Gustosa commedia romantica che rivitalizza il musical con un occhio evidente ai classici MGM prodotti da Arthur Freed. Lui, un patito di jazz, è costretto a strimpellare motivetti natalizi o a fare il tastierista di un gruppo pop molto strombazzante, lei che vorrebbe recitare teatro impegnato e cinema importante fa la cameriera in un bar e viene bocciata continuamente a qualsiasi audizione. Ma hanno entrambi un sogno. E lo realizzeranno. La trama, già vista mille volte, è tutta intessuta in uno stile sfacciatamente hollywoodiano che, pur rischiando molto (ad esempio nella scena in cui i due innamorati danzano volando fra le stelle, quando entrano per una visita serale nello stesso planetario già usato nel film "Gioventù bruciata" con James Dean), mantiene sempre un controllo stilistico elevato che, evitando il kitsch, si fa grazia puramente filmica. E' cinema puro, questo di Chazelle, con numeri musicali completamente gratuiti e non diegetici (per tutti quello posto prima dei titoli: uno scatenato ballo corale fra le auto imbottigliate in un ingorgo), una continua strategia citazionale che ha lo scopo di rendere un palese omaggio al cinema in generale e al musical in particolare, un frequente ricorso all'abbandono della verosimiglianza e alla retorica del metacinema, al piacere di mostrare la costruzione dell'immagine cinematografica stessa. Per chiudere, dopo alcuni momenti centrali un po' lenti e stirati, con un gran finale, dove lo spazio del sogno (e se il cinema è spesso sogno, il musical lo è ancora di più) crea davanti ai nostri occhi un film nel film che, in pochi minuti, rilegge tutta la storia che abbiamo appena visto proprio come se la vita fosse una pellicola. Finale che fa crescere il film nella valutazione complessiva e che lascia un bellissimo sapore d'incanto nello spettatore.
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