| Titolo originale | A pied d'oeuvre |
| Anno | 2025 |
| Genere | Drammatico, |
| Produzione | Francia |
| Durata | 92 minuti |
| Regia di | Valérie Donzelli |
| Attori | Bastien Bouillon, André Marcon, Virginie Ledoyen, Claude Perron, Mike Bujoli Naëlle Dariya, Marie Rivière. |
| Tag | Da vedere 2025 |
| Distribuzione | Teodora Film |
| MYmonetro | 3,47 su 14 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 29 agosto 2025
Un fotografo di successo lascia tutto per dedicarsi alla scrittura e scopre la povertà. Il film è stato premiato a Venezia, In Italia al Box Office A pied d'oeuvre ha incassato nelle prime 4 settimane di programmazione 4,2 mila euro e 782 mila euro nel primo weekend.
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CONSIGLIATO SÌ
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All'età di quarantadue anni, Paul Marquet lascia il lavoro di fotografo, che ha assicurato a lungo il suo benessere e quello della sua famiglia, per fare lo scrittore. Rimasto single, si ritrova a fare i conti con la necessità di guadagnare il minimo per vivere, proteggendo però il tempo necessario alla scrittura, processo di per sé lento e incerto, per il quale non esiste una formula magica.
Ed è proprio di questo che parla il quinto lungometraggio di Valérie Donzelli, del fatto che non ci sono soluzioni win-win, per dirla con la lingua della presunta praticità: la libertà costa cara a chi non nasce privilegiato; fare quello che si ama, seguire la propria vocazione, anche se esclusivamente auto percepita, vuol dire rinunciare a moltissimo.
Attraverso la delicatezza dei tratti, dei gesti, della voce del suo protagonista assoluto, Bastien Bouillon, il film racconta che la povertà e la solitudine non sono condizioni romantiche ma dure.
Come lo è la fatica fisica, eppure il bisogno di porsi in ascolto di sé, la ricerca di un modo di essere nel mondo che ci appartenga e ci permetta di riconoscerci in quello che facciamo, sotto la marea di bisogni indotti e di diktat socialmente radicati, non è un lusso ma un'esigenza umanamente comprensibile, che può essere perfino pericoloso ignorare.
Lo strappo di Paul, come anticipa l'immagine iniziale del film, è un buco nella parete del produci-e-consuma: il personaggio si apre un varco e trova il coraggio di stare in quella zona di povertà che corrisponde alle cinque del pomeriggio, quando "fa buio ma non è ancora notte". Una storia che ruota attorno a un punto di rottura, dunque, e una fotografia del presente, scattata con gentilezza, ma crudamente a fuoco.
Donzelli, però, non fa soltanto della sociologia contemporanea e tra le pieghe del film parla anche del lavoro del romanziere, nel privato e nel pubblico, parla di cinema (scrivere un film non significa per forza arrivare a realizzarlo, portarlo in sala non significa incontrare il favore del pubblico, avere successo non significa avere garanzie per il futuro) e lascia alle immagini il racconto di un mondo che (appunto) non ha voce, quello dei tanti lavoratori precari in nero, per lo più immigrati, che si contendono le offerte di qualsiasi genere, in una continua ed emblematica asta al ribasso. Nei risvolti delle pieghe restano, nascosti ma intuibili, anche le ragioni della separazione di Paul dalla moglie, ruolo che la regista riserva per sé, in una posizione cruciale ma laterale, che rispecchia la scelta di non partire dalla propria vita, come ha fatto nei primi film, ma di portare in scena l'auto narrazione di qualcun altro (un uomo, per la prima volta), in questo caso Franck Courtès, autore del romanzo Gallimard "À pied d'oeuvre" che dà titolo e materia al film.
Come il libro di Paul/Courtès, il lavoro di Donzelli non vive di colpi di scena ma di una progressione episodica di cui possiamo misurare anche la lentezza e la banalità, in aperta antitesi con la logica del tutto e subito. La ricompensa emotiva arriva, misurata e pudica, in sintonia col resto del film.
Al giorno d'oggi, chi vuole scrivere deve prepararsi a fare la fame. Questa è l'idea - e il tabù infranto con delicatezza - dietro a un film semplice ma fiero, adattamento del romanzo autobiografico di Franck Courtès, uscito nel 2023. Franck (Bouillon) è un fotografo che ha lasciato una carriera di successo per dedicarsi alla scrittura. Riesce a pubblicare dei libri, ma l'apparente successo ha un prezzo: [...] Vai alla recensione »
Paul Marquet è un fotografo di un certo successo. O, meglio, lo era. Per assecondare la sua ambizione - il suo bisogno - di diventare scrittore, Paul rinuncia a un guadagno mensile che si aggirava intorno ai 3000 euro (ma in alcuni mesi poteva essere molto maggiore) per dedicarsi anima e corpo alla sua nuova vocazione. Ma se l'anima poteva accontentarsi dei 250 euro mensili erogati dalla casa editrice [...] Vai alla recensione »
Accade sovente che, nell'ambito di una programmazione festivaliera, i film si parlino fra loro ed emergano naturalmente punti di contatto tematici che fanno eco a uno spirito del tempo che il cinema si prende in carico di testimoniare. Così nello stesso giorno della 82esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica sono passate l'una di seguito all'altra nelle proiezioni per la stampa due opere, [...] Vai alla recensione »
Paul ha deciso di essere uno scrittore: non è solo un mestiere, è una questione identitaria. Per questo, quando la casa editrice gli comunica seccamente che i suoi libri non vendono abbastanza e che non gli forniranno ulteriori anticipi per il malinconico romanzo autobiografico a cui sta lavorando, lui non si arrende e si iscrive a una piattaforma dove ci si offre per lavoretti manuali.
A poco più di un anno dal suo precedente Il coraggio di Blanche, e dalla vittoria del César per il miglior adattamento, Valérie Donzelli arriva alla 82. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia per partecipare - per la prima volta - al concorso per il Leone d'Oro. Lo fa con À pied d'oeuvre, il suo settimo film, ancora una volta basato su un romanzo (quello omonimo, di Franck Courtès), [...] Vai alla recensione »
Fotografo affermato, quarantenne, francese, due figli da un matrimonio però finito male, una vita comunque agiata, Paul ha deciso di mollare la professione per dedicarsi completamente alla scrittura. Così ha scritto due libri, con un buon successo di critica, ma vende poco e sotto le cinquemila copie, gli dicono in casa editrice, l'editore, anche se nel suo caso si chiama Gallimard, ovvero un nome [...] Vai alla recensione »
Valérie Donzelli è un'autrice che sa misurarsi con le proprie scelte cinematografiche senza paura. Da La guerra è dichiarata in cui, come una maga un po' alchimista, trasformava il proprio vissuto in una narrazione di dolcezza e forza di vita, a quest'ultimo A pied d'oeuvre - che uscirà in Italia grazie a Teodora - col quale è per la prima volta in concorso alla Mostra confermando il suo talento di [...] Vai alla recensione »
Disoccupazione, in francese, si dice "chomage". Possiamo sceglierla come parola chiave della terza giornata del concorso veneziano. À pied d'uvre, di Valérie Donzelli, è francese a tutti gli effetti. L'attribuzione dell'altro titolo, Eojjeol suga eopda di Park Chan-wook, è più complicata. Il regista è coreano, il titolo significa "nessun'altra scelta" e la fonte è il romanzo The Ax dell'americano [...] Vai alla recensione »
Ieri due film in Concorso accomunati dallo stesso tema: la perdita del lavoro, una società che sfrutta, la precarietà economica, il futuro robotico in fabbrica. Valérie Donzelli è una regista francese, che si muove con una rispettabile sensibilità negli ambienti borghesi, a cominciare dal suo film più famoso: "La guerra è dichiarata" (2011). Ora con "À pied d'oeuvre" ("Al lavoro", nel senso di un impegno [...] Vai alla recensione »
È possibile scendere dalla giostra della spirale capitalista, decidere di lasciare il lavoro, la casa, l'ambizione del "lavoro pagato bene" e rimanere comunque a Parigi e così riconquistare il proprio tempo? È quello che cerca di fare Simon, il protagonista interpretato da Bastien Bouillon dell'ultimo film di Valérie Donzelli (tratto dall'omonimo libro di Frank Coutrès), ex fotografo che ha abbandonato [...] Vai alla recensione »
Non è solo un colpo di coda del realismo sociale, À pied d'oeuvre (titolo internazionale: At Work), settimo lungometraggio di finzione di Valérie Donzelli, in concorso a Venezia 82. E non è nemmeno l'ennesima variazione sul tema dell'artista in crisi che deve ritrovare se stesso attraverso una serie di prove esistenziali. Sarebbe riduttivo, oltre che miope, perché Donzelli (anche sceneggiatrice con [...] Vai alla recensione »
"Per farla breve. Ero un fotografo e ho mollato tutto per diventare scrittore. Ma rimanere scrittore è tutta un'altra storia". Esordisce così la voce fuori campo di Paul, che potrebbe anche essere l'attacco del romanzo che scriverà sulla sua esperienza come tuttofare sottopagato nella Parigi di oggi. Un romanzo proletario di meta-letteratura che è sostanzialmente il film che vediamo quindi, una mise [...] Vai alla recensione »
Si chiama A pied d'oeuvre, letteralmente al lavoro, il film che la regista francese Valérie Donzelli porta al Lido in Concorso Venezia 82. Tratto da una storia vera, A pied d'oeuvre racconta le vicende di Paul, un fotografo quarantaduenne che ha abbandonato la sua carriera di successo e la prospettiva di una vita agiata e senza preoccupazioni economiche per dedicarsi completamente - e liberamente - [...] Vai alla recensione »