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Ultimo aggiornamento venerdì 8 febbraio 2019
Ambientato a Budapest, nel periodo precedente la prima guerra mondiale, il racconto di formazione di una donna. In Italia al Box Office Tramonto ha incassato 22,6 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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Budapest, 1913. L'Europa austroungarica è all'apice del progresso e dello sviluppo tecnologico. La giovane Irisz Leiter, tornata nella capitale ungherese dopo gli anni spesi a Trieste a studiare come modista, vorrebbe lavorare nella leggendaria cappelleria dei suoi defunti genitori. Ha il nome e le abilità per farlo, ma il nuovo proprietario, il signor Brill, la respinge. Sono attesi ospiti reali e non vuole problemi. Irisz, però, non se ne va, specie dopo aver scoperto l'esistenza di un fratello, Kálmán, che vive nascosto per essere stato protagonista di un oscuro delitto. La ricerca di Kálmán la conduce nel cuore di tenebra di una civiltà sull'orlo della propria rovina.
Dagli inferi del campo di concentramento agli stucchi, i nastri, le perle e gli specchi della più raffinata eleganza mitteleuropea. Ma "dietro la bellezza di quei cappelli, si cela l'orrore del mondo", la vigilia della sanguinosissima prima guerra mondiale.
László Nemes, per il suo secondo e atteso lungometraggio, dopo il pluripremiato Il figlio di Saul, s'interroga sul suicidio dell'Europa all'inizio del secolo scorso, in un'epoca, quella odierna, di altrettanto pericolose tensioni, nemmeno così sotterranee. Non ha una risposta, dunque l'indagine avrà per strumento la macchina da presa, per soggetto la protagonista, per genere il mistery.
Il lavoro di Nemes ha un respiro romanzesco (non a caso Irisz Leiter è una giovane orfana) e un'impostazione visiva potente, cui si combina una regia virtuosa. Lo stile di Sunset non soltanto conferma ma replica quello del primo film: la scelta immersiva, il percorso labirintico, l'evocazione di un mondo che è tanto più efficace quanto più questo mondo viene celato alla vista, nascosto da pesanti tendaggi o dal buio complice della notte. E poi il lavoro sul sonoro: ricercato, esibito. Ma è un attimo che la virtù scolori nel virtuosismo. E Sunset, per quanto visivamente affascinante, non è esente da vizi e problematiche di questo tipo.
Se da una parte, infatti, lo stile di regia è giustificato dagli elementi di mistero del racconto, dall'altra parte accomuna strettamente questo secondo film al primo, finendo per mettere (letteralmente) sotto la stessa luce due orrori non comparabili. I fuochi delle fiaccole di Kálmán e compagni e quelli delle fornaci naziste non dovrebbero essere trattati allo stesso modo, non con i tratti pretenziosi e il gusto per lo spettacolo che l'opera seconda lascia trapelare, dietro la denuncia del marcio e della carneficina industriale a venire.
Come fanno i dialoghi, interamente fatti di domande che ricevono sempre e soltanto risposte evasive, il film nel suo complesso svicola abilmente, mascherando debolezze e ambiguità dietro uno stile raffinato e illusionista.
La storia del Novecento continua ad affascinare scrittori e registi, anche i più giovani. L’Europa austroungarica era nel massimo del suo splendore e Vienna sembrava essere la capitale indiscussa della cultura: Sigmond Freud per la psicoanalisi, Gustav Mahler per la musica, Arthur Schnitzler per la letteratura, Adolf Loos per l’architettura, Gustav Klimt ed Egon Schiele per [...] Vai alla recensione »
#Venezia75 - NAPZALLTA - Concorso - 1913. Budapest. Una modista torna nel luogo della sua infanzia e scopre di avere un fratello segreto. La ricerca non sembra dare frutti concreti e intorno alla ragazza la situazione sociale si fa incandescente. Cosa fare al mondo mentre tutto brucia ? Sembra questa la chiave di volta (parafrasando il titolo di Minervini) di un film magmatico e comunque coerente [...] Vai alla recensione »
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Il disastro kitsch di Tramonto ha fatto venire a molti dei dubbi retroattivi su quel film, importante e complesso, che era Il figlio di Saul. Un film che faceva fare un salto alla rappresentazione dell'irrappresentabile, che elaborava un dispositivo complesso, innovativo e (fin troppo?) immersivo per uscire dalle secche dell'opposizione tra "spettacolarizzare per non dimenticare" e "non ti farai alcuna [...] Vai alla recensione »
Uno spettro si aggira per l'Europa e prende la forma innocente di una elegante modista in Tramonto di Laszlo Nemes. Angelo sterminatore, nemesi storica, spirito del tempo, incede per tutta la durata del film rendendoci partecipi di eventi che stanno per accadere, in un'Europa di inizio Novecento. Siamo nel 1910, la Belle Epoque illumina la vita della Mitteleuropa, di Parigi, di Vienna e di Budapest, [...] Vai alla recensione »
Una cartolina. Prima la luce del sole, poi il buio, gradualmente. Un tramonto. Didascalia: Budapest, anni 10. La protagonista, in primo piano, è nascosta da un velo. Írisz. Come l'iride, che nel cinema restringe il campo visivo. Fa Leiter, di cognome, che significa "testa". I genitori erano i padroni di una rinomata cappelleria, in cui lei desiderebbe essere assunta.
Budapest, 1913. La giovane Irisz Leiter torna nella sua città natale, sfida il suo passato e impone il suo tempo. Insomma ci costringe a vivere in quella fatidica ora del giorno (o della Storia?) quando luce e buio s'impastano inesorabilmente creando nuove forme e nuovi paradigmi di visione: il tramonto, certo, ma di cosa? Andiamo con ordine. Irisz risponde a un'offerta di lavoro che la coinvolge in [...] Vai alla recensione »
Una giovane donna entra in un lussuoso negozio di cappelli, le commesse le vanno incontro per aiutarla nella scelta: lei però non è lì per comprare («Poteva dirlo prima», si lamenta la ragazza che si era precipitata da lei) ma per cercare un impiego e, allo stesso tempo, rivendicare un ruolo. Quando il proprietario le chiede come si chiama, lei risponde fiera: è Irisz Leiter, figlia dei fondatori dell'azien [...] Vai alla recensione »
Il suo secondo film l'ungherese László Nemes l'ha girato come il primo, Il figlio di Saul: pellicola 35mm, camera a mano incollata al personaggio principale, piani sequenza elaborati, confluenza nell'inquadratura di un fuoricampo brulicante di voci, rumori, persone, movimenti. Una forma che è già maniera ma che concettualizza la Storia e il suo divenire circolare e profetico.
Quando il cinema non è, come si è soliti pensarlo, un sogno che per due ore ti trasporta in un altro mondo, ma un risveglio dal torpore prosaico e inerte della vita reale e ti trasporta in un altro mondo sul quale hai fantasticato per anni, immaginandotelo in base agli indizi di una cultura avida di conoscerlo e bagnata della nostalgia di non averci mai vissuto personalmente: a questo fa pensare Napszállta [...] Vai alla recensione »
Dall'inferno dell'Olocausto, dalla fine dell'uomo, László Nemes fa un passo indietro e ci catapulta all'alba del Novecento, un attimo prima che il Vecchio Continente decidesse di suicidarsi. Ci riporta a Budapest, nel 1913, e si sofferma sulla giovane Irisz Leiter (Juli Jakab). Arriva nella capitale ungherese nutrendo la speranza di lavorare come modista nel leggendario negozio di cappelli un tempo [...] Vai alla recensione »