Orso d'oro alla carriera al Festival di Berlino, è il momento d'oro del regista tedesco.
di Mauro Gervasini
Wim Wenders, è il suo momento. Orso d'oro alla carriera al Festival di Berlino, dove ha presentato fuori concorso il nuovo lungometraggio a soggetto Every Thing Will Be Fine con James Franco, Charlotte Gainsbourg e Rachel McAdams. Grande successo del penultimo film, Il sale della terra, documentario dedicato a Juliano Ribeiro Salgado.
Partiamo da Salgado, o meglio dalla fotografia. Wenders non ha mai nascosto di esserne attratto, a volte anzi pare più interessato alle immagini fisse che non a quelle in movimento. Per questo vale la pena andare a Villa Panza, Varese, per vedere la sua mostra fotografica Wim Wenders. America, 34 scatti che vanno dal periodo immediatamente successivo a L'amico americano (1977) fino al 2003. Sono due i film che tracciano l'orizzonte degli eventi dell'autore nella sua scoperta "fotografica" degli Stati Uniti d'America. Paris, Texas (1984) e Non bussare alla mia porta (2005). Alcune fotografie sono quasi studi di location delle due opere, separate dal tempo ma unite da un'uniformità spaziale e spirituale. Il primo, Paris, Texas, insieme a Il cielo sopra Berlino (1987) viene riproposto in sala (il 18 febbraio Il cielo sopra Berlino e il 25 Paris, Texas) in versione digitale restaurata da Ripley's Film e Nexo Digital. Conviene però fare un salto in avanti e concentrarsi su Non bussare alla mia porta, peraltro ingiustamente più sottovalutato del film con Harry Dean Stanton e Nastassja Kinski.
L'ultimo titolo americano di Wim Wenders è un'odissea esistenziale plasmata sul carattere e sul corpo dello scrittore protagonista Sam Shepard, (sceneggiatore anche di Paris, Texas; non è un caso). Un maturo attore di film western scappa dal set, raggiunge la madre che non vede da vent'anni e poi va a Butte, una cittadina del Montana dove abbandonò una donna, Jessica Lange, e un figlio, ora ventenne. Li cerca, li trova, ovviamente non lo accolgono a braccia aperte. Sulle sue tracce, nel frattempo, un implacabile agente dell'assicurazione impersonato da Tim Roth, mandato dagli studios per far "tornare a casa" l'irrequieto cowboy. In Non bussare alla mia porta temi come la solitudine, l'egoismo, la ricerca seppur tardiva del calore familiare, ma anche la redenzione "laica" attraverso il riconoscimento del figlio e il desiderio di continuare insieme un pezzo di cammino, sono rappresentati nel loro costante confronto con l'ambiente. È il grande paesaggio americano, nonché la rilettura dello spazio e degli spazi attraverso l'opera di un pittore come Edward Hopper, alla cui "luce" il regista e il direttore della fotografia Franz Lustig si sono ispirati. Il passato con il quale fare tardivamente i conti e l'immutabilità dello spazio sono già argomenti di Paris, Texas, narrativamente affrontati da Shepard come in una specie di western dell'anima, ma da un punto di vista estetico rarefatti da Wenders e dal suo straordinario "occhio" di allora, il fotografo Robby Müller. Paris, Texas segna anche la prima magica collaborazione tra il regista tedesco e il musicista Ry Cooder, che poi porterà al "docublockbuster" Buena Vista Social Club (1999). Cooder in Non bussare alla mia porta è degnamente sostituito dal grande T-Bone Burnett.
Un legame, quello con la musica americana, che attraversa anche gli scatti della mostra di Villa Panza, immagini capaci di richiamare suoni e silenzi, quelli dei deserti e delle stanze abbandonate. Il Wenders fotografo privilegia le nature morte, gli ambienti senza personaggi, se non immortalati in una staticità quasi esanime che viene direttamente da Hopper. Vale la pena immergersi nei suoi 34 scatti per dare un senso anche alle visioni: Paris, Texas e Non bussare alla mia porta come viaggi (uno iniziatico, l'altro di commiato) in un immaginario dall'inesauribile potenza evocatrice.