Parliamo di Gatsby, come se quel nome non fosse già sulla bocca di molti. Ci viene presentata una moderna rivisitazione cinematografica (la quarta), in stile moderno e dinamico, del romanzo di Francis Scott Fitzgerald del 1925, diretta da Baz Luhrmann, con protagonisti Leonardo di Caprio, Tobey Maguire, Carey Mulligan, Joel Edgerton. Pellicola ambientata negli anni Venti, in America, nell’età del jazz, del proibizionismo, delle Borse che fruttavano agli intraprendenti del mercato finanziario copiosi guadagni: in poche parole gli anni del mito americano, con tutta la sua incoerenza e dissolutezza.
Nick Carraway (Tobey Maguire), giovane operatore sul mercato finanziario, tramite i suoi ricordi, ci porta subito all’interno della storia, nella sua nuova casa, sull’isola di Long Island, dove come vicino ha il signor Gatsby (Leonardo DiCaprio), un misterioso milionario che ha l’abitudine di organizzare sontuose e grandiose feste, dove partecipano migliaia di persone, senza mai apparire in pubblico (molti dubitano pure dell’esistenza di un Gatsby). Nick viene a conoscenza di questo mondo così appariscente e brioso, dove insieme a lui ci sono i protagonisti Daisy Buchanan (Carey Mulligan), sua cugina, moglie di un ex campione di polo interpretato da Joel Edgerton. I rapporti tra i personaggi costruiti sulla superficialità e menzogna andranno collassando con il proseguire della narrazione. L’unico rapporto che sopravvive è quello tra Jay Gatsby e Nick, che durerà fino alla fine. Infatti Nick è il silenzioso testimone disgustato di questa spirale distruttiva. Il sogno americano e il sogno di Gatsby sono destinati a fallire. Ma Gatsby non demorde e vuole raggiungere l’obiettivo che tanto desidera: riallacciare i rapporti interrotti, a causa della guerra, con Daisy. Come dice Nick, la qualità di Gatsby è la speranza; Gatsby ne è l’incarnazione.
Piuttosto staccato con il posato film del 1974 con Mia Farrow e Robert Redford, Baz Luhrmann ripropone i suoi film con tanto di inquadrature luminose e sgargianti, dando ampio spazio e carica meravigliosa all’immagine, in pieno stile dei suoi film (Ballroom – Gara di Ballo, Romeo + Giulietta, Moulin Rouge!, Australia) senza dimenticare la recitazione e una sceneggiatura quasi mai superficiale.
Le musiche sono prodotte dal rapper Jay-Z e The Bullitts, con tracce cantate da artisti come Beyoncè, will.i.am, Lana Del Rey, il gruppo Florence and The Machine, Emeli Sandé, lo stesso Jay-Z e Sia. La colonna sonora ci strasporta chiaramente al centro delle scene di ballo insieme ai personaggi che ballano il charleston e il foxtrot mixati con l’hip-hop. Un’idea ben riuscita, ricordandosi sempre che è una rilettura (post-)moderna dell’opera. I costumi ben curati nei dettagli e in sintonia con l’epoca ci ricordano la “classicità” dell’opera. Ho trovato fastidiose le corse in macchina, per intenderci un po’ troppo alla Fast and Furious. Il film rischia nella credibilità che può cadere in una farsa quando avviene, in una scena, un’accesa discussione tra i personaggi principali. Un DiCaprio con un gran fascino, immedesimato piuttosto bene nella parte di Jay Gatsby. Lo stesso vale per Joel Edgerton nella parte dell’antagonista. Anche Tobey Maguire nella parte di Nick, tranne in qualche scena, risulta piuttosto credibile, anche se rimane ancora non abbastanza espressivo e in alcune scene forse un poco empatico. Non è stato veramente di rilievo il personaggio di Daisy, nonostante il fascino dell’attrice Carey Mulligan.
Quindi il film merita la visione per il piacere che si riscontra nell’atto stesso di vederlo: una gioia per gli occhi. Aspettative non deluse, tranne per qualche leggera pecca nello scorrere del film, e nella riuscita dei personaggi. Mai noioso. Molto apprezzato il finale, che ricarica il film del fascino che prima aveva un pochino perso.
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