•  
  •  
  •  
Apri le opzioni

Michael Cimino

Michael Cimino è un regista, produttore, scrittore, sceneggiatore, è nato il 3 febbraio 1939 a New York City, New York (USA) ed è morto il 2 luglio 2016 all'età di 77 anni a Los Angeles, California (USA).
Nel 1979 ha ricevuto il premio come miglior regia al Premio Oscar per il film Il cacciatore.

Il regista maledetto della New Hollywood

A cura di Fabio Secchi Frau

Regista, sceneggiatore, produttore e scrittore americano. Ebbe tutto Michael Cimino per diventare Michael Cimino. Ebbe il coraggio, i sogni, quel suo essere un visionario in un esclusivo ambiente cinematografico. Grazie a Il cacciatore, che trattava della guerra del Vietnam, fu il simbolo della New Hollywood negli Anni Settanta, assieme a Francis Ford Coppola, Oliver Stone, Martin Scorsese. Poi l'incubo. Uno strepitoso film, I cancelli del cielo, che non venne apprezzato dalla critica e dal pubblico. La voce corse più in fretta di quanto corse lui. Il western, che affondava le sue polverose radici nei miti dei pionieri americani, fece fallire la United Artists e, da allora, Cimino venne considerato "il regista maledetto", così come lo fu Erich von Stroheim nei decenni precedenti. La sua storia d'amore con gli Studios hollywoodiani terminò. Ma lui continuò a realizzare pellicole, in nome della gloria che lo abbracciò anni prima, fino a lasciare tutto e a diventare un emozionato grande vecchio che tutti veneravano.
Le sue star non erano certo belle, pensate a Christopher Walken, ma avevano un carisma davvero speciale. Lui usò ogni minima loro sfumatura recitativa a favore del film. Film che affrontavano temi sociali importanti, toccavano i problemi delle classi lavoratrici e regalavano forti emozioni. Talvolta, più semplici di quel che potevano sembrare (il rapporto padre e figlio, il rapporto con la natura come espressione di noi stessi, il matrimonio, la distribuzione delle ricchezze, la violenza tutta Made in Usa). Un uomo eccezionale che amò il cinema di genere quando non era fine a se stesso e privilegiava storie personali, quelle che rendevano speciale una pellicola. Lottò senza tregua per tornare dietro a una cinepresa, ma la sua carriera rimase violata dalle ripercussioni del suo primo e maestoso insuccesso, perseguitandolo agli occhi di un'intera comunità, anche a tanti anni di distanza. Per i reduci della Seconda Guerra Mondiale, quei veterani fedeli alla bandiera stelle e strisce, non fu altro che un omuncolo che aveva pisciato sul Sogno Americano. Per la comunità americana di nuova generazione, fu un razzista. Per quella italoamericana, un autore superficiale che aveva fatto sembrare un criminale un eroe da fumetto. Cimino, però, incassava e proseguiva. Strinse i denti finché poté, non abbassò mai la guardia. Tutto pur di consegnarci le ultime scaglie del suo cinema. Un cinema impossibile da replicare per padronanza di genere e che lo misero comunque fra i più grandi cineasti della Storia del Cinema.

Studi e gli inizi come regista di spot
Michael Cimino nacque il 3 febbraio 1939 a New York, negli Stati Uniti, da una famiglia italoamericana. Cresciuto fra la Grande Mela e Old Westbury, a Long Island, una volta entrato a scuola, venne da subito indicato come un bambino prodigio. I signori Cimino prospettarono quindi un futuro luminosissimo per il figlio, che però, nonostante le sue grandi capacità intuitive e intellettive, preferì passare gran parte del suo tempo con gli altri bambini del quartiere. Fattore che fu spesso oggetto di numerose liti tra lui e i genitori. Sensibilissimo alla pittura, si laureò in Belle Arti nel 1961, specializzandosi nel 1963. Nel mezzo, entrò nell'esercito come riserva. Un'esperienza che gli fu molto utile quando si trovò a raccontare storie di uomini d'armi sul grande schermo. Dopo la laurea, trovò lavoro in un'agenzia pubblicitaria come regista. Lì, incontrò la direttrice commerciale Joann Carrelli, anche lei italoamericana, che diventò la sua compagna.

Le prime sceneggiature
Dopo aver diretto tanti spot pubblicitari, decise di scrivere qualcosa di suo e, nel 1972, mise giù una sceneggiatura di genere fantascientifico dal titolo "Silent Running", che verrà poi realizzata dal direttore degli effetti speciali di 2001 - Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, Douglas Trumbull. Per questo motivo, in Italia, il film verrà distribuito con il titolo 2002: la seconda odissea. Si trattava della prima opera di fantascienza a stampo ecologico. Dopo il boom del genere, grazie a pellicole come 2022: i sopravvissuti e la saga di Guerre Stellari, Cimino riuscì a mettere piede a Hollywood. Numerose furono le proposte degli Studios, ma lui ne scelse solo una: scrivere Una "44 magnum" per l'ispettore Callaghan, che verrà diretto da Ted Post. Grazie a questo film, ben interpretato da Clint Eastwood, Cimino ottenne i finanziamenti per il suo primo lungometraggio da regista. Chi fu il benefattore che credette in lui? Lo stesso Eastwood.

Una calibro 20 per lo specialista
Così, nel 1974, Cimino diresse per la prima volta l'attore americano in un action-road movie degno di questo nome, Una calibro 20 per lo specialista, oltretutto accoppiandolo in maniera vincente a un giovanissimo Jeff Bridges. Si nota già qui il gusto tutto personale per un certo lato tragicomico della vita, accostato alla secca violenza dei personaggi, in contrasto con dei paesaggi naturali magnificamente ripresi. Eppure, tutto il suo stile è ancora in fase embrionale. Manca una più decisa analisi psicologica dei personaggi a discapito di un plot fatto di fuggiasche ricostruzioni di una banda per un furto con scasso che vale milioni. Manca la vera e disturbante irruenza dei protagonisti che squarcia lo spettatore.
Il film ha un discreto successo che, nel tempo, è destinato a crescere. Ma la notizia migliore fu che Cimino ebbe finalmente tutto ciò che gli serviva per realizzare il suo film più ambizioso: Il cacciatore. Della durata di più di tre ore, Il cacciatore fu uno dei primi film a trattare della guerra del Vietnam, un soggetto fino ad allora ignorato dal cinema americano. I nefasti effetti che quel conflitto produsse sulla mente di quei giovani soldati, partiti per "liberare" un paese dal "nemico", vennero messi in luce assieme alla prima mancata abitudine degli Stati Uniti a perdere una guerra, oltretutto pubblicamente e segnando un totale fallimento delle loro azioni politiche sotto gli occhi severi di tutto il mondo. Il film entrò nella Storia grazie alla scena della roulette russa, il climax di violenza più alto che il film riuscì a toccare. Uscito nel 1978, incontrò da subito un immenso successo della critica e del pubblico, tanto da essere candidato all'Oscar e da vincere cinque statuette, fra le quali Miglior Film e Miglior Regista. Crudo e crudele, drammatico eppure affascinante, di uno sconvolgente realismo maturo eppure scevro da qualsiasi j'accuse politico, fu l'incarnazione in formato kolossal della devastazione psico-fisica che le terribili guerre, assieme alle loro molteplici forme di violenza, portano. Forse, ancora più aspre a causa del contrasto con le sequenze di pace.

Il flop con I cancelli del cielo
Forte di questi altissimi traguardi, ottenne dalla United Artists il controllo totale sul suo prossimo film, un western dal titolo I cancelli del cielo. Ma i tempi di realizzazione della pellicola furono troppo lunghi e i costi troppo faraonici (44 milioni di dollari), tanto che il budget superò ogni previsione. L'anteprima del film fu disastrosa. Il pubblico non lo scelse e I cancelli del cielo venne ritirato solo dopo una settimana. Una nuova versione, considerevolmente tagliata in sede di montaggio, fu presentata sei mesi dopo, ma senza suscitare entusiasmi.
Il flop portò la United Artist alla bancarotta e cominciò a essere considerato un film maledetto, alla stregua di Rapacità di Erich von Stroheim. E infatti, esattamente come Rapacità, anche I cancelli del cielo fu riabilitato a opera d'arte assoluta, solo dopo molti anni. E dire che per questo film, rinunciò a Re per una notte, che andò a Scorsese. Troppi dietrofont creativi, incidenti sul set, esplosioni di creatività che spinsero il cast a improvvise e ingestibili accelerazioni sul lavoro, lo condannarono all'esilio lavorativo. Eppure, dentro quel grande film c'era di tutto, a partire dalle luminose carrellate interrotte solo da intensi primi piani o primissimi piani, passando per il realismo spinto (per la sequenza a Wallace ci impiegò tre mesi e mille comparse, 90 coppie di cavalli e un treno), il confronto con un pezzo di Storia vista sotto una particolare angolatura, l'epopea di una nazione che non ha miti se non quelli creati da uomini qualunque.

L'anno del dragone
Da qui in poi, sarà indicato da tutta Hollywood come "l'affossatore" o il "becchino" della New Hollywood, ma Cimino non ci pensa e firma per due adattamenti cinematografici. Il primo è L'anno del dragone (1980), tratto da un romanzo di Robert Daley e prodotto da Dino De Laurentiis. Mickey Rourke, che è decisamente il volto più appetibile di quegli anni, recita il ruolo del protagonista, un detective urbano un po' retro, irascibile, testardo e con metodi non convenzionali che si trova a combattere contro una ultra-violenta mafia cinese. Il ritmo c'è, ben mantenuto assieme alla tensione e l'isteria, ma malgrado il film abbia molte delle qualità tipiche del cinema ciminiano, un certo piacere per il crepuscolo dell'uomo e l'esplosione dell'aggressività umana, l'accoglienza sarà tiepida. Oliver Stone, che collaborò con Cimino alla scrittura della storia, non comprenderà mai le numerose critiche a loro giuste per aver ritratto così negativamente e in maniera così razzista la comunità asiatica.
Diversamente, andrà in Europa, dove verrà addirittura candidato al César come miglior film straniero. De Laurentiis però vide ancora un grande regista in Cimino e gli propose di lavorare ancora insieme, magari firmando l'adattamento cinematografico del racconto criminale di Truman Capote "Handcarved Coffins", contenuto all'interno del libro "Music for Chameleons", ma Cimino rifiutò. Accettò però di aiutare alcun suoi cari amici nel loro lavoro, collaborando con Stuart Rosenberg per Il papa di Greenwich Village (1984) e con John Irvin per I mastini della guerra (1980), correggendo e apportando alcune modifiche alle loro sceneggiature. Tra questi progetti, firmò per dirigere Footloose, ma il produttore Daniel Melnick lo redarguì: se avesse osato anche solo andare di un centesimo oltre il budget sarebbe stato licenziato. Quando però Cimino lesse lo script, lo trovò ridicolo e chiese a Melnick di poterlo riscrivere per la cifra di 250 mila dollari. Come promesso, Melnick lo licenziò e al suo posto assunse Herbert Ross. Rifiutò, invece, la regia di Il Bounty (1984), non sentendolo nelle sue corde.

Il siciliano
Nel 1987, Cimino realizzò un adattamento dell'omonimo romanzo di Mario Puzo "Il siciliano". La biografia di Salvatore Giuliano, che aveva già ispirato il cineasta italiano Francesco Rosi, venne però presentata in due versioni, una per il mercato europeo e uno per quello americano. Purtroppo, però, i risultati non furono quelli che Cimino sperava e il film ebbe un labile eco mediatico, nonché classificato come opera minore. Qualcuno scrisse che fu a causa di un Christopher Lambert assolutamente non adatto a vestire i panni di un italiano. Qualcun altro affermava che il Cimino regista era stato oscurato. In realtà, la presenza di Cimino fu fortissima per gli occhi che sapevano distinguerla.

Ore disperate e Verso il sole
Nel 1990, arrivò Ore disperate, remake di un film realizzato da William Wyler nel 1955. Anche in questo caso, il film non sembrò colpire pubblico e critica e, nel 1996, Cimino cercò di realizzare quello che si rivelò poi essere il suo ultimo lungometraggio: Verso il sole. Recitato dalla stella nascente Woody Harrelson, Verso il sole partecipò al Festival di Cannes, ma la sua uscita nelle sale è praticamente in sordina.
Se da una parte abbiamo uno degli migliori amici del regista, Mickey Rourke, tornare a quell'aria da gentiluomo garbato e cinico, anche quando è un criminale, dall'altra abbiamo nuova creta in grado di essere plasmata. Ma quale sia la migliore materia tra l'uno e l'altro, difficile a dirsi. Di mezzo ci va Cimino, che viene additato come ambizioso, come un autore sbagliato, come un sopravvalutato regista americano che ha perduto ogni dono o talento per il gusto del cinema che fa fracasso, ridondante, carico di sesso e sadismo, puramente di consumo.

Lo scrittore
Da quel momento in poi, Cimino si allontanò dalla macchina da presa e si concentrò, invece, sulla scrittura. Nel 2001, pubblicò il suo primo romanzo "Big Jane", ottenendo il premio letterario Lucien Barrière.

Ultimi bagliori e progetti irrealizzati
Nel 2007, a sorpresa, realizzò un segmento del film corale A ciascuno il suo cinema, realizzato in occasione dei 60 anni del Festival di Cannes. No Translation Needed fu la sua ultima piccola opera audio-visiva. Sebbene infatti Cimino ebbe in testa svariati progetti, non riuscì a trovare finanziatori in grado di sostenere il peso delle sue opere. Essere un regista maledetto per Hollywood, gli rovinò la carriera e lasciò che future opere, come la trasposizione del romanzo "La condizione umana" di André Malraux (nel quale cast avrebbe voluto Johnny Depp, Daniel Day-Lewis, John Malkovich, Uma Thurman e Alain Delon), un nuovo adattamento di "La fonte meravigliosa" di Ayn Rand (il primo fu di King Vidor nel 1949), la biopic di Fëdor Dostoevskij e un nuovo "Delitto e castigo" prodotti da Carlo Ponti, le biopics di Frank Costello (che leggenda vuole sia diventato comunque un film con la sua sceneggiatura nel 1991 con il titolo L'impero del crimine), del ribelle irlandese Michael Collins e della cantante Janis Joplin, "Conquering Horse" (che sarebbe stata una saga generazionale sulla storia dei Sioux con autentici dialoghi in lingua pellerossa sottotitolati in inglese), la trasposizione del romanzo "The Yellow Jersey" (che aveva destato l'interesse di Dustin Hoffman), uno script su "Purple Lake" di Raymond Carver, rimanessero sogni irrealizzabili. «Le etichette mi hanno bloccato. Sono stato trattato come un omofobo per Una calibro 20 per lo specialista, un fascista per Il cacciatore, un razzista per L'anno del Dragone, un marxista per I cancelli del cielo, un violento per Ore disperate».

La morte
L'incompreso Michael Cimino morì il 2 luglio 2016. Il suo corpo sarà infatti ritrovato senza vita nella sua casa di Los Angeles. Tanto odiato in America, tanto amato oltreconfine, dove fu un idolo. Raramente, si è vista una costante e febbrile tenacia nel vivisezionare l'American Dream. Disse: «Fare un film è una guerra che ti obbliga a combattere anche se non ne avresti voglia. E per vincerle, certe battaglie, occorre una grande sicurezza nei propri mezzi».

Ultimi film

Drammatico, (USA - 1996), 120 min.
Poliziesco, (USA - 1990), 100 min.
Avventura, (USA - 1987), 121 min.
Drammatico, (USA - 1985), 136 min.
Western, (USA - 1980), 216 min.
Drammatico, (USA - 1978), 183 min.
Vai alla home di MYmovies.it »
Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | Serie TV | Dvd | Stasera in Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | TROVASTREAMING
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati