Il grande Gatsby |
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Un film di Baz Luhrmann.
Con Leonardo DiCaprio, Tobey Maguire, Carey Mulligan, Joel Edgerton, Isla Fisher.
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Titolo originale The Great Gatsby.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 142 min.
- Australia, USA 2013.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 16 maggio 2013.
MYMONETRO
Il grande Gatsby
valutazione media:
2,93
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La grande ipocrisiadi Marce84Feedback: 4633 | altri commenti e recensioni di Marce84 |
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lunedì 7 luglio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il Grande Gatsby di Baz Luhrmann è un film ridondante di musica, colori, feste, esagerazioni. Proprio come lo erano gli anni ’20 in America, i cosiddetti “Anni Ruggenti”. Anni in cui le illusioni di ricchezza e di un futuro prospero stavano crescendo e in parallelo si abbassava il livello morale di una società corrotta e vuota. Il tutto avrebbe portato, infatti, nel giro di poco meno di un decennio alla Grande Depressione del ’29. Nel film questo è facilmente interpretabile e il regista non smette di sottolinearlo, di portare tutto all’eccesso da un lato per criticare l’America dall’altro per dire agli spettatori “guardate che tutto è illusione, l’esagerazione porta alla tragedia, la ricchezza priva di valori è effimera”. In questo contesto la figura di Gatsby, come al solito ben interpretato da Di Caprio, è complice e vittima allo stesso tempo. Perché Gatsby è il prodotto di quella società, fatta di illusioni, di facili promesse di ricchezza, di corruzione, di arricchimento sfrenato e voglia irrefrenabile di scalare la classe sociale. Però Gatsby è anche vittima, in quanto, nonostante tutto, egli è portatore di un sentimento puro e incorrotto, di un disegno folle ma ricco di speranza. Ma in questo contesto l’amore puro non può trionfare e la tragedia è dietro l’angolo. I personaggi che riescono ad adattarsi meglio all’epoca sono i coniugi Buchanan, ricchi, ambigui, opportunisti: parlo chiaramente di Tom Buchanan, che curiosamente il regista ha scelto di rappresentare quasi come se fosse un personaggio “da cartone animato”, “un pupazzo”, come per dire “lui rappresenta la negatività dell’epoca, però non prendetelo troppo sul serio, potete anche usare l’ironia per sopportarlo”. E l’altra è Daisy, oggetto del desiderio di Gatsby, ma scostante, insicura e che alla fine fa la scelta più comoda. Difficile sopravvivere ai tempi se si è invece come Gatsby, dall’animo puro e dalla speranza incorruttibile o come Nick Carraway, persona dalle buone maniere, che non vuole “sporcarsi” con il marcio che lo circonda, mantenendo il distacco nei confronti del mondo, pur chiedendo anch’egli un proprio posto. In conclusione, credo che la rappresentazione di Luhrmann sia stata resa così eccessiva e caotica, proprio per sottolineare meglio un aspetto della società umana, metaforizzata con l’America degli anni ’20, ovvero l’ipocrisia umana: sentimento che privilegia l’apparenza, il caos, la superficie, ma che nasconde il vuoto, l’immoralità, l’ambiguità e che, probabilmente è simboleggiata, nella forte immagine della bara solitaria di Gatsby, che contrasta con le scene di festa sfrenata che aveva organizzato in casa sua.
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