Marcos e la moglie Laura, in attesa di un figlio, raggiungono il fratello di Marcos, Salvador, nel cuore delle isolate e innevate montagne della Patagonia in seguito alla morte del padre, per convincerlo a firmare l'atto di vendita del terreno che hanno ereditato. Il ricavato servirebbe anche a pagare le cure della loro sorella Sabrina. Salvador però è un uomo apparentemente irragionevole, che in realtà scopriremo avere ottime ragioni per covare rancore verso il fratello.

Mi pareva interessante raccontare la storia di due fratelli che tornano a incontrarsi dopo che sono passati molti anni dalla tragedia famigliare che li separò. Sono diventati due persone molto diverse: uno ha vissuto sempre in montagna senza curarsi di cosa pensa la gente, l'altro invece si è civilizzato. Volevo che il testimone del protagonista passasse da un personaggio all'altro, prima Marcos poi Salvador e infine Laura, che è quella che lentamente assorbe questa famiglia e le loro problematiche.

Girato sui Pirenei, è l'opera seconda di Martin Hodara che come regista aveva collaborato con l'attore Ricardo Darín a La señal del 2007. Proprio all'ottimo Darín, noto al pubblico italiano per Storie pazzesche e Il segreto dei suoi occhi, si affida di nuovo per il ruolo silenzioso e minaccioso di Salvador, mentre la parte di suo fratello Marcos è affidata a Leonardo Sbaraglia, a sua volta visto in Storie pazzesche e su Netflix in L'altro fratello. Laura è invece interpretata da Laia Costa, resa famosa da Victoria di Sebastian Schipper. Il trio di attori qui è isolato in una baita nella foresta e assediato dagli spettri di una tragedia passata, visualizzati da alcuni flashback inseriti con efficaci movimenti di macchina da presa nel flusso del racconto presente. Il peso di quella tragedia è davvero nerissimo come evoca il titolo e non lascia scampo nemmeno a Laura.