Anno | 1983 |
Genere | Commedia |
Produzione | Italia |
Durata | 112 minuti |
Regia di | Ettore Scola |
Attori | Christophe Allwright, Aziz Arbia, Marc Berman, Monica Scattini . |
MYmonetro | 2,90 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 5 marzo 2014
Il mutamento del costume e della società visti attraverso una sala da ballo alla periferia di Parigi. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, ha vinto 4 David di Donatello, Il film è stato premiato al Festival di Berlino,
CONSIGLIATO SÌ
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1983. Donne ed uomini entrano separatamente in una sala da ballo della periferia parigina. Hanno inizio le danze precedute dalla ricerca dei partner. Con un flashback si passa al 1936 e nello stesso locale si succederanno persone e situazioni scandite dagli anni (1940/1945/1956/1968) per poi tornare al presente.
Scola gira un film che per voglia di sperimentare potrebbe essere paragonato al suo Trevico-Torino ... Viaggio nel Fiat-Nam di dieci anni antecedente. Non perché i temi siano gli stessi, ovviamente, ma perché identica è la spinta di ricerca verso un modo di fare cinema che sia innovativo ma non sterile. La fonte di ispirazione è uno spettacolo del 1980 del Théâtre du Campagnol. Il passaggio dal palcoscenico allo schermo non era privo di rischi perché tutta la capacità di coinvolgimento è data dalla musica e dalle performance fisico-mimiche degli attori e se a teatro sussiste una forma di interazione tra pubblico e interpreti questa al cinema si perde.
Scola riesce però a fare delle canzoni e dei brani musicali (in gran parte francesi per collocazione delle vicende e per esigenze di coproduzione) l'elemento di contatto con il pubblico più vasto a cui propone non solo in viaggio nel tempo ma una riflessione sul rapporto tra la vita di ognuno e i grandi sommovimenti storico-sociali. Dalla Francia colta il giorno della vittoria del Fronte Popolare si passa alla Seconda Guerra Mondiale per poi giungere alla liberazione a cui faranno seguito la guerra in Indocina, il conflitto in Algeria e i tempi del Maggio. Il tutto attraverso il ballo e l'unità di luogo di una sala che si trasforma per accogliere apparentemente nuove, ma in gran parte ritornanti, esigenze e passioni. Scola non manca di inserire omaggi al cinema (da Gabin alle riviste come "Cinévie") ma è all'inizio e alla fine del film in cui dichiara ciò che più gli sta a cuore: la profonda tristezza per la solitudine esistenziale che attanaglia la vita dei suoi contemporanei.
Quei volti e quei gesti che il cinema può cogliere in dettaglio testimoniano di una sorta di coazione a ripetere di sguardi, avvicinamenti, corteggiamenti privi di qualsiasi vitalità in cui ognuno è ripiegato su se stesso e cerca di sopravvivere al proprio vuoto interiore. Alcuni dei bravissimi attori si trasformano così in personaggi che ricordano (pur conservando una loro originalità) quelli dell'amico Federico (Fellini).
E' un film senza dialogli, non muto ,né finto muto,ma con un fondo musicale fatto di notissimi brani che servono a scandire le varie epoche storiche e lo scorrere del tempo . Il film inizia come finisce ( è una scelta voluta dal regista un suo tratto stilistico); Una serie di personaggi, prima donne poi uomini, si presenta in una sala da ballo, sfilando davanti allo specchio che ne svela i vezzi, [...] Vai alla recensione »
Nel Mondo nuovo Ettore Scola ci ha detto di uomini che facevano la Storia anche se non erano tutti né Re, né filosofi, né politici. Nella Giornata particolare, invece, ci aveva detto di uomini che la Storia la subivano soltanto, anche se il loro “privato” non ve li coinvolgeva direttamente. Adesso, con Le Bal, ci dice di uomini cui la Storia passa vicino, mutandone i costumi, i gesti, persino le facce, [...] Vai alla recensione »