Laureato in Giurisprudenza, nel decennio 1930-40 si dedicò ad un'intensa attività di scrittore e di giornalista, rivolgendo la sua attenzione anche al cinema, quale direttore di Cinema illustrazione e collaboratore di riviste specializzate; nel 1942 iniziò a lavorare anche come sceneggiatore. Nel dopoguerra il suo interesse per il cinema si accrebbe; infatti, pur continuando la sua attività di scrittore e di giornalista, tenne fino alla morte una intelligente e piacevolissima rubrica fissa su L'Europeo, nella quale, in veste di critico, commentava con sensibilità e arguzia i più significativi avvenimenti e personaggi del mondo del cinema. Tra i film più importanti a cui collaborò vanno ricordati Carosello napoletano (1954, Ettore Giannini), e L'oro di Napoli (1954, Vittorio De Sica), tratto dal suo libro omonimo, una raccolta di racconti d'argomento napoletano. Scrittore fine e sensibile, caratterizzato da una piacevole, ma non superficiale scorrevolezza, incline ad accenti grotteschi e satirici, ma con spiccato senso del buon gusto e della misura, Marotta contribuì in modo significativo alla nascita e all'affermazione di un cinema «napoletano» di classe. In quest'ottica, egli si inserì felicemente nel filone del così detto «neorealismo rosa», che si andava affermando negli anni Cinquanta, e ne mise in luce gli aspetti più genuini e profondi, prima che si perdesse l'autentica attenzione per le classi più umili, per i loro problemi e i loro valori e prima che la spontaneità popolare degenerasse in volgarità fine a se stessa.