Tramonto

Anton Giulio Onofri

Quando il cinema non č, come si č soliti pensarlo, un sogno che per due ore ti trasporta in un altro mondo, ma un risveglio dal torpore prosaico e inerte della vita reale e ti trasporta in un altro mondo sul quale hai fantasticato per anni, immaginandotelo in base agli indizi di una cultura avida di conoscerlo e bagnata della nostalgia di non averci mai vissuto personalmente: a questo fa pensare Napszállta (Tramonto), dell'ungherese Laszlo Nemes. Il delicato passo dell'opera seconda, dopo lo sconvolgente Il figlio di Saul che a Cannes tre anni fasi portň a casa il Grand Prix della Giuria, porta a un esito, per chi scrive, ben piů che straordinario. [...]

di Anton Giulio Onofri, articolo completo (5913 caratteri spazi inclusi) su Close-Up 4 febbraio 2019