Django Unchained |
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Un film di Quentin Tarantino.
Con Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo DiCaprio, Samuel L. Jackson, Kerry Washington.
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Titolo originale Django Unchained.
Western,
durata 165 min.
- USA 2013.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 17 gennaio 2013.
MYMONETRO
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Tarantino, il suo passato e il western
di Marco MichielisFeedback: 2925 | altri commenti e recensioni di Marco Michielis |
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domenica 20 gennaio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il Quentin Tarantino che affronta il western è il Quentin Tarantino che fa i conti con se stesso, con la propria opera, la propria adolescenza, la propria cinefilia, insomma con gran parte della sua esistenza. E “Django unchained” non poteva non risultare un omaggio all'incursione italiana nel genere, lo spaghetti-western, ai grandi maestri del ragazzone di Knoxville, i due Sergio, Leone e Corbucci, quest'ultimo regista, per l'appunto, dello storico “Django” del '66 con Franco Nero (che qui fa un cameo gustosissimo). Com'è naturale, però, Tarantino ci mette del suo, e parecchio del suo, anche. Molti hanno parlato di rivisitazione del genere fatta dal regista del Tennessee; io, personalmente, sono solo in parte d'accordo con quest'affermazione. Forse è preferibile parlare, più che di una vera e propria rivisitazione, di una lettura squisitamente personale e originale del western da parte di Tarantino (è innegabile, del resto, l'impronta del suo stile fatto di dialoghi surreali e violenza esplicita e inaspettata): il termine “rivisitazione”, infatti, sembrerebbe implicare una precisa volontà di rifondare il genere preso in esame, volontà che in Tarantino è del tutto assente. Inutile girarci attorno, il western, ahimè, è morto, e lo sappiamo bene. Allora ecco che il regista di “Pulp fiction” non si smentisce e non delude i suoi milioni di fan, infarcendo la pellicola con la solita moltitudine di citazioni, musiche coinvolgenti (alcun brani di ultima generazione hanno un effetto veramente straniante e arricchiscono la scena di adrenalina pura) e personaggi assolutamente fuori dal comune e politicamente scorretti. E battute talmente surreali e geniali, che sembrano fermare il tempo della narrazione per accedere a quello della risata e dell'incredulità dello spettatore. Può darsi che alla lunga, se la sua carriera da cineasta dovesse proseguire (me lo auguro di cuore), Tarantino e i suoi marchi di fabbrica stuferanno chiunque. Reinventarsi ad ogni pellicola non tradendo se stessi, si sa, non è mai facile. Ma per il momento non è così, e quasi tre ore di “Django unchained” ce le godiamo dal primo all'ultimo minuto, auspicando in maniera vana che non passino mai. Menzione obbligatoria per il cast, in particolar modo per Christoph Waltz, attore che pare essere nato apposta per recitare nei film tarantiniani, che fornisce una prova di assoluto spessore e originale gestualità. Ah, e come dimenticare la citazione finale da “Il buono, il brutto e il cattivo”: da paura!
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