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Quel giorno da Leonardo, con Hugh

Una giornata con Hugh Grant a Milano.
di Rossella Farinotti

In foto l'attore inglese Hugh Grant.
Hugh Grant (64 anni) 9 settembre 1960, Londra (Gran Bretagna) - Vergine.

lunedì 2 luglio 2012 - News

Qualche giorno fa Hugh Grant ha partecipato al Forum pan-europeo sui media e i new media, organizzato dal Parlamento Europeo per un'indicazione alla Commissione preposta, sul pluralismo dei media. Grant ha rilevato l'anomalia italiana di un ex Presidente del Consiglio proprietario di tante testate, della carta e della tv. Insomma, il conflitto ben conosciuto. L'attore inglese ha poi rilasciato una vera dichiarazione d'amore nei confronti del nostro Paese. "Nessuno ama l'Italia più di me." Dell'amore di Hugh Grant per l'Italia, sono stata testimone diretta.
L'estate scorsa è venuto a Milano, ospite del suo amico Giorgio Armani. Ero allora assistente dell'assessore ai beni culturali del Comune.
Una mattina mi telefonò l'assistente di Roberta Armani, nipote dello stilista. Mi disse che Hugh Grant desiderava vedere il Cenacolo di Leonardo. Naturalmente il desiderio di un personaggio del genere non poteva andare disatteso. Il problema era il giorno, era domenica. Occorreva un permesso speciale, fare molte telefonate, non era semplice. Le telefonate vennero fatte, i funzionari vennero mossi, il binomio Armani-Grant oltrepassava le regole. Insomma, la mattina della domenica il direttore ci aspettava in Santa Maria delle Grazie. Aspettava Hugh Grant e Rossella Farinotti.

L'inglese è davvero come lo vedi nei film. Mi sembrava di essere in About a boy o in Notting Hill: quella timidezza, forse un pochino forzata, e un'educazione certo naturale. Indossava un paio di pantaloni blu, probabilmente firmati dal suo amico, e una camicia azzurrina, a righe, molto british, naturalmente. Entrati nello spazio che ospita l'affresco, sorridendo, mi ha detto: "I was interested in Leonardo's Last Supper before Dan Brown, even before my good friend Tom Hanks."
Hugh non parla italiano, così per tutta la giornata la lingua è stata l'inglese. In originale non andrò oltre la frase detta sopra. Adotterò l'artificio di Caccia a ottobre rosso, dove il "russo" Connery parla nella sua lingua per qualche minuto, poi, per rendere tutto più semplice il russo diventa inglese. Grant si accostò all'opera con grande rispetto, lo guardava dal basso in alto, in silenzio. Mi disse, sottovoce, che aveva quasi timore a respirare "so che il fiato può essere dannoso", poi aggiunse, col suo bel sorriso 'inglese' " non il mio in particolare, naturalmente." Era a conoscenza del lungo e complicato restauro. "So che quello più serio, definitivo è cominciato nel 1977 ed è durato vent'anni." E continuava a guardare zona per zona, apostolo dopo apostolo. Sapeva di un primo tentativo di eseguire uno "strappo" dell'affresco, per cercare di trasportarlo altrove. "Ma occorreva troppo spazio intorno al dipinto, tanti metri di contorno da asportare per mettere l'opera in sicurezza." Stavo pensando alla sua competenza, e mi domandavo se fosse estesa agli inglesi in generale. Sembrò che mi leggesse nel pensiero. "Non tutti gli inglesi sono così informati, Rossella. L'arte, soprattutto il Rinascimento italiano, è una mia passione personale."

A colazione Roberta Armani ci invitò al Nobu, il ristorante giapponese dello zio. Roba normale per il posto, sushi e insalata. Il programma del pomeriggio prevedeva una visita che mi stava a cuore, al Museo del Novecento, che avevo contribuito a organizzare. Grant conosceva Lucio Fontana ed è proprio all'ultimo piano, dedicato quasi in esclusiva al grande artista, che l'attore si è fermato a lungo. Dicendo la sua sull'indicazione concettuale della tela tagliata. Non conosceva, Hugh, il grande dipinto che introduce il percorso del museo, Il quarto stato, di Pellizza da Volpedo. "Bello, davvero bello, e importante".
In Piazza reale, adiacente al museo ci sono stati i saluti. Avevo cercato di non dare grancassa alla visita di Grant, ma la voce si era sparsa e alcune delle ragazze che lavorano in comune erano lì, in agguato. L'inglese è stato circondato e certo non era imbarazzato, era una situazione abituale per lui. Ha sorriso a tutte, è stato gentile. Quando mi ha chiesto il numero di telefono gli ho dato lo 02 eccetera. Elena, la più incantata di tutte, mi ha detto: "Ma gli hai dato il numero del Comune." La mia risposta mi suonava grottesca prima di darla: "Non mi sembrava professionale, e serio dargli il mio cellulare."
Concludo il racconto con la parole, definitive, di Elena: "Ma quanto sei cretina, Rossella."

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