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La politica degli autori: James Gray

Un autore a diretto contatto con la Storia.
di Mauro Gervasini

In foto il regista James Gray con Joaquin Phoenix.
James Gray (55 anni) 14 aprile 1969, New York City (New York - USA) - Ariete.

mercoledì 22 maggio 2013 - Approfondimenti

Con uno di quei corto circuiti mentali che sono propri dei cinefili un po' estremi, abbiamo sempre pensato che James Gray, classe 1969, uno dei pochi veri "autori" americani contemporanei, coltivasse le medesime ambizioni di Michael Cimino. Lasciare la propria impronta su un cinema "bigger than life", potente da un punto di vista visivo ma solido narrativamente, esteticamente moderno ma fedele a un'idea classica del racconto. Naturalmente è la scelta dei temi a rendere ambiziosa l'opera di un simile cineasta. Gray si immerge in drammi corali a diretto contatto con la Storia, quella americana (che include tutte le declinazioni del "sogno", come appunto in Cimino) e quella di chi ha invece una diversa cultura di derivazione, come la comunità ucraina di Little Odessa (a sua volta segnata dalla matrice ebraica del patriarca Maximilian Schell) formidabile esordio del 1994, alle due sorelle migranti polacche di The Immigrant, presentato questi giorni in concorso al Festival di Cannes. Una, Ewa, interpretata dalla sempre più brava e magnetica Marion Cotillard, cade nelle spire dell'aguzzino prosseneta Joaquin Phoenix, in una dickensiana New York del 1920. Il fatto che il solo a poterla salvare sia un mago illusionista (Jeremy Renner) la dice lunga sulla concretezza del sogno.

Patriarchi, matriarche (Isabella Rossellini in Two Lovers), fratelli, sorelle, zii e cugini (James Caan e Phoenix in The Yards). L'idea di famiglia come centro propulsore della società, nucleo di una comunità, vacilla sotto il peso di passioni incontrollabili e di compromessi morali. In The Yards (2000) e I padroni della notte (2007) siamo travolti da apocalissi noir. Nel primo film il giovane Mark Wahlberg esce di prigione deciso a rigare dritto ma il lavoro che gli propone lo zio agli scali ferroviari prevede illegalità a manetta, e il ragazzo dovrà farsene carico tragicamente. La storia è in parte autobiografica perché lo "scandalo degli scali" negli anni 80 a New York coinvolse il padre del regista. Si capisce quindi perché sia così scostante e febbrile un film riscritto e rimontato più volte, respinto clamorosamente dal pubblico. Dopo sei anni di purgatorio, Gray riesce a tornare dietro la macchina da presa con I padroni della notte, poliziesco duro e puro con toni tragici tra Shakespeare e Dmytryk (La lancia che uccide). Un patriarca sbirro, Robert Duvall, e due figli: uno, poliziotto a sua volta, interpretato da Wahlberg; l'altro, pecora nera fiancheggiatore della mafia russa, è invece Joaquin Phoenix. Sarà il secondo a trovare la strada per uscire dalla loro lunga notte.

Senza mezze misure, Gray sembra voler cambiare completamente registro con Two Lovers (2008) per molti il suo capolavoro. Un melodramma apparentemente minimale con al centro un giovane, ancora Phoenix, tornato a vivere con i genitori dopo aver tentato il suicidio. Sulla sua strada due donne, una più misteriosa dalla quale è attratto, l'altra apparentemente più solare che matura per lui un forte sentimento. Ma le dinamiche si scompigliano, e la storia d'amore acquista una crudezza inedita. Se il titolo può far pensare a una commediola sentimentale, in verità Gray rilegge a modo suo "Le notti bianche" di Dostoevskij e il risultato è ancora una volta più grande della vita.

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