Il commovente ritratto di una generazione che Muccino sa mettere a fuoco con una compiutezza senza uguali. Recensione di Paola Casella, legge Matteo Berardinelli.
di A cura della redazione
Roma, primi anni '80. Giulio, Paolo e Riccardo hanno 16 anni e tutta la vita davanti. Al trio si unisce Gemma, di cui Paolo è perdutamente innamorato. I quattro dovranno sopravvivere a vari eventi, personali e storici.
Lo stile registico è 100% Muccino. Il che, nella prima parte del film, è quasi letale: i giovani attori, benché molto bravi, sono spinti a recitare costantemente sopra le righe. Ma dopo la prima mezz'ora il film trova un'identità che si smarca dai cliché. Il merito è certamente degli attori, ma anche di una regia che riesce a contenere i propri "difetti fatali". A differenza del personaggio di Gemma, i personaggi maschili sono ben scritti e delineano una generazione.
E alla fine ci si commuove profondamente, si riflette su dove siamo e perché, e su quali siano "le cose belle" cui stare attaccati quando il mondo intorno ci tradisce.
In occasione dell'uscita al cinema de Gli anni più belli, Matteo Berardinelli interpreta la recensione di Paola Casella.