Il tocco del peccato

Film 2013 | Thriller, Drammatico, 131 min.

Titolo originaleTian Zhu Ding
Anno2013
GenereThriller, Drammatico,
ProduzioneCina, Giappone
Durata131 minuti
Regia diJia Zhangke
AttoriZhao Tao, Jiang Wu, Baoqiang Wang, Lanshan Luo .
Uscitagiovedì 21 novembre 2013
TagDa vedere 2013
DistribuzioneOfficine Ubu
MYmonetro 3,46 su 16 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Jia Zhangke. Un film Da vedere 2013 con Zhao Tao, Jiang Wu, Baoqiang Wang, Lanshan Luo. Titolo originale: Tian Zhu Ding. Genere Thriller, Drammatico, - Cina, Giappone, 2013, durata 131 minuti. Uscita cinema giovedì 21 novembre 2013 distribuito da Officine Ubu. - MYmonetro 3,46 su 16 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 4 febbraio 2022

Diretto da Jia Zhangke, Tian Zhu Ding è stato presentato in concorso alla 66. edizione del Festival di Cannes. Il film è stato premiato al Festival di Cannes, In Italia al Box Office Il tocco del peccato ha incassato 24,3 mila euro .

Consigliato sì!
3,46/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA 3,71
PUBBLICO 3,17
CONSIGLIATO SÌ
Il lavoro più commerciale di Jia Zhangke affronta con efferatezza le tensioni sotterranee della Cina.
Recensione di Gabriele Niola
venerdì 17 maggio 2013
Recensione di Gabriele Niola
venerdì 17 maggio 2013

Nella desertica provincia dello Shanxi (luogo natale di Jia Zhangke) un uomo noto per la sua opposizione alla corruzione, non resiste al senso di impotenza e, fucile in mano, decide di eliminare i problemi alla radice. In un centro rurale del sudovest, un lavoratore ritorna a casa dalla sua famiglia dopo diverso tempo ma non regge più ritmi e consuetudini di una vita sedentaria. In una città della Cina centrale una receptionist di una sauna cerca di cambiare vita senza successo e, ritornata a quella precedente, viene aggredita dai clienti. Infine nella città industriale Dongguan un ragazzo lascia e riprende diversi lavori tra cui uno come cameriere in uno dei molti bordelli locali travestiti da attività rispettabili.
I quattro segmenti dividono matematicamente il film in 4 tronconi da 30 minuti l'uno, quattro storie a cui il regista dà egual importanza e che raccontano tutte la medesima dinamica, blandamente legate da alcuni incroci che fanno da passaggi di testimone. Nella Cina in cui i lavori si moltiplicano, le possibilità non mancano e tutto pare a portata di mano, tuttavia esiste una tensione sotterranea causata dallo sviluppo eccessivamente rapido che è come una bomba pronta ad esplodere. Quest'esplosione in A touch of sin prende la più classica forma della violenza volutamente calmorosa, improvvisa, efferata e impressionante, proprio perchè frutto di sensazioni insopprimibili. Ma non è la violenza reale, quella dei fatti di cronaca, l'obiettivo di Jia Zhangke, i suoi cittadini impazziti che uccidono come preda di un raptus sono figure paradigmatiche che hanno poco del tragicamente ordinario.
Contrariamente al suo solito il regista cinese non distoglie mai lo sguardo, anzi indugia con ferma volontà sul massacro esteriore, sui tagli, gli spari i voli giù dalla finestra e le teste fracassate, mostra moltissimo sangue e tanta devastazione operata da personaggi che non sono mai killer di lavoro ma occasionali omicidi, uomini e donne esasperati di un paese in cui i ragazzi definiscono il resto del mondo "in bancarotta".
Il suo A touch of sin (titolo che non può non far pensare a A touch of zen, il primo film ad uscire dalla Cina per approdare al festival di Cannes nel 1971) è abbastanza lontano dai toni e ritmi compassati delle opere precedenti come Still Life e The World, vira verso lidi più commerciali, non disprezza l'uso di un po' di umorismo e prende di petto un'idea unica da perseguire fino alla fine, anche a discapito della sua usuale capacità di mettere in scena un piccolo mondo colmo di sensazioni complesse. Molto di ciò è dovuto alle interpretazioni degli attori, più macchiettistiche e inclini all'ammiccamento, specie Jiang Wu e Zhao Tao (moglie del regista e nota al pubblico italiano per aver preso parte a Io sono Li).
A guadagnarci è la leggerezza e non è detto che sia un passo indietro. Sacrificando un po' di rarefazione per un pugno di ritmo Jia Zhangke riesce a dire qualcosa forse ad un pubblico più ampio e con una potenza semplice e diretta che comunque rimane prerogativa del cinema migliore.

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Quattro storie dalla Cina di oggi.
Recensione di Dario Zonta

La Cina contemporanea e un universo narrativo ancora sconosciuto e misterioso, come il futuro verso il quale sta andando. Sono pochi, vista la di mensione dell'evento, i film che ci hanno fatto fare esperienza della grande trasformazione sociale, economica e culturale che la Cina ha impresso alla sua recente storia. Alcuni registi stanno provando a tracciare questa parabola, talvolta partendo da lontano, talaltra arrivando al centro del sisma. Uno di questi è sicuramente il maestro Jia Zhangke, autore di grandi film a soggetto, tra cui Platform (che lo aveva rivelato nell'edizione veneziana del 2000) e Still Life (con il quale vinse il Leone d'Oro) e regista di imponenti documentari con i quali è riuscito a penetrare ancor di più nelle dinamiche della società cinese. Arriva in Italia quello che forse è uno dei suoi film più belli, premiato nell'ultima edizione di Cannes con la miglior sceneggiatura. Fin dal titolo, A Touch of Sin (che richiama il più famoso A Touch of zen del maestro King Hu, chiaramente omaggiato) è un film imponente e maestoso, capace di calarsi nel ventre della Cina contemporanea e delle sue contraddizioni. Un viaggio doloroso ed epico che incrocia le vicende di quattro personaggi costretti alla violenza come forma di ribellione e di recupero della dignità. Le storie si ispirano a fatti di cronaca accaduti in quattro diverse regioni. La prima è la storia di Dahai che fucile alla mano si vendica dell'ingiustizia sociale che ha colpito la miniera dove da sempre ha lavorato, sita nello Shanxi, provincia agricola della Cina del nord. La seconda storia segue un emigrante irrequieto che torna a casa a Chongquin (città vicina alle famose Tre Gole) per il Capodanno e per i 70 anni della madre. La terza s'ambienta a Hubei nella Cina centrale, dove una receptionist di una sauna subisce l'umiliazione sessuale di un boss locale e si vendica. La quarta segue la vicenda di un operaio che infortunatosi sul lavoro, e senza garanzie, è costretto a cambiare strada, a Dongguari nella zona della cosiddetta «libera impresa» sulla costa della Cina del Sud. Jia Zhangke traduce, a modo suo e con grande coerenza, la tradizione del film d'arti marziali (cui si ispira) e la usa come sfondo estetico per raccontare le contraddizioni della Cina contemporanea. Meraviglioso e inquietante.
Da L'Unità, 21 novembre 2013

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IL TOCCO DEL PECCATO disponibile in DVD o BluRay

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
lunedì 25 novembre 2013
luca cusani

Il film rappresenta una inesorabile discesa negli inferi nella società cinese. La discesa avviene attraverso un meccanismo di degradazione che riguarda sia la consapevolezza dei personaggi che diventano killer spietati, sia la "potenza" delle armi di cui si servono. Il primo personaggio è quello che potremmo definire l' "eroe proletario" che, non solo è consapevole del torto subito dal capitalista [...] Vai alla recensione »

mercoledì 27 novembre 2013
Flyanto

 Film in cui si raccontano quattro storie di diversi personaggi rappresentanti sotto molti aspetti la Cina dei nostri giorni. C'è il minatore che si ribella ai soprusi del proprio padrone e dei colleghi a lui affiliati eliminandoli a colpi di fucile, c'è un giovane che dopo essere ritornato a casa per il Capodanno cinese arrivato di nuovo  nella città violente [...] Vai alla recensione »

venerdì 8 luglio 2016
enzo70

Un tocco di Cina, con quattro storie diverse che danno uno spaccato intelligente di un grande paese. Nel primo episodio un uomo onesto combatte inutilmente la corruzione di un potente imprenditore dello Shanxi; e la battaglia finirà nel sangue; nel secondo episodio sono i ritmi della quotidianità cinese a farla da protagonisti; mentre nel terzo e nel quarto episodio Jia Zhangke propone [...] Vai alla recensione »

domenica 6 luglio 2014
Dandy

Ispirandosi a fatti di cronaca nera,il film di Jia(che sceneggia)mostra una società cinese odierna raggelante e sconsolata,dove più che mai i contrasti tra ricchi e poveri sono evidenti e la violenza sembra la sola risposta alla totale mancanza di dignità.I quattro episodi,in parte legati fra loro da personaggi,narrano attraverso storie private di "ordinaria follia" temi [...] Vai alla recensione »

mercoledì 27 novembre 2013
LucaApollo

Quattro episodi slegati, dalla narrazione rarefatta, che rappresentano una Cina iperrealistica. Un vendicatore frustrato non sopporta la predazione dei nuovi ricchi superficiali e corrotti, e finisce per fare una inutile e autodistruttiva carneficina. Un killer demotivato cerca un senso alla vita ripetendo le sue azioni, e lascia la famiglia desolata.

mercoledì 27 novembre 2013
LucaApollo

ho scordato di mettere il voto alla mia recensione precedente. (tre stelle) Potete rettificare? Grazie. Luca

lunedì 24 gennaio 2022
figliounico

 E’ uno spaccato impietoso della società contemporanea cinese, modernista e capitalista, in linea con l’esordio di The Pickpocket del 1997. Jia Zhangke, tuttavia, abbandonando il neorealismo del suo primo film, per girare all’americana, ispirandosi allo stile hollywoodiano ed in particolare, nel primo episodio, a Tarantino, cade in una evidente contraddizione.

sabato 19 luglio 2014
stefano capasso

Il tocco del peccato è un film sui contrasti dell’immenso mondo cinese. Sono raccontate 4 storie con altrettanti protagonisti che si passano il testimone, incrociandosi, tra un episodio e l'altro. Tutti sono accomunati da una profonda insoddisfazione della propria vita e possono a trasformare questo stato solo con un gesto violento e definitivo.

venerdì 9 maggio 2014
Giulio Strata

Una delle sensazioni che si prova, o forse la più forte, dopo aver visto l'ultimo film di Jia Zhangke, Il tocco del peccato, è quella di spaesamento. Perchè quando pensiamo alla Cina non ci immaginiamo un motociclista che vaga in mezzo a montagne deserte e che fa fuori a sangue freddo tre ragazzi, dopo che questi avevano tentato di derubarlo.

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Natalia Aspesi
La Repubblica

Così come la racconta il cinese Jia Zhangke, la Cina, adorata giustamente dai nostri stilisti e industriali per la quantità di milionari spendaccioni avidi di lusso europeo, è, oltretutto nella sua immensità, uno dei paesi più disperati e violenti del mondo. A touch of sin, ma in originale il titolo è, certo beffardamente, Paradiso, è più sanguinoso persino dei famosi pulp del maestro del ramo Tarantino. [...] Vai alla recensione »

Natalino Bruzzone
Il Secolo XIX

Mai vista una Cina così. E scorticata ai giorni nostri. Violenta, rabbiosa, tarantiniana nelle stragi, misera, corrotta, capitalista selvaggia e strabiliante nel proporre un gruppo di escort da bordello di lusso che, con il costume da guardie rosse, lanciano il richiamo ai clienti danzando al suono dell'Internazionale. "A Touch of Sin" è un gioiello duro e abbacinante: Jia Zhang-Ke lo taglia a misura [...] Vai alla recensione »

Federico Pontiggia
Il Fatto Quotidiano

Un minatore incazzato si ribella alla corruzione dei capi del villaggio; un lavoratore migrante scopre le potenzialità della pistola; la receptionist di una sauna dà l'ultimatum all'amante; un giovane operaio colleziona impieghi e umiliazioni a iosa. In Concorso, quattro personaggi, quattro storie della Cina oggi, rintracciate su Weibo (il Twitter locale) e riassemblate dal trasformista Jia Zhang-ke, [...] Vai alla recensione »

Cristina Piccino
Il Manifesto

A Touch of Sin variazione-citazione omaggio a A Touch of Zen , capolavoro di King Hu, il nuovo film di Jia Zhangke, in concorso, racconta dal titolo le sue storie di vendetta proletaria sospese tra un quotidiano «ordinario» e la la potenza rivoluzionaria delle sue immagini. Cosa è quel «tocco di peccato», la macchina neocapitalista globale delle nuove ricchezze? «Dove vuoi andare - dice un ragazzo [...] Vai alla recensione »

Fabio Ferzetti
Il Messaggero

Dallo stile concentrato e controllatissimo di Farhadi al cinema improvvisamente ingordo e esplosivo del grande Jia Zhangke, anche se dietro i quattro episodi di A Touch of Sin, altro autorevole candidato ai premi maggiori, ci sono altrettanti fatti di cronaca. Disoccupati che si improvvisano giustizieri e fanno strage con un vecchio fucile da caccia, o girano in motorino anche sotto la neve rapinando [...] Vai alla recensione »

Alessandra Levantesi
La Stampa

Anche ieri il concorso ha viaggiato sul doppio binario di un cinema psicologico/interiorizzato e di un cinema di denuncia dei mali sociali in un mondo dove ineguaglianza e corruzione non fanno che aumentare. Partiamo da Jia Zhang-Ke, il regista del Leone d'oro Still Life, non perde di vista la sua tematica centrale: raccontare l'allarmante paesaggio della Cina oggi, dove le distanze fra oligarchia [...] Vai alla recensione »

Cristina Piccino
Il Manifesto

«La Cina sembra un paese molto più prospero che in passato. Ma molta gente è in crisi, e ci sono enormi diseguaglianze tra ricchi e poveri. I cambiamenti avvenuti nella società cinese hanno aumentato la pressione sulle persone. Che però non hanno alcuna possibilità di dare voce alla propria frustrazione. Una società che blocca qualsiasi mezzo d'espressione dei suoi cittadini è una società anomala. Vai alla recensione »

Massimo Bertarelli
Il Giornale

Crudele e cupo dramma cinese, in quattro episodi, che provoca un persistente senso di angoscia. Esplode l'ira del minatore Dahai: c'è troppa corruzione nel villaggio. L' emigrante San'er si trasforma in rapinatore. La timida receptionist di una sauna Xiao Yu respinge un cliente focoso. Xiao Hui fa il cameriere in un raffinato bordello. Dietro la terribile violenza, fisica e psicologica, si contano [...] Vai alla recensione »

Fabio Ferzetti
Il Messaggero

Disoccupati che si improvvisano giustizieri. Folli che vagano in motorino sotto la neve uccidendo balordi. La timida impiegata di una sauna (la straordinaria Zhao Tao, l'attrice di Io sono Li), pestata dalla moglie del suo amante, che uccide a coltellate due prepotenti, come l'eroina di un film di arti marziali. Un giovane operaio emigrato nel prospero Sudest, zona economica speciale, che disgustato [...] Vai alla recensione »

Roberto Nepoti
La Repubblica

Anche se da noi il cinema di quel Paese si è sempre visto poco, è probabile che le Mondenon abbia avuto torto nel definire Il tocco del peccato «uno dei più bei film cinesi di tutti i tempi». Però la Cina non potrebbe vantarsene, perché vi è descritta come un inferno di violenza e disperazione, da cui ogni traccia di umanità pare ormai cancellata. E tantomeno potrebbe menarne vanto sapendo che i quattro [...] Vai alla recensione »

Alessandra Levantesi
La Stampa

In Cina, nella transizione dal comunismo al capitalismo, nulla cambia sul fronte di un sistema che prima alimentava la violenza individuale in nome della collettività, e ora in nome del profitto. Vincitore nel 2008 del Leone d'oro con Still Life, Jia Zhang Ke torna in Touch of Sin a raccontare l'allarmante paesaggio umano e sociale di un paese in crescita caotica: catapecchie miserabili e svettanti [...] Vai alla recensione »

Natalino Bruzzone
Il Secolo XIX

La Cina è (più) vicina, ma Mao e il suo libretto rosso sono assai lontani. Come la luna. Questa volta "la rivoluzione culturale" non è una questione ideologica, ma la prassi di una Paese che sta cambiando inesorabilmente pelle. E sotto la prosperità si nasconde una sfacciata selvaggeria da profitto a qualsiasi costo eguale a quella occidentale: i ricchi e i poveri, il benessere e l'indigenza, la tradizione [...] Vai alla recensione »

Anna Maria Pasetti
Il Fatto Quotidiano

Nella Cina contemporanea quattro personaggi per altrettanti episodi desunti dalla cronaca vera incarnano la profonda disumanizzazione del Paese più "in progress" del mondo. Un minatore ribelle al sistema, un emigrante che tornando a casa e scopre 'l'onnipotenza" di un fucile, una receptionist di un bagno turco che resiste alle molestie di alcuni clienti, per poi volgersi alla follia, ed infine un [...] Vai alla recensione »

Mariarosa Mancuso
Il Foglio

Non fate vedere questo film a Laura Boldrini, o a chiunque pensi che "per colpa della crisi le vittime diventano carnefici". Discuterebbero per ore sui disastri del capitalismo in Cina, senza neppure una parola sui disastri di quel che c'era prima (era come la dolce vita in miniera, e l'armonia del villaggetto, prima che la cattiva Thatcher distruggesse il tessuto sociale).

NEWS
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mercoledì 15 maggio 2013
Paolo Bertolin

La mappa variabile delle geografie del cinema che Cannes ridisegna ogni anno, in maniera certo non deliberata, ma spesso insospettabilmente pertinente, quest'anno, sul fronte delle cinematografie dell'Asia orientale e meridionale dà segnali che stimolano [...]

winner
miglior scenegg.ra
Festival di Cannes
2013
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