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Troisi&Martone: molecola... nucleare

Il regista porta alla Berlinale (e dal 23 febbraio nelle sale italiane) il documentario Laggiù qualcuno mi ama, il suo personale omaggio al cinema di Massimo Troisi nei giorni in cui l'attore avrebbe compiuto 70 anni.
di Pino Farinotti

venerdì 10 febbraio 2023 - Berlinale

Mario Martone ha realizzato il documentario Laggiù qualcuno mi ama, dove racconta Massimo Troisi. Il film, che parteciperà alla Berlinale, viene tutelato. Non l’ho visto, mi sono informato. Ma intendo sorpassarlo. Non c’è alcun dubbio che il film, per la qualità di chi narra e di chi è narrato, sia un’opera di grande suggestione e potenza e “affetto”

Il focus sarà sui due protagonisti. Per cominciare il titolo: evoca il film del 1956 con Paul Newman che fa il pugile Graziano, a suo tempo campione del mondo dei pesi medi. Alla fine Newman-Graziano, guarda in alto e dice “Lassù qualcuno mi ama”. “Lassù” è un sopramondo trascendente, “quaggiù” è un sottomondo. È Napoli. 

Promemoria utile. Napoli è stata conquistata e abitata da Greci, Bizantini, Romani. E poi, avanzando Normanni, Svevi e Angioini. E ancora Aragonesi, Spagnoli, Austriaci. Fino agli alleati durante la guerra. Quelli descritti da De Sica in Sciuscià e da Malaparte della “Pelle” dove la città si arrende e si prostituisce. È forse la città più occupata del mondo. È chiaro che nella genetica, nel carattere, nel sentimento e nella cultura di chi ci nasce qualcosa, per forza, si è radicato. E poi, e non sono dettagli, ecco la baia, il Vesuvio, quel mare, lì intorno le isole più belle del mondo.  

Troisi e Martone fanno parte di quel mondo. Non ho conosciuto Troisi, conosco la sua opera. Con Martone ho un rapporto. Ho scritto un tascabile sui suoi ultimi (capo)lavori, Qui rido io e Nostalgia

Martone sa firmare film da cinque stelle, dirigere opere alla Scala e drammi al Piccolo Teatro. Con cadenza annuale. Spesso ispirandosi alla letteratura. Segnali in quel senso: L’amore molesto da un romanzo di Elena Ferrante, L’odore del sangue da Goffredo Parise, Noi credevamo da Anna Banti. Naturalmente poi ci mette del suo perché sa scrivere, a fronte di tanti registi italiani che scrivono senza averne la vocazione. E sa anche “espatriare” come quando racconta Leopardi nel Giovane favoloso o il Risorgimento in Noi credevamo. È il cineasta più completo nel nostro panorama.

Massimo Troisi (1953-1994) possedeva un registro in più certo decisivo, era anche attore. Costruì sé stesso da giovanissimo, in teatro, col mimo, nel cabaret. Nel 1981 era pronto per il suo destino, così diresse Ricomincio da tre, un titolo che invase il cinema e ne mostrò possibilità fino allora adombrate. Si intravvedeva una comicità che ammiccava al surreale e al paradosso. Nasceva quel personaggio giovane e timido, non attrezzato ad affrontare le difficoltà della vita. Lo stile di Massimo era esclusivo, espressione, tanta, parole, poche. Come certi maestri storicizzati, Wilder, Allen, Monicelli, e non molti altri, sapeva coniugare ruoli comici con temi profondi. Sapeva toccare materie come le ideologie, il femminismo o le diversità, senza farsene accorgere. Non è poco.

Come sempre lo spazio non concede racconti lunghi. Ma le sintesi bastano a focalizzare il grande napoletano che comunque andò oltre quel gergo e quello scenario, come quando nel 1984 divise Non ci resta che piangere con Roberto Benigni. Erano due esuberanze quella napoletana e quella toscana. Una chimica che colloca quel film nella storia nobile del nostro cinema. 

Considero Il postino l’espressione più intensa di Troisi. Massimo fa Mario, un postino che riesce a fare amicizia con Pablo Neruda, in esilio in un’isola delle Eolie. Quando Neruda potrà tornare in patria Mario ne soffrirà. Troisi è riuscito, sulla sua pelle, a trasmettere gli stati d’animo del protagonista. Senza strafare, senza lunghi monologhi. Anche perché non ne aveva più la forza. Vederlo muoversi a piedi e in bicicletta, sapendo del suo cuore malato, fa una tenerezza infinita e struggente. Massimo non poté vedere il film. Morì nel sonno dopo la fine delle riprese. 

Troisi&Martone: molecola... nucleare.


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