Fred Astaire raccontato dai film, dagli amici e dagli artisti.
di Pino Farinotti
In Spettacolo di varietà Fred Astaire è Tony Hunter, cioè se stesso. Era il 1953, non faceva un film da cinque anni, per molte ragioni, una era la morte del figlio. Vincente Minnelli lo convinse a rientrare. Il soggetto: Tony viene richiamato a Broadway da un guru del teatro classico che intende affidargli la parte di protagonista nel Faust. Dunque niente di più lontano dal musical tradizionale. Tutti lo incoraggiano, lo stimolano "Tony Hunter nuova maniera... riavrai il successo di prima..." Diligentemente Tony&Fred sta al gioco, ma non è proprio il suo genere. Viene continuamente corretto, deve ripetere, la prima ballerina lo tratta con sufficienza. Finché sbotta: "Non sono Nijinsky, e nemmeno Marlon Brando, ma ho divertito tanta gente, mi pare.... buonanotte". E lascia il set. Astaire era Astaire, un "reale", perché cambiarlo?
Nel Miglio verde un detenuto, condannato a morte, chiede di vedere Fred Astaire. Lo guarda ballare Night and Day con Ginger Rogers. Dice "sono due angeli".
Clifton Webb è "mister Belvedere" il personaggio della fortunata serie degli anni cinquanta. È un genio, sa fare tutto, artista, chirurgo, scrittore, docente, proprio tutto. In una sequenza balla, benissimo, con Maureen O'Hara. Lei gli chiede "Da chi ha imparato, da Fred Astaire?" "No" risponde "sono stato il suo maestro". Fred, c'entrava sempre. In C'era una volta Hollywood, che racconta la storia dei musical della Metro Godwyn Mayer, Gene Kelly parla di Astaire: "È stato il più grande in tutti i generi in cui si è impegnato". E lancia la sequenza in cui i due ballarono insieme in Ziegfeld Follies: uno spettacolo, inutile dirlo. I due erano grandi amici, ma al pubblico piaceva vederli antagonisti. Chi stava con Kelly, non alto, atletico e chi con Astaire, un disegno sottile, un'animazione di gran classe.