Un film decisamente carino. Si è scritto talmente tanto, e ancora si scriverà, su questo film che è difficile dire qualcosa che non sia già stato detto, scritto e letto.
L’ubicazione è Los Angeles ai tempi d’oggi, anche se alcune scene, specialmente le prime, fanno pensare ai musicals anni’50 o ’60 (comeGrease?)con i vestiti a palloncino e con tanti colori vivaci (c’è persino il phon fucsia”). Un po’ a Hollywood, più volte all’Osservatorio Griffith, a Beverly Hill e al mare (S. Monica?). Grandi billboards sottolineano dove stiamo.
Ryan Goesling ed Emma Stone (Sebastian e Mia) si amano, si sono entrambi trasferiti da poco a L.A in cerca di fortuna. Squattrinati e un po’ sfigati hanno entrambi un sogno nel cassetto: lui suona il piano, adora il jazz e vorrebbe aprire un locale tutto suo mentre lei avendo avuto una zia attrice vorrebbe tanto sfondare nel teatro. Naturalmente quando il successo arriverà, a turno, li vedrà sempre più distanti. Cinque anni dopo si rincontreranno ma le loro vite sono ormai irreparabilmente lontane, anche se probabilmente l’amore è rimasto.
Molte sono le citazioni o gli spunti ripresi da Chazelle. La delicatezza della storia ricorda più Jacques Demy e Le parapluie de Cherbourg che i musicals americani. Anche l’uso dei protagonisti attori e non cantanti nè ballerini Nel film di Demy gli interpreti erano una giovanissima Catherine Deneuve e Nino Castelnuovo. Ryan Goesling ed Emma Stone comunque fanno del loro meglio: poca voce lei poca snodabilità lui, ma insieme sono carini.
Alcune scene fanno pensare ai film di Un americano a Parigi di Vincente Minnelli del 1951 mente il ballo nel Griffith Park è un esplicito omaggio al suo The Band Wagon del 1953 danzato da Cyd Charisse e Fred Astaire. Meno riuscita a mio avviso è la scena all’Osservatorio, riferimento a Gioventù bruciata del 1955 di Nicholas Ray con Natalie Wood e James Dean.
Nonostante tutti i riferimenti a film musicali – dimenticavo di citare naturalmente l’immancabile West Side Story del 1962 di Robert Wise – il film fa riflettere su una certa solitudine metropolitana sulla tristezza e sulla banalità della vita, sui successi effimeri, sui sogni e sulle delusioni. Non c’è nessun gran sogno americano ma piccoli sogni soggettivi in un mondo che cambia e che consuma i veri valori. Così afferma Sebastian (una sorta di alter ego di Chazelle): «venerano tutto ma, ma non danno importanza a niente» In una Los Angeles dove nessuno più ama il vero jazz né tantomeno lo rispetta e uno storico jazz club è diventato un locale “Samba e tapas”. Bravo Justin Hurwitz con le due canzoni vincenti: “Audition” e “City of Stars”.
Il film è comunque molto piacevole, anche se forse la candidatura a quattordici Oscar mi sembra un pochino esagerata. La la land ha già vinto sette Golden Globe e una Coppa Volpi a Venezia data Emma Stone.
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