Advertisement
Il cinema orbitante

La fantascienza che fluttua da 2001: Odissea nello spazio a Gravity.
di Roy Menarini

In foto una scena del film.

domenica 6 ottobre 2013 - Approfondimenti

Sarà che stare dalla parte dei capolavori mancati affascina più che amare i film perfettamente riusciti, ma Gravity - a molti appassionati di fantascienza - sembra meno palpitante di Mission to Mars di Brian De Palma o al sarcastico L'ignoto spazio profondo di Werner Herzog.
Il melodramma spaziale è un genere straordinariamente complesso, tanto è vero che nessuno riesce a pareggiare la commozione e lo sperdimento di un cervello elettronico che prova paura mentre muore - Hal 9000 in 2001: Odissea nello spazio. Qui, Cuaròn fa fluttuare una lacrima in 3D, che rimane sospesa e cerca metaforicamente di raggiungere lo spettatore, posandosi sul suo ciglio forse troppo asciutto.
Lo spazio profondo, d'altra parte, affascina il cinema proprio per l'assenza dell'elemento che dà il titolo al film, la gravità. La landa desolata fuori dalla Terra sa essere scenografia di vuoto lancinante, dove si muovono i fantasmi di Hollywood, come aveva compreso il sottostimato e bellissimo Atmosfera zero, traslocando il western su un satellite di Giove. E la macchina da presa diventa una specie di oggetto semovente, che non possiede più punti di riferimento, né la prospettiva rinascimentale della ripresa classica, né le antifrasi del cinema moderno. Senza gravità, ci si avvicina al mito del cinema puro, e il 3D, questa volta, assume un ruolo fondante per trasportare noi spettatori laddove non esiste altro che vuoto e silenzio assoluto. Anche per questo motivo, la fantascienza dello spazio profondo tende sempre al mistico: Gravity non è da meno nel suggerire il percorso "survival" e rigenerativo della protagonista.
I problemi, tuttavia, nascono qui. Il cinema è in ogni caso costruzione (e costrizione) di spazio, visto che una finestra sia pure gigante taglia fuori porzioni enormi di orizzonte. Lo spazio vuoto, paradossalmente, può diventare prigione e indeterminatezza. Si fa strada il paradosso di un film sullo spazio profondo che non riesce a costruire uno spazio cinematografico. Si parlerà per anni di Gravity. Del resto, già ora si sprecano interpretazioni (legittime) di ogni sorta: dal richiamo a una nuova spiritualità al ritorno di un femminismo post-11 settembre, dall'allegoria del volare sopra la crisi economica al 3D come esperienza ancestrale. Il cinema di fantascienza, tuttavia, è un cinema che semina dubbi, lascia aperti i futuri possibili, ci stana dalle nostre sicurezze e ci trascina nell'ignoto. Gravity non è un film di fantascienza, ma di avventura. Sempre di più, il cinema spettacolare americano deve affrontare la sfida degli altri audiovisivi: le riprese spaziali delle stazioni orbitanti, le immagini automatiche, disumane, dei satelliti, i documentari naturalistici dei canali tematici, lo slow-motion degli IMAX e i planetari dei parchi giochi, e così via. Ecco perché la vera immagine cinematografica degli ultimi anni è stato il tuffo dallo spazio di Felix Baumgartner, la caduta verso la gravità più entusiasmante del nuovo secolo.

Gallery


{{PaginaCaricata()}}

Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati