Barbera non si perde in preamboli e passa subito a presentare un programma gigantesco, in cui “molti film si aggirano sulle due ore e mezzo di durata, un trend produttivo che preoccupa anche noi programmatori. Ed ecco i titoli nelle sezioni Concorso e Fuori concorso.
CONCORSO
L’apertura, da tempo preannunciata, spetta a La grazia di Paolo Sorrentino con Toni Servillo e Anna Ferzetti, un film che Barbera descrive come di “imprevedibile originalità”. Gli altri italiani in concorso sono Elisa di Leonardo Di Costanzo, tratto dal best seller Io volevo ucciderla del criminologo Adolfo Ceretti, “storia di un’assassina che ha ucciso sua sorella e tentato di fare lo stesso con la madre: due criminologi la convinceranno ad ammettere la propria responsabilità visitandola in carcere”. Nel cast Barbara Ronchi, Roschdy Zem e Valeria Golino; Duse di Pietro Marcello con Valeria Bruni Tedeschi interprete degli ultimi anni della grande attrice, in “una reinvenzione scenica del passato e dei suoi protagonisti, tra cui D’Annunzio e Mussolini, con immagini d’archivio utilizzate in maniera straordinaria, a partire dal lungo viaggio della salma verso il Milite ignoto che punteggia tutta la vicenda; Sotto le nuvole di Gianfranco Rosi è un documentario girato in bianco e nero, dopo che il regista già Leone d’oro per Sacro GRA ha trascorso tre anni a Napoli per comporre il suo mosaico affettuoso, filosofico e ironico della città”, dice Barbera. Chiude la cinquina Un film fatto per bene di Franco Maresco, che “parte dal pretesto di un film mai realizzato su Carmelo Bene, ed è una autoironica e amara riflessione sulle sue ossessioni personali, come l’incapacità chiudere film e il disprezzo perciò che è diventato il cinema italiano”.
Il mago del Cremlino di Olivier Assayas, tratto dal romanzo di Giuliano da Empoli e vede la collaborazione alla sceneggiatura di Emmanuel Carrère: il tema è l’ascesa al potere di Putin attraverso il suo spin doctor interpretato da Paul Dano, mentre Putin è Jude Law. Accanto a loro anche Alicia Vikander; Jay Kelly di Noah Baumbach è una commedia su un attore di successo interpretato da George Clooney con accanto Adam Sandler, Laura Dern e Billy Crudup. Il copione porta a cofirma della regista (e moglie di Baumbach) Greta Gerwig.
“Uno dei film che susciterà maggiore impressione e spero non polemiche”, dice Barbera, che si commuove ripensando al film, è The Voice of Hind Rajab di Kaouther Ben Hania, ispirato ad un terribile fatto di cronaca del 29 gennaio 2004: la chiamata di emergenza di una bambina di sei anni intrappolata in un’auto a Gaza mentre tenta di fuggire durante un attacco dell’esercito israeliano, unica sopravvissuta mentre i volontari Crocerossa cercano di salvarla. “Il film utilizza le autentiche registrazioni audio delle telefonate della bambina a loto e anche allo zio in Germania e alla madre a casa”.
Le altre registe in gara sono il premio Oscar Kathryn Bigelow con A House of Dynamite, che vede protagonisti Idris Elba e Rebecca Ferguson. Barbera non vuole sveare nulla della trama, ma lo descrive come “un film che lavora sulle paure più contemporanee legate all’uso insensato delle armi atomiche.”; l’ungherese Ildiko Enyedi con Silent Friend, “film in tre episodi ambientati nel 1908, 1972 e 2020 e girati su supporti diversi: 35mm, 16mm e digitale, che ruotano attorno all’idea che il mondo vegetale abbia influenza decisiva su esseri umani. Nel primo episodio c’è l’attore cinese Tony Leung Leone alla carriera, Lea Seydoux e un gigantesco ginkobiloga che in realtà è il vero protagonista”, dice Barbera; la francese Valérie Donzelli con A pied d’oeuvre “storia di un fotografo di successo che abbandona tutto per dedicarsi alla scrittura per sopravvivere, accettando lavori occasionali talvolta umilianti”; Mona Fastvold con The Testament of Ann Lee scritto con il marito Brady Corbet, premiato lo scorso anno con The Brutalist, Il film, che è girato nello stesso formato di The Brutalist in 70mm e dura due ore e mezzo, è una sorta di musical che riscostruisce l’esistenza fondatrice della setta religiosa del ‘700 degli Shaker, protagonista Amanda Seyfried”; e infine l’attrice Shu Qi, una delle più gradi attrici del cinema asiatico musa di Xiao Xien, con il suo esordio alla regia Girl, “un film sulla condizione femminile che attraversa più generazioni” e racconta le pressoni che la società cinese impone alle donne.
Fuochi d’artificio annunciati con Frankenstein di Guillermo Del Toro con Oscar Isaac, Jacob Elordi, Christoph Waltz, Mia Goth. Cast stellare, sarà “molto spettacolare: Netflix non ha lesinato sui mezzi a disposizione della fantasia di del Toro”, Father, Mother Sister, Brother di Jim Jarmusch, “finalmente a Venezia dopo che l’ha sempre spuntata Cannes: ma questa volta l’abbiamo spuntata noi”, ride Barbera. Il film, diviso in tre episodi, narra i rapporti famigliari con tenerezza e ironia ed è interpretato da Tom Waits, Adam Driver, Cate Blanchett, Charlotte Rampling e Vicky Krieps; Bugonia di Yorgos Lanthimos con Emma Stone (alla sua terza collaborazione con il regista greco), Jesse Plemons e Alicia Silverstone. È il remake di un film coreano del 2003 e “si presenta una come commedia fantascientifica, ma riserverà sorprese”.
Orphan di Laszlo Nemes, già autore del folgorante esordio Il figlio di Saul a Cannes e poi a Venezia con Tramonto (guarda la video recensione), ha girato “il suo film più personale tratto dai ricordi di suo padre. Ha rinunciato a quei lunghissimi estenuanti piani sequenza con cui girava i primi film, per scegliere la strada diritta e dura raccontando i giorni immediatamente successivi alla rivolta ungherese contro l’invasione comunista”
L’Etranger di Francois Ozon “affronta il romanzo "Lo straniero" di Camus dopo la versione di Luchino Visconti del 1977 Visconti con Mastroianni”; No Other Choice di Park Chan-wook, già a Venezia vent’anni fa con Lady Vendetta, “è tratto dal romanzo di Donald E. Westlake da cui Costa Gavras aveva già tratto Cacciatori di testa, e narra di un manager che ha perso il post e dopo due anni di disoccupazione decide di eliminare tutti i concorrenti nella scalata al posto cui aspira”. The Smashing Machine di Benny Safdie, questa volta senza il fratello, narra la storia di un campione di wrestling anni ’90 intrepretato da Dwayne Johnson accanto ad Emily Blunt. Completa la selezione The Sun Rises on Us All del regista cinese Shangjun Cai, già Leone d’argento con People Mountain People Sea, un melodramma sociale sui valori morali per chi vive in società cinese attuale.
FUORI CONCORSO
Il film di chiusura è Chien 51 di Cedric Jimenez, regista di film d’azione che si cimenta con un thriller adrenalinico e fantascientifico ambientato in una Parigi distopica, con Giles Lellouche, Adèle Exarchopoulos, Louis Garrel, Romain Duris e Valeria Bruni Tedeschi.
Qui i titoli italiani sono, a cominciare da After the Hunt “fuori concorso per scelta di Luca Guadagnino e di Amazon”, asserisce Barbera, “un film tutto americano girato a Londra e ambientato ina prestigiosa università americana, con un cast stellare capitanato da Julia Roberts (“per la prima volta sul tappeto rosso di Venezia”), con Ayo Edebiri, Andrew Garfield e Chloe Sevigny. Si prosegue con L’isola di Andrea di Antonio Capuano con Teresa Saponangelo e Vinicio Marchioni, il cui tema è “la guerra non dichiarata degli uomini alle donne con il pretesto della contesa di un figlio dopo la separazione”; poi Il maestro di Andrea Di Stefano con Pierfrancesco Favino, Dora Romano, Paolo Briguglia e Valentina Bellè, in cui Favino interpreta un maestro di tennis incapace cui è affidato un allievo promettente, interpretato dal giovanissimo Tiziano Menichelli che Barbera definisce “una rivelazione; La valle dei sorrisi di Paolo Strippoli con Michele Riondino, Romana Maggiora Vergano, Giulio Feltri e Paolo Pierobon, ambientato “in un paese di montagna che nasconde terribile segreto”; e infine l’opera prima Orfeo di Virgilio Villoresi, regista di videoclip e spot pubblicitari realizzati con tecniche artigianali di animazione: “Il film è tratto dal poema a fumetti omonimo di Dino Buzzati e interamente autoprodotto e autofinanziato contaminando riprese di studio e animazione grafica”. La valle dei sorrisi e Orfeo saranno i due film (italiani) di mezzanotte.
In qualche modo è italiano anche In the Hand of Dante, il viaggio nel tempo alla ricerca del manoscritto originale del capolavoro di Dante Alighieri diretto da Julian Schnabel girato in gran parte in Italia, con un cast che vede, accanto a Oscar Isaac, Gal Gadot, Gerard Butler, Al Pacino, John Malkovich, Martin Scorsese e Jason Momoa, anche i nostri Franco Nero e Sabrina Impacciatore. Al Pacino figura anche nel cast del ritorno alla regia di Gus Van Sant con Dead Man’s Wire, un thriller ispirato ad una vicenda reale con protagonista Bill Skarsgard nei panni del l’uomo che sequestrò il suo broker denunciando di essere stato truffato e pretendendo scuse.
Due i titoli italiani nella sezione Fuori Concorso Non Fiction: Ferdinando Scianna – Il fotografo dell’ombra di Roberto Andò, primo fotografo italiano ad essere ammesso all’agenzia Magnunm; I diari di Angela, terzo e ultimo capitolo de lavoro compiuto da Yervant Gianikian con la moglie Angela Ricci Lucchi scomparsa qualche anno fa.