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Gaspar Noé

Gaspar Noé. Data di nascita 27 dicembre 1963 a Buenos Aires (Argentina). Gaspar Noé ha oggi 60 anni ed è del segno zodiacale Capricorno.

L'estremo

A cura di Fabio Secchi Frau

Ritornare. Ritornare sempre e comunque con film più incendiari, impressionanti e anche irritanti. Gaspar Noé fa sempre quello che esattamente ti aspetteresti da lui. In una sola parola: l'estremo. L'estremo inteso non come spazio fisico o posizione concettuale, ma come sentimento che, nelle sue incursioni sul grande schermo, riempie notti infernali e acidi incubi, cercando di affascinare, ma riuscendo (per la critica) solo ad annoiare e innervosire.
Le potremo chiamare "provocazioni emotive", sessualmente esplicite anche quando parlano di disperati amori perduti. Finora, non c'è stata un'eccezione. Anzi, ha sottolineato il suo credo anche per bocca di uno dei suoi personaggi, quel Murphy (Karl Glusman) che in Love proclama: "I film dovrebbero riguardare sangue, sperma e lacrime".
Non abbassa i toni neanche quando si tratta di lavori antologici, ispirati a titoli come Paris je t'aime e New York, I Love You. Anzi, li accentua incredibilmente, anche a rischio di essere biasimato per l'impoverità sensibilità e per l'iperindividualismo di un regista che ha creduto, forse troppo presto, di essere arrivato.
Questo è il veloce e sporco Gaspar Noé che, nella sua filmografia, parla di LSD e voguers parigini, di spettri e di musica house, sadicamente, visceralmente e in pieno conflitto con pubblico e critica.

Lo stile registico e le lacune narrative
Non c'è una natura improvvisata dietro il suo occhio. Sceglie con cura le inquadrature e i movimenti di camera per ogni tipo di sequenza, col fine di amplificare al massimo stati di paranoia e aggressività. Le frammenta o le unisce a seconda dell'azione, stilizzando e torcendo corpi, scenografie e luci. Ma fa cilecca puntualmente nel corpo a corpo con le parole, quando cioè spreca progressioni in insistenti punti poco importanti della trama, o quando fa evolvere nel senso sbagliato l'inquietante linearità di una storia, indebolendo gradualmente i personaggi che dimagriscono nella loro sostanza fino a sparire.
Il potere dei film di Noé è, quindi, per lo più legato a esperimenti sensoriali. Ma quando la parte visiva avanza e quella relativa ai contenuti rimane bloccata in un limbo, cosa fare? E se quel limbo man mano che il film procede diventa un controverso caos orgiastico, che accade allo spettatore? Semplicemente, egli vive la proiezione come una sorta di horror allucinato, amando e odiando ogni espediente che carichi i frame di tensione, eros e disperazione, perchè lo porta via da un sicuro impaludamento nella poltrona.

Influenze cinematografiche
Stanley Kubrick e Gerald Kargl sono stati per lui una grande influenza. La violenza dei loro film si è riversata all'interno dei suoi titoli diventandone pilastro fondamentale o impronta. Ma se per Kargl il sopruso era massima espressione della realtà e per Kubrick invece era proprio e distruttivo dell'uomo, per Noé è fine a se stesso. Esplicito nel fisico, ma raramente nutrito da malcontento e da odio, anzi perpetratore di se medesimo. Lettura che non convince pienamente la critica mondiale, che guarda a questo controverso regista argentino come a un autore poco emblematico che cerca di calcare il pedale del facile trauma e della brutalità d'immagini, per scatenare grandi polemiche. Polemiche senza le quali non passerebbe mai nei Festival e senza le quali non si parlerebbe di lui.
Amato od odiato, questo è Gaspar Noé. Forma e visualità, crudo realismo, personaggi rozzi in scene intollerabili. Un assemblaggio che avviene tramite ellissi narrative e angoli di ripresa aberranti e inquadrature imprecise ma con composizioni pulite e simmetriche.

Esordi
Figlio del pittore, scrittore e intellettuale argentino Luis Felipe Noé, Gaspar Noé emigra in Francia e inizia la sua carriera di regista firmando i cortometraggi Tintarella di luna (1985) e Pulpe amère (1987). Sarà però con Carne (1991) che vincerà il premio della Settimana Internazionale della Critica al Festival di Cannes.

Il primo lungometraggio
Passerà ai lungometraggi ben dieci anni più tardi, con Seul contre tous (1998). Pellicola abbastanza anonima nella quale farà rispuntare proprio il protagonista di Carne: un macellaio parigino senza nome. Non è un esordio felice. Nonostante la buona estetica della pellicola, nessuno sembra essere rimasto colpito dalla sua opera.

Lo scandaloso Irréversible
Così, nel 2002, ci riprova. Stavolta, però, centra il bersaglio. La notorietà, che fino ad allora era dietro l'angolo, finalmente gli va incontro. Ma non è una notorietà dovuta all'aver creato un capolavoro cinematografico: Irréversible non è una pietra miliare della Settima Arte. Tutt'altro. Sul titolo piovono severissime critiche negative. E ciò che fa scalpore, in quella storia di una donna violentata che verrà vendicata dal fidanzato e dal suo ex marito, è il tasso di sesso così esplicito. Malgrado dimostri di conoscere ampiamente la professione e sia indirizzato nella creazione di scene da un naturale e innegabile senso artistico, la critica è severa ed etichetta il film come un goffo tentativo di emulare Stanley Kubrick e i suoi Eyes Wide Shut e Arancia Meccanica.
Infatti, se il Maestro dirigeva la vera coppia Nicole Kidman-Tom Cruise, Noé lo scimmiotta con Monica Bellucci e Vincent Cassel; e affronta con troppo compiacente realismo l'orrore che penetra duramente nella serenità di coppia. E lo scopo di tale realismo non è certo quello di aprire un altissimo dibattito sulle forme legittime e illegittime di violenza (lezione tanto cara al biondo Drugo Alex), ma quello di sconvolgere gli spettatori. Uno scandalo a tavolino, dunque, che gioca con una fotografia buia, un ritmo concitato e frenetico e lunghi piani sequenza che indugiano voyeuristicamente su stupri e nude intimità. Le accuse sono tante: furbo cinismo, interesse a farsi pubblicità piuttosto che valorizzare l'arte cinematografica, l'uso di una filosofia spicciola, una sceneggiatura insignificante e colma di luoghi comuni. Qualcuno gli consiglierà addirittura di leggere le opere di André Bazine e di ravvedersi prima che sia troppo tardi. Chiaramente, non accadrà.

I film collettivi
Nel 2008, decide di fare un altro tipo di esperienza e si unisce ad autori come Mira Nair, Gus Van Sant, Jane Campion e Wim Wenders (ma anche ad attori passati dietro la macchina da presa come Gael García Bernal) per il lavoro di gruppo 8, dando il suo contributo con l'episodio SIDA. Purtroppo, non riesce a emergere, ma non lascerà neanche che questa rimanga la sua unica sperimentazione collettiva. Nel 2012, parteciperà entusiasticamente a 7 Days in Havana con Ritual, storia di una studentessa afro-cubana lesbica costretta a subire un rito di purificazione. Per quanto affettuoso possa essere il suo omaggio a L'Avana, in tanti non apprezzeranno la sua performance narrativa, etichettandola come ostica, barbosa e antipatica. Il connubio Africa e Castrismo, insomma, non piace.

Il melodramma psichedelico
Presuntuoso, invece, è l'aggettivo che verrà usato maggiormente nei confronti del suo terzo lungometraggio: Enter the Void (2009). Lui lo aveva definito un "melodramma psichedelico", perchè tratta di una vicenda post-mortem, avvinta da estasi angoscianti, che gioca tra piano onirico e cosciente e mixa la cronologia della storia. Ma la descrizione del legame fraterno al centro di tutto, forte come il sesso, la droga, la musica techno e la skyline di Tokyo convince pochissimo. L'arcano fascino della capitale del Giappone, l'adrenalina insita nei suoi luoghi (fossero anche locali a luci rosse) e quei piani sequenza effettuati dall'alto, che si lanciano in costanti sviluppi spaziali, nulla possono contro quel senso di superiorità rispetto a chi realmente è Gaspar Noé . Si intravede, nella ricerca di una massima dilatazione di ricostruzione familiare, l'opinione eccessiva delle proprie doti e delle proprie capacità. Un compiacimento che, secondo alcuni, è al limite di una masturbatoria superbia. Tutte le suggestioni e la grande eleganza visiva di Enter the Void, insomma, vengono consumate sul letto della sontuosa ostentazione. Ciò che doveva essere un ambiguo racconto di corruzione e immoralità, in un momento che tutti reputerebbero come ascetico come quello del trapasso, diventa una bozza banale ed forzatamente scioccante a livello erotico (c'è la soggettiva di una vagina).

Altri film
I sentieri della trasgressione, però, non sono ancora finiti. Nel 2015, arriva Love con la riproduzione di una nuova storia d'amore, quella tra Murphy ed Electra, dissoltasi tra eccessi ed errori. Si cambierà totalmente registro con Climax (2018) su dei giovani ballerini di street dance che, ritrovatisi in una scuola abbandonata per provare, bevono una speciale sangria che li farà cadere vittime di nevrosi e psicosi. A seguire arriverà Lux Æterna (2019).

Videoclip
Noé ha diretto anche numerosi videoclip. Tra questi, "Protège-moi" dei Placebo, che sarà censurato per il suo contenuto e "Insanely Cheerful" della band francese Bone Fiction. Sarà anche l'autore della copertina dell'album di debutto di Sky Ferreira "Night Time, My Time".

Ultimi film

Drammatico, (Francia - 2019), 50 min.
Drammatico, Thriller - (Francia - 2018), 90 min.
Drammatico, (USA - 2015), 130 min.

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venerdì 7 giugno 2019
Fabio Secchi Frau

Ritornare. Ritornare sempre e comunque con film più incendiari, impressionanti e anche irritanti. Gaspar Noé fa sempre quello che esattamente ti aspetteresti da lui. In una sola parola: l'estremo. L'estremo inteso non come spazio fisico o posizione concettuale, ma come sentimento che, nelle sue incursioni sul grande schermo, riempie notti infernali e acidi incubi, cercando di affascinare, ma riuscendo (per la critica) solo ad annoiare e innervosire

News

Il regista prosegue nella sua missione di stupire lo spettatore con Climax. Dal 13 giugno al cinema.
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