Advertisement
Ettore Scola, un autore che ha rifinito e sorpassato i generi

Un maestro italiano a cui il cinema deve molto. Ogni sabato su Più Compagnia un film del grande regista. 
ACQUISTA UN BIGLIETTO

di Pino Farinotti

giovedì 25 giugno 2020 - News

Inquadrare Ettore Scola (1931-2016) non è semplice, non basta inserirlo nel cartello dei generi, perché non solo li ha esplorati, ma ...rifiniti e sorpassati. Partirei con una sintesi che non può che essere impropria, per via dello spazio, ma credo che qualche indicazione la dia. A Scola si deve: rappresentazione della storia italiana attraverso modelli precisi, proletari, borghesi, intellettuali, comunque protagonisti emarginati e irrisolti; focus sulla crisi delle ideologie con attenzione particolare al disgregarsi dell’idea comunista  e all’inutilità astratta dell’intellighenzia; un registro di racconto che oscilla fra ironia, sarcasmo e tristezza e non riesce recuperare niente di buono neppure dal passato.

Flash: un segnale non banale arriva da certe ispirazioni. Se un autore contemporaneo si rifà a un maestro del passato significa che quel maestro qualcosa creato.

Sorrentino – è notorio e non lo nasconde- si rifà a Fellini; Gabriele Muccino, nel suo ultimo Gli anni più belli (guarda la video recensione) ha semplicemente ripreso C’eravamo tanto amati, di Scola. Considero quel titolo, Una giornata particolare e La famiglia, i momenti più alti per percorso del regista che, come Fellini era partito da Rimini per la conquista di Roma e del cinema, partì da Avellino con la stessa intenzione. Ebbe subito conoscenze e collaborazioni, di scrittura,  fortunate. Tre memorie: Un americano a Roma di Steno –la pastasciutta di Sordi- Il sorpasso e I mostri di Dino Risi. Nel 1964, 33enne firma la sua prima regia, Se permettete parliamo di donne. La parabola si conclude nel 2013 con Che strano chiamarsi Federico. I tre titoli citati sopra derivano dalla solita selezione cui sono costretto dallo spazio. Ma è difficile imbattersi in un’opera di Scola che non possegga qualità alta. 

Al regista appartiene uno stile figlio della scrittura: le sue indicazioni vivono attraverso i dialoghi. I sentimenti, la cultura, anche l’ideologia,  sono quasi sempre espressi in quella chiave che l’autore riesce a contenere in una sintesi comprensibile ed efficace. Senza astrazioni. Fanno testo i tre protagonisti di C’eravamo tanto amati (1974), Gianni (Gassman) Antonio (Manfredi), e Nicola (Satta Flores). Hanno fatto la guerra partigiana: Gianni è affascinante e talentuoso, avvocato, animo borghese, diventerà ricco, ma sarà infelice. Antonio è un infermiere comunista, generoso, fedele alla propria idea. Nicola è un intellettuale verboso, irrisolto, in polemica col mondo. Ascoltandoli capisci il pensiero di Scola. Alla fine della storia l’unico realizzato e (quasi) felice è il comunista, che si è preso anche Luciana (Stefania Sandrelli) contesa da tutti e tre. 

La famiglia (1987) è quello che si dice l’affresco di un Paese. Gassman, professore di lettere, racconta da bambino a nonno ottuagenario la vicenda della sua famiglia dall’inizio novecento. Il tutto senza uscire dall’appartamento, un interno totale, un cammerspiel in piena regola. Estraggo, nella chiave del discorso diretto, il confronto dialettico fra Gassman e Noiret, altro professore, sui residui diversi della guerra, persa dall’italiano, vinta dal francese. Ed è una colta retorica su fascismo, comunismo, futuro e destino. È “Scola”. 

Una giornata particolare è  un gioiello di storia, politica e “pittura fotografica”. Con quel trucco della cinecamera che entra, non si sa come, da una finestra. È la storia di una famiglia nel giorno della storica visita di Hitler a Roma, maggio 1938. Antonietta (Loren) incrocia Gabriele (Mastroianni) omosessuale. Il “particolare” sta, anche, nel breve rapporto, etero, fra i due. In quegli anni l’argomento era ancora delicato. La vocazione  all’affresco temporale del regista si esprime in Ballando ballando (1983). Lo scenario è una sala da ballo di Parigi dove, per mezzo secolo passa danzando la diversa umanità. 

Mario, Maria e Mario ( 1993) è un’esplicita cronaca politica: il contrasto insanabile fra un marito, Mario, adepto di Occhetto e Maria, allineata con Ingrao. Sopra citavo il “disgregarsi dell’idea comunista”. Brutti, sporchi e cattivi (1976) è una storia di miseria e di brutture, appunto. Che sia la metafora della politica e della non-cultura del Paese? Passione d’amore  (1981) sembrerebbe un esercizio anomalo dell’autore. Un giovane ufficiale deve scegliere fra due donne molto diverse. In realtà la scelta è più complessa.

Ettore Scola va seguito, fa parte di quel cinema quando eravamo davvero bravi e ispiravamo il movimento di tutti i Paesi.    

Fino al 25 giugno ogni sabato alle 21.00 sulla piattaforma Più Compagnia un film del grande regista. 


ACQUISTA UN BIGLIETTO

{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati