Grazie alle piattaforme streaming digitali, Matt Smith ha potuto incarnare il Principe Filippo di Edimburgo nelle prime due stagioni del serial The Crown, lasciando poi il posto agli ottimi Tobias Menzies e Jonathan Pryce per le stagioni successive e portandosi a casa una candidatura agli Emmy Awards come miglior attore non protagonista (purtroppo soffiatagli via dalla performance di Peter Dinklage in Il trono di spade).
Un ruolo importante per la sua carriera, che gli ha permesso di interpretare una figura reale trascendendola dalla sua posizione nobiliare, quindi andando a ricreare l'uomo dietro le effigi, restituendoci il ritratto di un maschio alfa irrequieto, che era stato subordinato al singolare ruolo di "elemento del cerimoniale" da parte della moglie sovrana, ma che ha trovato una sua via di fuga dall'irritante realtà nell'intensa passione per la competitività, per la natura sportiva, per il conflitto, la sfida e sì, anche nella propria mascolinità.
Smith riesce in tutto questo, per quanto irritanti trovasse certe battute, per quanto non si sentisse pienamente a suo agio nel replicare certi suoi comportamenti. Per quanto, insomma, il Principe Filippo fosse lontano, un abisso e oltre, da lui. Ma non è forse questo ciò che fa un attore? Svolgere al meglio l'impersonare, al di là di preconcetti che avrebbero di sicuro ridotto o distorto la recitazione?

Undicesimo Dottor Who
Ma il Principe Filippo non è il solo personaggio che gli ha offerto la notorietà. Matt Smith è anche uno degli innumerevoli Dottor Who della storia della fantascienza televisiva britannica, l'undicesimo per la precisione, continuando una lunga tradizione decennale, cominciata con William Hartnell nel 1963. È stato il più giovane Dottore nella lista dei Dottori, tanto è vero che ha saputo offrire al personaggio una gioiosa sensibilità quasi infantile. Descrivendo questa sua esperienza come un onore che gli ha permesso di lavorare con stimati colleghi come Karen Gillan, Arthur Darvill e Jenna-Louise Coleman, ha poi lasciato il ruolo nelle mani del Premio Oscar Peter Capaldi, per abbracciare nuove esperienze lavorative, come essere l'artista Robert Mapplethorpe nel biopic Mapplethorpe o Daemon Targaryen nello spinoff prequel del Trono di spade, House of the Dragon.

La morte della vita sociale
Nato a Northampton il 28 ottobre 1982, fratello della ballerina Laura Jayne (che appare nel videoclip cult di Eric Prydz "Call on Me"), frequenta la Northampton School for Boys, entrando a far parte della squadra di football dell'istituto. Purtroppo, un infortunio alla schiena gli impedirà di proseguire la carriera sportiva. Introdotto all'arte drammatica da una sua insegnante, dopo alcune resistenze, riesce ad appassionarsi alla recitazione, tanto da persuadere se stesso a unirsi al National Youth Theatre di Londra: aveva sempre giudicato le esperienze su teatrali come "la morte della sua vita sociale da teenager". Lasciata la scuola, Smith studierà alla University of East Anglia, laureandosi nel 2005 in scrittura creativa e drammaturgia.

Unico Dottore candidato ai BAFTA
Il suo primo ruolo televisivo è all'interno degli adattamenti di due libri di Sally Lockhard, The Ruby in the Smoke e The Shadow in the North. Seguiranno altri ruoli in miniserie drammatiche come Party Animals con Andrea Riseborough. Dopo il fallimento del provino per un ruolo nella sitcom The Inbetweeners (gli fu preferito Simon Bird), ottiene quello di Undicesimo Dottor Who nell'omonima serie tv, che lo porterà al successo internazionale, nonché a una candidatura ai BAFTA (cosa mai accaduta a un interprete di un Dottore prima di allora). Terminata questa esperienza, vestirà i panni del marito della Regina Elisabetta II, il Principe Filippo, Duca di Edimburgo, nel royal drama di Netflix The Crown.

Al cinema
Smith ha intervallato i ruoli televisivi con quelli cinematografici. Entrato nel cast di In Bruges nel 2008, interpreta una versione giovane del personaggio di Ralph Fiennes, ma non apparirà nel film perché le sue scene furono tagliate nel final cut. Nel 2010, è con Eva Green e Lesley Manning in Womb e, tre anni dopo, appare nel debutto registico di Ryan Gosling Lost River. Continua ad avere ruoli di secondo piano anche nel fantascientifico Terminator Genisys e negli horror PPZ - Pride + Prejudice + Zombies e Patient Zero. Solo dopo il successo di The Crown, viene scritturato per il suo primo ruolo da protagonista nel biopic sul fotografo Robert Mapplethorpe. Sarà poi Charles Manson in Charlie Says e ritornerà a un ruolo di supporto in Official Secrets: Segreto di stato (2019).

Teatro
Sul palcoscenico, dopo aver portato l'opera di Simon Stephens "On the Shore of the Wide World", è Lockwood in "The History Boys" e affianca Christian Slater in "Swimming with Sharks", già portato sul grande schermo con il titolo di Il prezzo di Hollywood. Sarà poi Henry in "That Face" di Polly Stenham, che lo farà andare incontro ai plausi della critica, e Patrick Bateman nell'adattamento musicale di American Psycho, ricongiungendosi alla sua compagna di set in The Crown, Claire Foy, per "Lungs".

Vita privata
Matt Smith è conosciuto per la sua movimentata vita sentimentale. Dopo una relazione con l'attrice e cantante brasiliana Mayana Moura, si è legato per quattro anni alla fotomodella Daisy Lowe e per cinque con l'attrice Lily James. Terminata anche quest'ultima relazione, ha avuto alcuni flirt con colleghe come Claire Foy, Karen Gillian ed Emilia Clarke.