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Storia "poconormale" del cinema: il comico (6)

Una rilettura non convenzionale del cinema secondo Pino Farinotti.
di Pino Farinotti

Puntata 70: I love you Woody
Jacqueline Bisset (Winnifred Jacqueline Fraser-Bisset) (79 anni) 13 settembre 1944, Weybridge (Gran Bretagna) - Vergine. Interpreta Liz Hamilton nel film di George Cukor Ricche e famose.

venerdì 25 giugno 2010 - Focus

Puntata 70: I love you Woody
Nel film Ricche e famose, Jacqueline Bisset è una scrittrice, letteratura alta, a fronte della sua amica rivale Candice Bergen, che scrive best seller solo da mercato. Durante una lite, l'"intelligente" Jacqueline urla alla "popolare" Jacqueline che per la qualità e il talento, quelli veri che cambiano il mondo, bisogna essere di New York, ebrei e omosessuali. In realtà quel concetto è presente in molti, molti altri contesti. Dunque è bene assumerlo come... assunto.

Qualità
Woody Allen è di New York, ebreo ed eterosessuale. Nonostante la mancanza di una delle tre "schede", talento e qualità non gli mancano. La sua vita privata assomiglia del tutto alla sua vita rappresentata nei film. È, dal liceo, il brutto anatroccolo, ma dotato. Viene da Brooklyn, famiglia modesta, deve arrabattarsi subito. Lavori normali, per Woody, nessuno. Ha senso dell'umorismo e sa scrivere, tanto vale cercare di far fruttare le attitudini. La circostanza favorevole arriva, quando gli capita di incontrare Bob Hope, certo in declino, ma sempre un nome da rispettare. Il repertorio di Hope ha bisogno di essere rivisto e Allen trova la formula giusta, sulla base del tradizionale umorismo del grande comico, non priva di una cifra surreale. Grazie a Woody, Hope torna ad avere un certo successo, e il meccanismo è reciproco, essere al fianco del mostro sacro giova anche al giovane. Allen nasce scrittore, e si affina, prima di pensare al cinema frequenta gli intellettuali del Greenwic Village e lavora sui testi degli artisti che si esibiscono in quei locali. Accetta, senza grande entusiasmo di lavorare per la televisione. Si sa, i testi per il piccolo schermo non ti permettono grandi esercizi di intelligenza, però ti fanno guadagnare. L' esercizio creativo, gratificante, viene esercitato nei pezzi che Allen riesce a vendere a testate come il New Yorker e Playboy. Un inciso, visto che di talento si parla, Woody si scopre anche musicista, clarinettista serio, se è vero che tiene concerti nei locali, a fianco di grandi professionisti.

Carattere
Poi c'è qualcuno che ritiene di usarlo come carattere, sempre il bruttino che si può maltrattare, in un film. Il titolo è Ciao Pussycat, di Donner. Ormai è pronto al salto di qualità, dalla scrittura alla cinecamera, e nel 1969, trentaquattrenne, firma il suo primo film, Prendi i soldi e scappa. Woody è un rapinatore, alla Woody naturalmente, maldestro. Si presenta a un cassiere con un foglietto "sei sotto tiro, agisci con calma", il cassiere non capisce "cosa vuol dire apisci con calma?" "non è apisci, è agisci." e cominciano a discutere fino all'arrivo di un poliziotto. Il solito "sorriso ebraico" il personaggio dello shlemiel alla Jerry Lewis, il maldestro in situazioni perennemente disastrose, e nessuno che lo prenda in considerazione o che lo rispetti. La derivazione di Woody era, naturalmente dei primi maestri, i Marx. Allen non ha mai negato quella parentela, soprattutto non ha mai rinnegato il leader di quella famiglia, Groucho. E poi tutto il resto che sappiamo: la grande nevrosi. Lo psicanalista, le pillole, le donne che lo maltrattano, i musei, i party, i discorsi colti, le mogli che lo lasciano... Scelgo un unicum, Manhattan, come paradigma generale del grande autore: sua moglie Meryl Streep lo ha lasciato per una donna. Lei gli dice "lo conoscevi il mio problema, anche il tuo psicanalista ti aveva avvertito". Lui risponde "è per quella regione che cambiai psicanalista". Ancora: è in taxi con Diane Keaton di cui si è innamorato. Racconta al suo amico, "era talmente bella che mi distraeva dal tassametro".

Disastri
I suoi disastri sentimentali nel privato venivano comunque esorcizzati, come nei film. Magari lavorando con le compagne del momento, Harper, Keaton, Farrow. Meglio disastri&confusione, come nei generi che ha sperimentato, di volta in volta, verso il drammatico, addirittura verso il thriller, ma sempre rimanendo lo shlemiel adattato. E poi, Woody, ci sta al fianco, per via delle sue/nostre nevrosi eccetera. Sì, l'identificazione, anche se lui non è Alberto Sordi, voglio dire, non sta al fianco di tutti. I suoi film, anche nell'età dell'oro non riempivano le sale, erano, e sono, lontanissimi dai biglietti staccati dai "cinepanettoni" e roba del genere. Insomma non è capito proprio da tutti ma è capito dal target buono.

Vale la pena
Ancora in Manhattan, Allen, disteso su un divano, detta al registratore un'indicazione importante: "Beh, devo essere ottimista. Va bene, dunque, perché vale la pena di vivere? Ecco un'ottima domanda. Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me... io direi... il buon vecchio Groucho Marx, tanto per dirne una, e Joe Di Maggio e... il secondo movimento della sinfonia Jupiter... Louis Armstrong, l'incisione Potato Head Blues... i film svedesi naturalmente... L'educazione sentimentale di Flaubert... Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle incredibili... mele e pere dipinte da Cézanne, i granchi da Sam Wo, il viso di Tracy...

In Tutti dicono I love you, sempre nei suoi disastri sentimentali, si ritrova a camminare lungo la Senna con la sua ex moglie Goldie Hawn, lei si è rifatta una vita, ha un'altra famiglia. È dolce il ricordo di quando stavano insieme. Lei gli dice "sì, il nostro rapporto era un disastro, ma mi facevi ridere." E ballano su una canzone di Cole Porter. E Woody ci fa ridere da più di quarant'anni. Davvero non è poco.

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