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Storia "poconormale" del cinema: puntata 78

Una rilettura non convenzionale della storia del cinema.
di Pino Farinotti

Sequenze e modelli: Avatar

venerdì 20 agosto 2010 - Focus

Sequenze e modelli: Avatar
La fantasy si addice strepitosamente al cinema, una disciplina perfetta per la rappresentazione di qualcosa che supera il reale. L'assunto trova un suo modello assoluto, del 1902, che nasce praticamente col cinema. Un'astronave naviga nel cielo di stelle e colpisce in pieno l'occhio della luna che, dolorante si contorce nelle smorfie. È una sequenza del Voyage dans la lune di George Méliès, che racchiude semplicemente tutto il significato del cinema fantastico, che sia fantascienza oppure horror, fiaba o racconto surreale. L'astronave sulla luna, per quell'inizio novecento, naturalmente è fantascienza, ed è surreale che il pianeta reagisca: il suo dolore è strano, quasi inquietante, ed ecco l'horror. La luna, in un'altra ipotesi, potrebbe rappresentare lo spettatore di fronte a un trucco, a un effetto speciale: la sorpresa, magari la paura, per il visionario, cioè qualcosa di sconosciuto per chi andava al cinema.

Segmenti
Poi, nei decenni, il cinema di fantasy, evolvendosi per generi e segmenti, ha prodotto modelli sempre più importanti, "artisticamente" fondamentali, per estetica e per cultura. Ecco, la parola è proprio cultura. In chiave di fantasy infatti il cinema è una disciplina che nel tempo ha messo, fra sé e le altre opzioni, come la letteratura o l'arte figurativa, lunghezze che si facevano sempre più distanti. Ogni decennio ha i suoi titoli. Sono decine i film che hanno intuito una via e l'hanno percorsa. Certamente, come dico sempre nelle selezioni, non puoi che essere parziale e improprio, e naturalmente discrezionale. I grandi vettori degli anni cinquanta possono essere Il pianeta proibito (il robot), La guerra dei mondi (alieni cattivi), Ultimatum alla terra (preavviso di catastrofe), 2001 Odissea nello spazio (il computer padrone), del '68, è il primo grande motore della nuova fantasy. Grandi implicazioni, anche in chiave di filosofia. Il tema "alieni" veniva superato dal tema "radice dell'uomo". Il mistero dell'inizio. Il cinema lo rappresentava, spesso ispirandosi alla letteratura di genere, a suo modo, rielaborando l'idea iniziale del libro, mettendoci i suoi codici, sempre più importanti e spettacolari. Poi c'è l'intelligenza artificiale, il rapporto fra la macchina e l'uomo, fra il reale e il virtuale. E altra mistica. Cito alcuni titoli a salire nel tempo, pietre angolari, rimando all'essenza: Guerre stellari (il digitale), Incontri ravvicinati (alieni buoni), E.T.(intelligenza artificiale), Blade Runner (il destino dell'uomo), Matrix (uomo contro macchina).

Summa
Avatar è la summa di tutti i codici e di tutti i titoli del genere. In questo lungo capitolo sui modelli, il film di Cameron assume un ruolo da primatista, per molte ragioni. Non si può ignorare, come premessa, l'elemento (quasi) nuovo che gli appartiene, il 3D, che ha fatto da ariete nell'iperbole generale che riguarda Avatar, a cominciare dal record assoluto degli incassi. Avatar va guardato con attenzione, e con attenzione misurato. È sì un capolavoro, ma occorre inserirlo in un contesto. E qui riproduco alcuni stralci della lunga recensione che ho scritto a suo tempo, e che è uno dei capitoli fondamentali che aprono il libro Storie di cinema.

"... Tutte le storie sono già state inventate così come tutti i codici dominanti, e non è stato il cinema a inventare e raccontare per primo. Il nodo è proprio questo: il pericolo che al cinema vengano attribuite paternità che appartengono ai maestri legislatori di altre epoche, quando... il cinema non c'era. Avatar contiene metafore infinite, ispirazioni radicali, dolori e sentimenti naturali, antropologici. Il cinema arriva buon ultimo nella scoperta, ma diventa importante nella rappresentazione. Il regista, nello sforzo, nella creatività, nell'estetica, insomma nel "cinema", si è portato molto avanti, ha davvero evoluto, se non trovato, una frontiera. Fantasy, davvero fantasy, nobile fantasy, se non arte nobile. Il tema è antico, espresso dal pianeta Pandora: l'umano civile che si ritrova in un mondo primordiale e naturale e si integra coi "primordiali/naturali", ritrovando la prima mistica, magari incoraggiato dall'amore. L'enfatizzazione del film, avallata anche dai numeri, ci sta. È un titolo che i libri certo riporteranno. Il nodo è un altro, che esprimo così: sempre di film trattasi. Riprendo il concetto iniziale "Tutto è già stato inventato e raccontato". Parto da alcuni richiami del cinema che sono espliciti, dico, fra gli altri, Guerre stellari, naturalmente Aliens e Terminator (2), queste ultime autocitazioni. E poi Balla coi lupi, col bianco Costner che a contatto col popolo rosso si integra diventandone alleato contro la propria gente. È esattamente lo stesso percorso dell'Avatar. Il film diretto da Costner è di pura derivazione cinematografica, lo sceneggiatore è Michael Blake. Intendo dire che alla base non c'è un romanzo, un testo nobile. Balla coi lupi si è riferito a un tema, a un codice fondamentale, ancestrale, l'Eden. Il pianeta Pandora cos'è se non una proposta di Eden? Il codice, quel primario bisogno umano, sappiamo da dove derivi, dai primi tempi, dalle prime scritture dell'umanità, orientali, mediorientali, cristiane, che siano..."

Grandi chiavi
"....Maestri-legislatori: non sono molte quelle grandi chiavi. L'eroe, l'avventura e il ritorno (Omero); l'al di là (Alighieri); il grande amore (Romeo e Giulietta, Shakespeare); passioni estreme (i tragici greci); Cenerentola, il mito dell'emancipazione; Freud, senza il quale gran parte della letteratura e del cinema (Hitchcock per esempio) non esisterebbe. L'Eden è il primo sentimento, la prima idea e il primo desiderio. È nostro, non si lascia rimuovere. Un'eco importante, letteraria, di minore mitologia certo, sull'uomo che si integra e si ribella alla propria civiltà arriva da 1984 di Orwell. Il protagonista Winston Smith che dovrebbe spiare il popolo, essere delatore di comportamenti avversi al regime, diventa invece parte del popolo e si ribella al regime. Un'altra rappresentazione perfetta, che fa testo, arriva da Egdar Rice Burroughs, l'inventore di Tarzan, l'uomo scimmia che preferisce rapportarsi con la foresta e gli animali, piuttosto che con la cosiddetta civiltà.
Questi nomi, e questi esempi non sono una partenza enfatica, ma un'ispirazione che Avatar raccoglie secondo le regole più avanzate del cinema. Arrivo a dire che in chiave estetica di immagine e di racconto, forse nessuno ha mai rappresentato con tanta "meraviglia" il rapporto fra umano e natura..."

C maiuscola
Poi c'è la Cultura (c maiuscola). Avatar è stato analizzato da tutta l'intelligenza. C'è chi ha ricordato le macchie di Rorschac, quelle forme di inchiostro che trasmettono ad ogni singolo individuo un significato personale. David Brooks, firma prestigiosa del New York Times, ha tirato in ballo la storia del buon selvaggio che si rapporta con l'uomo bianco, civilmente superiore. Qualcuno ha anche evocato la vicenda di Hiroshima, che starebbe per diventare un film, dunque l'attitudine del cinema americano di attaccare il proprio paese. Lo scrittore cinese Han Han ha rapportato il film con la situazione dei cinesi sfrattati delle vecchie case che faranno posto a palazzi di lusso. Il filosofo francese Philippe Corcuff, ha dichiarato che "... L'ecologia radicale chiama il conflitto contro le forze dominanti." Il Vaticano proprio non ama Avatar: "la natura non è più la creazione da difendere, ma la divinità da adorare."Ho detto Cultura. È questo il grande errore. Ribadisco che di film trattasi. Comanda il digitale intorno al quale l'autore ha applicato "le idee già pensate e le storie già raccontate". Il cinema non deve essere il nuovo punto fermo culturale. Non ne ha la profondità e la natura. C'è sempre un'intelligenza che è arrivata prima di lui. Sociologi, scrittori, filosofi, Vaticano... troppo onore, la cultura ha il diritto del risentimento. Avatar si pone come una sorta di Nuovo Concilio, non di Trento (quando si dovette gestire il protestantesimo) ma Hollywoodiano. Il film sarebbe il nuovo Big Bang. Intenderebbe essere posizionato al centro del sistema copernicano della dottrina..."

Esempio
"...Avatar è un magnifico film ma può far danno, diventare un esempio troppo visto, troppo pronunciato, troppo dibattuto, troppo invasivo. Sovradimensionato.
Negli stessi giorni sono usciti "Invisibili" di Paul Auster, e "I ragazzi di Charleston" di Pat Conroy. Intelligenze fra le più fini e avanzate della letteratura americana. In seguito, magari diventeranno film, e i film non riusciranno comunque a rappresentare in tutta la profondità quei contenuti. Intorno ai due titoli non c'è stato un milionesimo del movimento di Avatar. Sono solo libri, come l'Odissea e la Divina Commedia..."

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