Film documentari azzeri

Nell'Azerbaigian rurale una madre accoglie il figlio, che è il regista stesso, tornato a casa dopo otto anni di assenza. Nel lento ritmo della vita di campagna, le loro conversazioni personali e filosofiche permeate da una certa autoironia, sono interrotte da silenzi e pause riflessive.

Una madre aspetta il ritorno del figlio seduta nella sua casa immersa in campagna. Fuori scorre il tempo delle stagioni e quanto il figlio arriva e i cachi sono maturi il mondo con le sue questioni rientra nella sua vita.

Il film riguarda il destino difficile della delegazione - guidata dal presidente del Parlamento Alimardan Topchubashov - inviata dalla Repubblica democratica dell'Azerbaigian in una missione alla Conferenza di Parigi di Pasqua del gennaio 1919.

Un giovane vaga tra le rovine di quella che potrebbe essere la sua casa d'infanzia. I ricordi si susseguono, quelli dei suoi giorni di scuola, di persone care ormai lontane, di cose meravigliose, d'indifferenza e di sconfitta. Il nuovo capolavoro del cineasta azero sul tema del rapporto con la madre, del ritorno al villaggio natio e del tempo ritrovato.

Il documentario offre uno sguardo sulla vita, la cultura e le tradizioni delle minoranze etniche in Azerbaigian. Ciò che principalmente emerge nel lavoro è la grande tolleranza dell'Azerbaigian, e l'uguaglianza di tutti i cittadini, indipendentemente dalla religione e dalla nazionalità. Ogni breve storia racconta chiaramente che, nonostante il susseguirsi delle generazioni, nessuno dei gruppi etnici ha cambiato le proprie abitudini, tradizioni, lingua, religione ma, al contrario, li tutela, tramandandoli di generazione in generazione.

Il documentario, dedicato al centesimo anniversario della Repubblica Democratica dell'Azerbaigian e realizzato con il supporto della Fondazione Heydar Aliyev, mette in luce gli ultimi giorni della travagliata storia della Prima Repubblica e racconta in quali difficili condizioni il Governo dovette prendere la decisione finale. La sceneggiatura del film è fondata su documenti d'archivio riservati o non investigati prima. Nel film si racconta la battaglia impari e disperata, ma allo stesso momento decisa e coraggiosa, fino all'ultimo momento, dei fondatori della Repubblica contro i nemici dell'indipendenza, le truppe di occupazione e i loro sostenitori interni.

Il Nagorno Karabakh è un'enclave armena che da decenni si trova in conflitto con l'Azerbaigian. È sul teatro di questo scontro, tra le trincee dei soldati, le esercitazioni, gli spazi montuosi e i deserti, che il film di Vandeweerd diventa altro: una riflessione poetica e malinconica sull'idea di eternità, tempo sospeso - l'eternamente ripetuto - in grado di restituire l'esperienza infernale di chi da sempre vive l'esperienza del conflitto.