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The Women: il club delle donne

Arriva il remake di Donne di Cukor, con un cast all stars.
di Marianna Cappi

Il regista delle donne
Annette Bening (65 anni) 29 maggio 1958, Topeka (Kansas - USA) - Gemelli. Interpreta Sylvia Fowler nel film di Diane English The Women.

lunedì 6 ottobre 2008 - Approfondimenti

Il regista delle donne
Non proprio la miglior commedia di Clare Boothe Luce, non certo il miglior Cukor. Ma queste premesse non hanno scoraggiato Diane English che, pur di rivedere sullo schermo The Women si è messa per la prima volta al posto di regia per far risorgere un progetto che si era arenato nel momento in cui sia Julia Roberts che Meg Ryan avevano fatto sapere di voler recitare la stessa parte.
Nel 1939, George Cukor, "il regista delle donne" - che già aveva accolto sotto i suoi riflettori Katharine Hepburn, Greta Garbo e Joan Crawford e più avanti avrebbe avuto Judy Holliday, Judy Garland e Audrey Hepburn, senza lasciarsi sfuggire nemmeno Ava Gardner, Anna Magnani e la Monroe - pone Norma Shearer (all'epoca miss Mgm e già Giulietta per Cukor nell'adattamento shakespeariano del '36) al centro di un circolo di donne dell'alta società, impegnate nella nobile arte del ricevimento e in quella meno nobile ma ben più affinata del pettegolezzo. È in questo modo, dalla chiacchiera molesta ed irrefrenabile di una manicure, che Mary Haines viene a sapere che il marito la tradisce con una commessa del banco dei profumi (la Crawford, maliarda impenitente) e, incapace di dare ascolto alla madre che le suggerisce di far finta di nulla perché così fan tutte, sceglie la strada del divorzio. Ma la fine della convivenza non rima per forza con la fine dell'amore e Mary, stanca di soffrire, conscia che il marito non soffre meno di lei, si fa crescere gli artigli e se lo riprende, a colpi di lingua biforcuta. È qui, in questo finale da pochade che segue il mélo dello strazio della figlia undicenne degli Haines (che il remake riscrive e alleggerisce) che si misura tutta la distanza tra il film di Cukor e quello della English.

Amiche o nemiche?
Ex fidanzatina d'America, generosa di sorrisi e di lacrime ma nota soprattutto per i sospiri che dedicò a Billy "Harry" Crystal nel 1989, Meg Ryan si ritrova oggi in un ruolo a lungo passivo, curiosa e strategica mimesi del suo letargo cinematografico, per risvegliarsi dal quale cerca soddisfazione nel lavoro. Mentre la Shearer si prestava, per il proprio interesse, a giocare il gioco sporco delle altre, la Ryan si adegua solo apparentemente, rinunciando ai boccoli da ingenuotta e virando su un look total black, ma non va in cerca dell'amore quanto del riconoscimento e di se stessa.
Non è un segreto, che il recente The Women abbia visto la luce (del proiettore) grazie al successo di botteghino di Sex and the City, che ha convinto la produzione e la distribuzione riguardo all'esistenza di un pubblico interessato ad un prodotto rosa shocking (o dovremmo dire "rosso giungla"...), ma la English ha peccato di gratitudine e ha trasformato la satira al vetriolo di Clare Boothe Luce (e di Anita Loos, la sceneggiatrice di Cukor) in un tributo all'amicizia tra donne, giungendo persino a replicare (più o meno coscientemente, non sappiamo) l'incidente di percorso tra le due migliori amiche che già riempiva la recente trasposizione cinematografica della serie della Hbo come un unico gonfiato "caso di puntata".

Curiosità
Resta la curiosità per come una penna meno attenta alle ingannevoli richieste del mercato e più incline a calcare il polso sul foglio avrebbe descritto le riunioni femminili dell'upper class odierna. La regista pone le basi – il mondo dell'editoria e della moda, la chimera della campagna e delle beauty-farm -, tratteggia qualche personaggio interessante – la scrittrice lesbica di Jada Pinkett Smith, l'agente pluridivorziata di Bette Midler - ma non ha il coraggio di spingersi oltre le coordinate d'ambientazione. Chi cerca un tocco di autenticità nel film lo troverà nelle labbra finte di Meg Ryan. Chi cerca la patina della commedia sofisticata la troverà nella citazione di Ricche e Famose dello stesso George Cukor, dove Meg Ryan e Candice Bergen figuravano già come figlia e madre. Chi cerca un altro luogo in cui l'uomo c'è ma non si vede, lo troverà in 8 donne e un mistero di François Ozon: un altro girotondo di segreti in musica, un altro regista delle donne.

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