Il grande Gatsby |
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Un film di Baz Luhrmann.
Con Leonardo DiCaprio, Tobey Maguire, Carey Mulligan, Joel Edgerton, Isla Fisher.
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Titolo originale The Great Gatsby.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 142 min.
- Australia, USA 2013.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 16 maggio 2013.
MYMONETRO
Il grande Gatsby
valutazione media:
2,93
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il Grande Schermo Verde.di IuriVFeedback: 19621 | altri commenti e recensioni di IuriV |
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domenica 8 febbraio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La prima cosa che mi ha colpito di questo film è la ricerca estetica che il regista ha voluto mettere in atto. L'orgasmico green screen da un fantastilione di dollari che Luhrmann impone alla sua pellicola, infatti, più che fare da sfondo, sembra sommergere tutta la narrazione, con i suoi fari verdi, le sue luci in lontananza e il suo aspetto coloratissimo. Questa scelta, se non proprio coraggiosa, è comunque fortemente distintiva. Il romanzo di Fitzgerald ha già beneficiato di un paio di trasposizioni cinematografiche e c'è da aspettarsi che altre ne verranno in futuro. Quindi Luhrmann decide di metterci il marchio, proponendone una versione molto pomposa, al limite del barocco. Quello che realmente manca è una riflessione su quello che la storia ha il potenziale di raccontare. Non ho mai letto il testo originale, ma mi pare di intuire che, dietro lo scenario in CGI, in realtà si possa parlare una vicenda che mette insieme vari contrasti, sia sociali che personali, che vanno dalla lotta di classe tra i ricchi e i minatori, a quella più sottile tra vecchia aristocrazia e nuovi milionari. Ma queste situazioni risultano appena accennate. Ciò è dovuto principalmente a una caratterizzazione dei personaggi non troppo approfondita, quasi che il regista ci tenesse a farci sapere che la sua intenzione è esclusivamente quella di intrattenere. E se DiCaprio, con il suo ricco campionario di mossette, riesce a dare una fisicità al suo Gatsby, gli altri si adeguano all'andazzo generale e si accontentano di esserci. Maguire prima di tutti, che sembra sempre quello che va alle feste perché è amico del padrone di casa, ma se ne sta in un angolo senza riuscire a integrarsi. Un po' è il suo personaggio che richiede questo approccio, interpretando colui che può osservare la parabola di Gatsby da una posizione privilegiata. Pare però di capire che, per il biondo Leo, la figura di Nick sia importante e che si aspetti da lui collaborazione. Collaborazione che l'ex Peter Parker non sembra in grado di offrirgli, preferendo farsi sovrastare dalla recitazione più consapevole di DiCaprio. Poi c'è "lacrima facile" Mulligan, attrice che non sono quasi mai riuscito a farmi piacere a causa del suo stile piagnucoloso che tende ad appiattire tutti i personaggi che porta in scena. Stile che ha, secondo me, portato fuori di più di qualche metro l'essenza della sua Daisy, togliendole parte di quella sua crudeltà infantile che solo lo spiegone finale ha provato a restituire. Nonostante questo (o forse proprio per questo) Il Grande Gatsby è una pellicola che scivola via bene e non fa sentire il peso delle sue due ore e venti. Questo perché beneficia di un ritmo vivace, che si armonizza bene con le immagini che passano sullo schermo. La computer grafica e la ricerca estetica sono spinte, ma c'entrano l'obbiettivo di essere belle. Menzione a parte merita la colonna sonora. Anche qui la scelta è ardita e dai risultati altalenanti. Per dare un colpo da nuovo millennio a questa storia, la selezione musicale punta su inserti moderni, spesso sostituendo lo swing o il jazz dell'epoca con rivisitazioni in chiave rap o rock. In alcuni punti l'alchimia riesce bene, ma vedere ballare l'hip hop in un contesto anni venti non è una cosa molto elegante. Insomma si è osato, ma non è andata sempre bene. In conclusione Gatsby è un film che si guarda anche volentieri. Ma l'impressione è che la sua pomposità non verrà ripagata dall'immortalità cinematografica.
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