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Conan il Cimmero e altri barbari

L’anti-eroe dello scrittore R. E. Howard e il rapporto con la settima arte.
di Marco Chiani

Jason Momoa (Joseph Jason Namakaeha Momoa) (45 anni) 1 agosto 1979, Honolulu (Hawaii - USA) - Leone. Interpreta Conan nel film di Marcus Nispel Conan the Barbarian.

venerdì 19 agosto 2011 - Approfondimenti

Se l’aitante e semiesordiente Jason Momoa in Conan the Barbarian riuscirà a far dimenticare la tipizzazione mono-espressiva eppure perfetta di Arnold Schwarzenegger nel capolavoro firmato John Milius sarà solo il pubblico a deciderlo. Intanto, la nuova versione cinematografica che Marcus Nispel ha diretto basandosi su una sceneggiatura ispirata al ciclo letterario di Conan il Cimmero ha il merito di togliere la polvere da un personaggio di indiscutibile fascino, tant’è sospeso in un tempo senza storia in cui la magia, il sangue, lo scontro fisico e il contatto con l’avventura si rivelano in tutta la loro forza primigenia. Scaturito dalla penna del tormentato scrittore texano Robert Ervin Howard (1906-1936), il barbaro più famoso del grande schermo compare per la prima volta nel 1932 sulle pagine di "Weird Tales", la mitica rivista mensile dedicata al fantastico su cui scrisse lo stesso Lovecraft. Per i lettori è una folgorazione.
Come pochi altri autori, infatti, Howard riesce a creare intorno a quella creatura dal fisico scultoreo e dalla calma latitante un vero e proprio mondo, o meglio un’epoca incerta cui dà il nome di Era Hyboriana e che immagina tra l’affondamento di Atlantide e il fiorire delle civiltà conosciute. Pur avendo le sue radici nel romanzo cavalleresco, Conan ha in sé caratteristiche che vanno ben oltre il codice di comportamento dei condottieri classici, vivendo di furti, ribellioni e comportamenti molto al di fuori dagli schemi imposti. Più un anti-eroe che un eroe insomma, pochi dubbi in proposito. Siamo di fronte ad un ribelle che segue pochi, ma solidi precetti, ad un guerriero quasi invincibile con una donna ad ogni porto, ad un uomo tormentato in un paesaggio oscuro, segnato da asfissianti spirali di morte e violenza.
Prima di altri più celebri scrittori è proprio il papà di Conan a dare inizio ad una narrativa dai tratti assai peculiari che i critici hanno chiamato Heroic Fantasy o più chiaramente Sword & Sorcery, cioè spada & magia. Strano a dirsi, ma nonostante la grande carica delle sue pagine, l’opera howardiana ha avuto un rapporto discontinuo con la settima arte. Oltre al terzetto di film interpretati nei primi anni Ottanta da SchwarzeneggerConan il barbaro (1982) di Milius, il bambinesco Conan Il distruttore (1984) e il fiacco Yado (1985), entrambi diretti da Richard Fleischer – bisogna aspettare i tardi Novanta per vedere un'altra delle sue creature su grande schermo nel trascurabile Kull il conquistatore (1997), ispirato ai libri dedicati a Kull di Valusia. Va meglio, invece, con l’inventiva, ma sfortunata messa in immagine di Solomon Kane (2009) in cui James Purefoy, che già in campo medio sembra Hugh Jackman, presta le sue fattezze all’altra grande invenzione dello scrittore: un guerriero puritano che ha conti in sospeso addirittura con il diavolo in persona…

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