Il grande Gatsby |
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Un film di Baz Luhrmann.
Con Leonardo DiCaprio, Tobey Maguire, Carey Mulligan, Joel Edgerton, Isla Fisher.
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Titolo originale The Great Gatsby.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 142 min.
- Australia, USA 2013.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 16 maggio 2013.
MYMONETRO
Il grande Gatsby ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Pessime intenzioni, pessimo risultato
di Marco MichielisFeedback: 2925 | altri commenti e recensioni di Marco Michielis |
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venerdì 17 maggio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
I primi sentori di delusione si erano già avvertiti guardando la buffonata (perchè di buffonata si è trattato) messa in piedi da Luhrmann e soci sulla “montées des marches” a Cannes, con improbabili coreografie e ballerine stile anni '20 ad accompagnare cast e regista verso la prima. Il silenzio imbarazzato della platea del festival, a fine proiezione, non aveva fatto che rinsaldarli, ma, nonostante tutto, per non autoaccusarmi di disonestà intellettuale, ho deciso di andarmi a vedere questo tanto pubblicizzato “Il grande Gatsby”. In sala, lo sconforto, alla fine del film, è stato compiuto e totale. Luhrmann, se voleva girare un po' di pellicola con l'unico e dichiarato scopo di farsi apprezzare per saper muoversi bene tra i programmi informatici e gli effetti speciali conseguenti, avrebbe potuto benissimo dirigere uno spot pubblicitario e non cimentarsi in quella che dovrebbe essere la trasposizione cinematografica di un romanzo simbolo della caduta e della rovina del grande sogno americano. Non c'è un solo istante del film in cui affiori anche solo lontanamente la forza impressionante e coinvolgente della narrazione fitzgeraldiana e della sua storia, se si eccettua il finale lungo, melenso e pateticamente metafisico rispetto al contesto in cui è inserito. Ecco dove sta un'altra pecca del lavoro del regista australiano, nell'incoerenza assoluta del film: danze, feste e musiche del tutto non in linea con l'epoca che si vuole rappresentare (forse che servirsi di un repertorio jazz lo schifava?) si alternano, senza soluzione di continuità, a dialoghi di una pochezza imbarazzante, la cui pretesa drammaticità è data unicamente dal sottofondo sonoro. La citazione finale da “Viale del tramonto”è da mettersi le mani nei capelli per quanto risulta scontata e fredda, e le due ore di proiezione trascorrono accompagnate da una brutale indifferenza, con il pubblico maschile che s'accontenta di guardare Carey Mulligan, mentre quello femminile fa lo stesso con DiCaprio ed entrambi non riescono a soffocare risate di puro sbeffeggiamento nei momenti di imbarazzo reciproco che quest'ultimi interpretano rispettivamente nei panni di Daisy e Gatsby, in occasione del loro nuovo incontro. Il solo elemento che forse può, in qualche modo, rapportarsi al libro, è il ruolo giocato dallo scrittore Nick Carraway, spettatore più o meno passivo della vicenda, come nell'opera di Fitzgerald, ma siamo onesti: se gli anni '20 fossero stati veramente come Luhrmann ha voluto rappresentarli, allora questo nostro ventunesimo secolo andrebbe rivalutato in positivo.
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