giovedì 16 gennaio 2020 - Festival
30+1: dopo i festeggiamenti del trentennale dell'anno scorso, il Trieste Film Festival, diretto da Fabrizio Grosoli e Nicoletta Romeo, si tuffa in un nuovo decennio, facendo tesoro della propria storia (iniziata alla vigilia della caduta del Muro di Berlino) ma allo stesso tempo rimettendosi in gioco con la freschezza di una nuova prima volta. Il giro di boa è compiuto, adesso si continua a nuotare "sincronizzando" - proprio come fanno le campionesse della Triestina Nuoto nella sigla firmata da Thanos Anastopoulos - le anime del festival, tra omaggi e scommesse, azzardo e memoria.
Mai così numerosi come quest'anno, i "maestri" si affacciano sin dall'apertura, affidata all'anteprima italiana del nuovo film di un autentico mito della storia del cinema, Terrence Malick: girato interamente in Europa, La vita nascosta - Hidden Life (presentato in concorso all'ultimo Festival di Cannes, e nelle nostre sale dal 9 aprile) racconta la storia vera di Franz Jägerstätter, un contadino austriaco che - richiamato alle armi durante la Seconda guerra mondiale - rifiutò di giurare fedeltà a Hitler, e per questo fu condannato a morte nell'agosto del 1943.
A chiudere il festival sarà invece Corneliu Porumboiu, uno dei nomi più eccentrici emersi dalle file del cosiddetto "nuovo cinema rumeno": ambientato tra Bucarest e le Canarie, il suo La gomera - L'isola dei fischi (prossimamente nelle sale italiane con Valmyn) è un noir insolito e sorprendente, che reinventa tutti gli archetipi del genere (il poliziotto corrotto, la femme fatale irresistibile) con un gusto e un umorismo personalissimi. Il regista terrà una masterclass aperte.
Nucleo centrale del programma si confermano i tre concorsi internazionali dedicati a lungometraggi, cortometraggi e documentari: a decretare i vincitori, ancora una volta, sarà il pubblico del festival.
Undici i film, tutti in anteprima italiana, che compongono il Concorso internazionale lungometraggi. La (im)mobilità sociale dell'Europa di oggi, fatta di migranti economici che attraversano il continente, è tra i temi centrali: dalla Brexit vissuta sulla propria pelle dai protagonisti bulgari di Cat in the Wall di Mina Mileva e Vesela Kazakova, già in concorso a Locarno, a Che sia fatta luce di Marko Škop, dove un muratore slovacco di ritorno a casa dalla Germania scopre l'affiliazione del figlio ad un gruppo paramilitare; e ancora l'Oleg di Juris Kursietis, macellaio lettone che a Bruxelles cerca un buon salario e trova la criminalità polacca; altrove la prospettiva è più intima, persino "spietatamente" intima, come dimostra Ivana la Terribile in cui la regista e attrice Ivana Mladenovic mette in scena - e in gioco - le proprie vere fragilità, e i sentimenti sono al centro anche dell'emozionante trittico amoroso del serbo Asimmetria di Maša Neškovic, del viaggio di un padre e un figlio in lutto nel bulgaro Il padre di Kristina Grozeva e Petar Valchanov, del matrimonio giunto (forse) al capolinea in Mostri. del rumeno Marius Olteanu, dell'amore clandestino raccontato dalla russa Larisa Sadilova in Once in Trubchevsk, del dolore vissuto da un intero villaggio per la scomparsa di Oroslan, girato dallo sloveno Matjaž Ivanišin. Per finire, due grandi ritratti femminili: Lillian dell'austriaco Andreas Horvath, il lungo viaggio di un'emigrante bloccata a New York per tornare in Russia, un road movie - liberamente ispirato alla straordinaria storia vera di Lillian Alling - che si fa cronaca di una lenta sparizione; e Zana di Antoneta Kastrati, che nel Kosovo di oggi riflette sui traumi della guerra e su una società patriarcale che ancora condiziona pesantemente la libertà delle donne.
VAI ALLO SPECIALE DEL FESTIVAL
CONTINUA A LEGGERE
Molte anche le proposte Fuori concorso, spesso all'insegna del genere: due "polar", il crepuscolare Heidi di Catalin Mitulescu, l'ultimo caso di un agente alla vigilia della pensione che nella periferia di Bucarest deve trovare due prostitute disposte a testimoniare in un caso di mafia, e il corale Rounds di Stephan Komandarev, che intreccia le storie di tre squadre di polizia di pattuglia nella notte di Sofia. Due commedie: l'italiano Paradise - Una nuova vita di Davide Del Degan (presto nelle sale distribuito da Fandango), dove un errore burocratico riunisce tra le nevi del Friuli, con esiti inattesi e paradossali, un testimone di giustizia sotto protezione e il killer di mafia contro cui ha testimoniato; e la prima "commedia zombie" balcanica, The Last Serb in Croatia di Predrag Licina; infine, due opere prime: Storie dai boschi di castagne di Gregor Božic, che mescola suggestioni letterarie (Cechov e le fiabe della Slavia veneta) e fascinazione per luoghi dimenticati (le Valli del Natisone, al confine tra l'Italia e l'odierna Slovenia), e My Thoughts Are Silent dell'ucraino Antonio Lukic, che si muove tra dramma e commedia per raccontare l'ultima chance del giovane Vadym di lasciarsi alle spalle tutto e trasferirsi in Canada.
Tra gli Eventi Speciali trovano posto - oltre ai citati La vita nascosta - Hidden Life e La Gomera - L'isola dei fischi - altri quattro titoli, a cominciare dall'anteprima internazionale di (Nie)Znajomi di Tadeusz Sliwa, remake polacco di Perfetti sconosciuti (guarda la video recensione), che accompagnerà la consegna alla protagonista Kasia Smutniak dell'EASTERN STAR AWARD, il premio che ogni anno segnala una personalità del mondo del cinema che con il suo lavoro ha contribuito a gettare un ponte tra l'Europa dell'est e dell'ovest.
Tre gli omaggi inseriti tra gli eventi speciali: la proiezione di L'uomo che bruciava i cadaveri permette di mostrare il capolavoro di Juraj Herz, tratto dal romanzo di Ladislav Fuks e restaurato dalla Cineteca di Praga. Un mix di horror, thriller, studio psicologico e dark comedy che non lasciò "indifferenti" le autorità filosovietiche, tanto da guadagnarsi una messa al bando durata dal 1969 al 1989. E con un altro film a lungo proibito in patria, W.R. - I misteri dell'organismo,in ricordo a un anno dalla scomparsa di Dušan Makavejev, tra i più influenti cineasti della cosiddetta "Onda nera" jugoslava. Mentre con La notte di San Lorenzo di Paolo e Vittorio Taviani (nella versione restaurata nel 2018 in collaborazione tra CSC-Cineteca Nazionale e Istituto Luce-Cinecittà) si saluterà Omero Antonutti, uno straordinario interprete che ha accompagnato tante stagioni del cinema italiano (l'ultima apparizione nell'Hammamet (guarda la video recensione) di Gianni Amelio appena uscito nelle sale) ed europeo (e qui la memoria corre alla collaborazione con l'Angelopoulos di Alessandro il Grande).
Prosegue inoltre la collaborazione del Festival con il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), che a Trieste premierà Il traditore (guarda la video recensione) di Marco Bellocchio come miglior film italiano del 2019 (alla presenza del regista), e Parasite (guarda la video recensione) di Bong Joon-ho come miglior film internazionale. Il Concorso internazionale Documentari propone nove titoli, tra anteprime italiane e internazionali. Mentre saranno due quelli presentati fuori concorso: Il dono di Giuliano Fratini, viaggio nel borgo di San Gregorio da Sassola, sulle tracce dell'esilio italiano di Andrej Tarkovskij; e Vittorio Vidali - Io non sono quello che fui di Giampaolo Penco, che ripercorre il Novecento per cercare di comporre il ritratto di un personaggio inafferrabile.
L'ultimo concorso è quello dedicato ai quattordici i cortometraggi, in competizione per aggiudicarsi il Premio TsFF Corti, con l'Italia rappresentata da Destino di Bonifacio Angius.
Sezioni collaterali quelle invece di Art&Sound, che propone quest'anno quattro titoli in anteprima (più un evento speciale), e quella dedicata al Premio Corso Salani 2020, che presenta cinque film italiani completati nel corso del 2019 e ancora in attesa di distribuzione.
Nel decennale della scomparsa, inoltre, il Trieste Film Festival vuole dedicare un ricordo speciale a Corso Salani, riproponendo, nella versione restaurata per l'occasione dalla Cinémathèque Suisse di Losanna a trent'anni dall'uscita, due tra le sue prime opere da regista, Voci d'Europa e Eugen Si Ramona.
Con Fellini EastWest il TsFF partecipa alle celebrazioni di FELLINI 100 promosse dal Mibact. E lo fa - non poteva essere altrimenti - con una prospettiva che guarda "da est" al genio di Federico Fellini. Un omaggio, certo, ma anche un contributo alla conoscenza di aspetti ancora poco indagati (incredibile a dirsi, trattandosi di uno degli autori più "studiati" della storia del cinema).