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We Are Who We Are, guarda una scena del 1° episodio della serie ideata e diretta da Luca Guadagnino

Su MYmovies un estratto di 4 minuti della serie co-prodotta da Sky e HBO, inserita nella selezione virtuale della Quinzaine des Rèalisateurs di Cannes 2020 e da oggi disponibile su Sky e in streaming su NOW TV.
di Giorgio Crico

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venerdì 9 ottobre 2020 - Sky

Fraser si ferma a un chiosco mobile all’interno della base americana e chiede al venditore una birra. L’uomo, un italiano, gli chiede un documento d’identità per verificare che sia maggiorenne e il ragazzo finge di non averlo per non dover ammettere che è ancora distante dai ventun anni che negli USA sono necessari per comprare bevande alcoliche. A salvarlo dall’impaccio è però Britney, una dei non tantissimi ragazzi della stessa età di Fraser che vivono in quel micromondo dislocato a Chioggia: incuriosita dal nuovo arrivato, la giovane lo prende e lo porta al supermercato della base promettendogli quella birra che al chioschetto gli è stata rifiutata.

Mentre girano tra i corridoi, i due iniziano a conversare: Britney vuole sapere se Fraser è veramente di New York e cerca di carpirgli qualche informazione. Lui rimane molto sulle sue, si esprime con frasi brevissime e non si sbottona nemmeno un po’ mentre la sua nuova compagna d’avventura gli racconta di come ogni supermercato nelle basi americane sia costruito esattamente allo stesso modo in maniera tale che i militari e le loro famiglie ne traggano un certo senso di sicurezza. Ottenuta la birra e tornati all’aperto, la coppia continua a passeggiare per la base finché Britney, con l’astuzia, si fa dare dal ragazzo la sua carta d’identità rifiutandosi di ridargliela indietro.

Voltando i tacchi e iniziando a correre all’impazzata con in mano il documento del nuovo arrivato, Britney lo trascina su un autobus diretto alla spiaggia più vicina. Di fatto, seppur in maniera non proprio libera, è l’introduzione di Fraser ai suoi coetanei che popolano la base, i quali – dopo averlo intravisto nel corso del pomeriggio – lo squadrano con curiosità (e un po’ di sospetto) mentre l’autobus procede verso la spiaggia. Lui, dal canto suo, si rimette le cuffiette e torna a immergersi nella sua musica. Mentre Fraser si rinchiude nel suo mutismo, Danny e Craig, due dei ragazzi della base, si scambiano confidenze su Britney.

Composta di otto puntate, We Are Who We Are racconta quasi altrettante storie di persone differenti che hanno in comune la vita nella base militare di Chioggia. Da Fraser Wilson a Caitlin Poythress passando per Britney Orton o Jonathan Kritchevsky: ogni personaggio racchiude un microcosmo emozionale e relazionale complesso e, soprattutto, la voglia di buttar fuori quel che gli si agita dentro, in un tornado esistenziale in fondo al quale trovare semplicemente sé stessi.

Il denominatore comune di tutta la serie, la chiave di lettura che consente allo spettatore di decrittare tutto il percorso narrativo che Guadagnino traccia in We Are Who We Are è la voglia totalizzante e quasi contundente dei protagonisti di esprimersi, di urlare al mondo chi sono e che sono vivi, pronti a tutto pur di dimostrare a chiunque che esistono e, quasi, costringere tutti gli altri a riconoscerne la presenza – quando non direttamente l’essenza, portando il concetto all’estremo. «Non so quello che voglio ma so come ottenerlo» cantavano i Sex Pistols negli anni 70 ed è un concetto che si riflette benissimo negli stati d’animo tipici degli adolescenti, il cui mondo infantile di provenienza viene preso a picconate dalla transizione all’età adulta che stanno iniziando a vivere nonché dal loro stesso desiderio di costruire una personalità in cui si sentano comodi e si rispecchino, una personalità che in parte però già c’è e preme per venir fuori – come nel caso dei ragazzi della base americana di Chioggia.

Da qui, naturalmente, la spinta a cercare un modo di vivere, probabilmente un modo di esistere, che magari può essere in aperta antitesi rispetto ad alcuni modelli che si hanno. Ma non è semplice ribellione o, peggio, ribellismo: Guadagnino sottolinea con forza che la ricerca di senso che attraversano i suoi giovanissimi personaggi è il tentativo di porsi agli altri così come si è, con il desiderio di essere compresi e accolti da un lato ma, dall’altro, la voglia di non avere la benché minima paura del giudizio altrui - un sentimento pieno e profondo che può essere riassunto con l'acronimo del titolo, WAWWA. Un esperimento incerto, a volte goffo, spesso maldestro data l’età ma necessario per trovare l’identità che si desidera avere nella vita, quella in cui ci si riconosce e si vuole portare avanti per sempre in quanto essenza stessa della persona.

We Are Who We Are è la nuova serie Sky Original, scritta e diretta dal regista palermitano Luca Guadagnino, autore di opere molto apprezzate dalla critica internazionale tra cui Chiamami col tuo nome, premiato nel 2018 con l'Oscar. Alla sceneggiatura hanno collaborato anche Francesca ManieriSean Conway e il premio Strega Paolo Giordano mentre, tra gli interpreti, si segnalano tra gli altri Chloë Sevigny, Alice Braga e l’enfant prodige Jack Dylan Grazer.


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© foto di dYannis Drakoulidis


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