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Chiamatemi Francesco cade al momento giusto e nel luogo giusto

Il film-evento di Daniele Luchetti vs Habemus Papam di Nanni Moretti. Sullo sfondo, il Giubileo.
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di Roy Menarini

In foto una scena del film.
Rodrigo De la Serna (48 anni) 18 aprile 1976, Buenos Aires (Argentina) - Ariete. Interpreta Jorge Bergoglio (1961-2005) nel film di Daniele Luchetti Chiamatemi Francesco - Il Papa della gente.

lunedì 7 dicembre 2015 - Focus

Il successo del film di Daniele Luchetti, pensato per la televisione e distribuito in versione ridotta su grande schermo, si deve certamente alla popolarità di Papa Francesco, forse già oggi persino superiore all'amato Giovanni Paolo II - in particolare, al Wojtila stanco e umanissimo degli ultimi anni. Complice l'Anno Santo, con il Giubileo straordinario, e grazie e una intuizione del solito, astuto Pietro Valsecchi, Chiamatemi Francesco - Il Papa della gente cade al momento giusto e nel luogo giusto - le sale cinematografiche italiane.

Di Papi al cinema ne abbiamo visti. Non tanti, magari, ma alcuni sì. Impossibile dimenticare L'uomo venuto dal Kremlino con il formidabile Anthony Quinn, per esempio. Il Papa, come immaginabile, scatena anche fantasie di tipo umoristico: pensiamo proprio a Papa Giovanni Paolo II, che sorprendeva tutti con la sua vigoria fisica nei primi anni del papato, quando veniva per questo bonariamente preso in giro da Renzo Arbore e Roberto Benigni ne Il pap'occhio. Il Papa, invece, non si vedeva ma era onnipresente nella mente ossessionata di Enzo Jannacci nel sarcastico L'udienza di Marco Ferreri.

Certo, Papa Francesco è tutt'altro che astratto, e la sua provenienza latino-americana (come è stato detto) lo fa sentire più vicino, di temperamento e di linguaggio, all'italianità, dopo un Papa polacco e uno tedesco. Per questo motivo, nella versione per la sala, Daniele Luchetti ha insistito molto sul periodo della dittatura militare argentina, della militanza di Bergoglio e del suo aiuto agli strati più bisognosi (e perseguitati) della sua terra e del Sud America. Tuttavia, con un piccolo sforzo di fantasia (trattandosi pur sempre di cinema italiano), varrebbe la pena mettere in relazione Chiamatemi Francesco - Il Papa della gente e Habemus Papam di Nanni Moretti.
Là il regista romano narrava le angosce di un cardinale nominato alla carica più alta, che si rendeva conto dell'enorme responsabilità e si trovava a dover decidere in poche ore, finendo col mescolarsi alla gente comune in un lungo e surreale viaggio "al di qua" di San Pietro. La gran rinuncia anticipava la sconvolgente novità che Ratzinger avrebbe poi comunicato al mondo (citata anche in Suburra di Stefano Sollima, più di recente).
È come se, nel tentativo di umanizzare ancora di più il già amato Bergoglio, Luchetti avesse raccolto il testimone del suo maestro, ed ex-produttore, Moretti. E fosse partito dal fragile Papa in pectore interpretato da Michel Piccoli per narrare un altro Papa, magari anch'egli a un certo punto timoroso e un po' resistente alla soglia pontificia, nel suo passato e nel suo straordinario presente.

Oltre a queste riflessioni, Chiamatemi Francesco - Il Papa della gente ci offre altre domande. Al di là del film-evento, e della contingenza del Giubileo, ci sarebbe spazio in Italia per più film religiosi, indirizzati al pubblico dei credenti e dei fedeli? Esiste un'editoria in tal senso, ma non una produzione cinematografica (caso mai televisiva). In epoca di vacche magre per la nostra cinematografia, è una risposta che - anche solo a livello di analisi del mercato - andrebbe data.

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