Siculo vero
Quando si dice caratterista: Murgia è stato uno dei più grandi. Mario Monicelli, che lo ha trovato in un ristorante a lavare i piatti ne ha fatto un divo, sì, non è un paradosso, così come non è un paradosso, che il più puro siciliano del cinema fosse nato a Oristano. Se si parla di caratteristi italiani posso citare un Mario Castellani, o un Carletto Romano, gente perfetta per i ruoli di spalla, facce che il normale frequentatore di sale riconosceva vedendole. Ma se tu citi "ferribotte", sono in molti che dicono "sì Tiberio Murgia". Parlo del tempo in cui esistevano i caratteristi, l'affermazione non è solo mia, è anche di Monicelli. E parlo del tempo in cui il nostro cinema prendeva gli attori dalla strada. Naturalmente se a scoprirti è Monicelli parti davvero col piede giusto. La piccola leggenda vuole che, per il casting de I soliti ignoti, si presentassero nove siciliani veri e Murgia. Opponendosi al produttore Franco Cristaldi, il regista volle assolutamente quell'ometto piccolo che sembrava una caricatura di siciliano, ci avrebbe pensato il cinema a farlo diventare siculo vero.

Sgangherata
Nel film Murgia-ferribotte è uno dei componenti della banda sgangherata che invece di rubare una cassaforte, ruba un piatto di pasta e ceci. Ha una sorella bellissima, Claudia Cardinale, anche lei all'esordio, nel ruolo di Carmela. In quel film "ferribotte" con quel suo tono di orgoglio e di preconcetto popolare, insomma di caricatura, pronuncia un paio di frasi che fanno parte dell'irresistibile e sgangherata memoria del cinema. Quando Renato Salvatori, innamorato di Carmela va a bussare alla porta, Murgia dice alla sorella "Cammela, componiti" e lei risponde "composta sono". La saggezza di cui ho detto gli fa pronunciare una filastrocca irresistibile, sempre in quel film: "femmina piccante prendila per amante, femmina cuciniera prendila per mugliera". Va detto che quelle frasi le scrivevano Age e Scarpelli. Dunque un film d'esordio diretto da Monicelli, scritto (anche) da Age e Scarpelli, con compagni di lavoro che si chiamavano Gassman, Mastroianni e Salvatori era una partenza fortunata ma pericolosa. Il pericolo era quella di credere di essere uno di loro. Un'ambizione che era costata cara a personaggi come Lamberto Maggiorani (Ladri di biciclette) e Francesco Golisano (Miracolo a Milano), protagonisti di titoli leggendari, che non riuscirono più a rientrare nei ranghi della vita normale, uscire dal sogno. Ma per Murgia non è stato così, è stato "uno di loro", nel suo piccolo, naturalmente. Ha coltivato e perfezionato quel personaggio, magari con delle varianti.

Caricatura
Uno che lavora in oltre 150 film, pur essendo fedele alla stessa caricatura, non può che migliorare, e nel tempo Murgia è diventato un attore credibile. Voglio ricordarlo nella Grande guerra, di Monicelli, dove accanto al milanese Gassman, al romano Sordi, non poteva mancare il siciliano Murgia, nel ruolo del soldato Nicotra, che muore all'ultimo momento perché si espone esultando per la ritirata degli austriaci. Voglio ricordare, in quel film, un altro "carattere", un altro Tiberio, Mitri, il campione dei pesi medi che aveva sfidato Jake La Motta, che faceva il soldato veneto. Murgia si è "consolidato" lavorando accanto a un'altra falsa siciliana, Monica Vitti (La ragazza con la pistola) rifacendo ancora Ferribotte ne I soliti ignoti vent'anni dopo. Il suo ultimo ruolo è stato vicino a un'altra reduce del nostro grande cinema, Sandra Milo, in Chi nasce tonto, di tre anni fa.

Come spesso mi accade in questi casi, e trattandosi di qualcuno che faceva film negli anni cinquanta e sessanta cioè in uno dei nostri momenti eroici, non posso che concludere "ci mancherà".