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La distruzione del mito del supereroe

Kick-Ass porta in sala un'altra idea di eroe mascherato.
di Gabriele Niola

Dave Lizewski (Aaron Johnson) davanti al suo notebook in una scena del film Kick-Ass.
Aaron Taylor-Johnson (Aaron Perry Johnson) (33 anni) 13 giugno 1990, High Wycombe (Gran Bretagna) - Gemelli. Interpreta Dave Lizewski / Kick-Ass nel film di Matthew Vaughn Kick-Ass.

mercoledì 30 marzo 2011 - Approfondimenti

Una divertente commedia sanguinolenta
I fumetti non sono sempre avventure morali di eroi problematici dalla grande etica, approvate dal governo. I fumetti al cinema invece lo sono. Ecco perchè Kick-Ass arriva come una boccata d’aria fresca dopo un decennio in cui il mondo dei comics, sia indipendente sia delle grandi case, è stato ampiamente saccheggiato dal grande schermo.
Già Zack Snyder, traducendo Watchmen, aveva cominciato a portare in sala un’altra idea di eroe mascherato, il rovescio della medaglia, persone sostanzialmente violente che somigliano più a dei vigilanti dotati di un perverso ed esagerato senso della giustizia. Ora Kick-Ass, anch’esso ovviamente tratto da un fumetto (scritto da Mark Millar, già arrivato al cinema con un’altra sua creatura, Wanted, e disegnato da John Romita Jr.), continua sulla stessa linea ma con una furia più distruttiva verso il mito fondante. “Eroi” che necessitano di grandi virgolette, prediligono l’uso delle pistole e non si fanno problemi a mutilare quelli che considerano nemici prima di ucciderli.

Il tramonto dei supereroi al cinema
“Perchè nessuno ha mai provato a fare il supereroe nella realtà?” il film inizia chiedendosi apertamente in che rapporto siano con la realtà le storie di supereroi che leggiamo e vediamo sempre di più (il fumetto è stato pubblicato da pochissimo, dal 2008). Se abbiamo tanto bisogno di eroi perchè nessuno ci ha mai provato? E la risposta ad un certo punto arriverà in tutta la sua disarmante semplicità: “Perchè tutti abbiamo qualcosa che temiamo di perdere”.
Il regista Matthew Vaughn, utilizzando le parole di Mark Millar, dà una risposta forte ad un’era intera (lungi dal terminare) in cui il cinema dei grandi incassi e del grande pubblico ha utilizzato gli eroi per parlare a tutti. Le storie che ci siamo raccontati in vario modo hanno tentato di suggerire come l’eroismo da fumetto abbia più di una controindicazione (Il cavaliere oscuro ad esempio, seguendo la sua quasi omonima miniserie illustrata, ha cominciato a mostrare che la comparsa di un eroe causa più danni di quanti ne possa riparare).
Kick-Ass lo fa con l’arma invincibile della risata, affiancata a quella impressionante della violenza. Risate alle spalle dell’idiozia dei ragazzi e degli adulti mascherati e impressione di fronte alla violenza e al sangue necessari ad un uomo normale per applicare quel criterio manicheo di “giustizia” promosso dall’eroismo.
Chi può tenere a tal punto alla giustizia da rischiare così tanto? È per altruismo o per egoismo? Verrà un momento in cui ci lasceremo alle spalle quest’era cinematografica fatta di fumetti portati al cinema e quando questo cerchio si chiuderà sarà anche grazie a film come Kick-Ass, in grado di mettere in luce il tramonto di questo modo di leggere la realtà da parte del cinema.

Una commedia adolescenziale in maschera
Il film di Matthew Vaughn è però anche un film adolescenziale, uno dei migliori dell’ultimo periodo. Un’opera in grado di mescolare con sapienza fuori dal comune toni drammatici, violenti, sentimentali e comici, neanche fosse un film asiatico.
“Non ero nulla di speciale, come molti ragazzi della mia età io semplicemente esistevo”, così la voce fuori campo del protagonista chiude il suo primo intervento in cui descrive se stesso e la sua situazione. Il percorso tipico del cinema adolescenziale all’americana (il riscatto umano, la seconda occasione per il giovane problematico) stavolta passa per la folle sperimentazione dell’eroismo mascherato. Ma non con lo spirito puramente nerd alla base di Zebraman, quanto con quel velo di malinconico desiderio d’esistenza che ha chi non ha nulla.
Per questo nonostante le botte, la violenza e l’idea antiromantica e disillusa dell’eroismo alla fine Kick-Ass rimane una commedia adolescenziale in maschera, perchè tutto è in funzione della passione di Dave, della sua conquista della ragazza e del suo passaggio dalla fase di desiderio a quella di conquista dell’oggetto desiderato.
Che qualcuno cerchi di fare il supereroe è tema già visto (su tutti in Gli Incredibili), che lo faccia per frustrazione pure. Che però l’eroismo mascherato, con tutti i suoi rischi, possa avere senso solo per chi non ha nulla o ormai non ha più nulla da perdere, è un cambio di mentalità che non ci farà più guardare allo stesso modo i grandi eroi (im)perfetti dei cine-fumetti tradizionali.

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