Carnage |
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Un film di Roman Polanski.
Con Jodie Foster, Kate Winslet, Christoph Waltz, John C. Reilly
Titolo originale Carnage.
Drammatico,
durata 79 min.
- Francia, Germania, Polonia, Spagna 2011.
- Medusa
uscita venerdì 16 settembre 2011.
MYMONETRO
Carnage
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Mettiamo due coppie di genitori in un interno...
di Paola Di GiuseppeFeedback: 25414 | altri commenti e recensioni di Paola Di Giuseppe |
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domenica 18 settembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Mettiamo due coppie di genitori con figlioletti che hanno litigato nel parco e uno ha rotto due denti all’altro, e soprattutto genitori che appartengano ad una middle cass civile, acculturata e misurata quanto basta per non azzannarsi subito a suon di pugni, mettiamo un interno (salotto, cucina e bagno) di parca eleganza con libri d’arte ben in vista sul tavolo del salotto, tulipani freschi nel vaso, torta di frutta con ricetta segreta, sigari doc e buon caffè da servire, aggiungiamo due cellulari che squillano in continuazione e nessuno dei due maschi che sia disposto ad usare il silenziatore, ci sono affari in corso da concludere e mammine petulanti da ascoltare, nonostante gli ospiti e le trattive in corso, quindi collochiamo sulla scena Jodie Foster/Penelope, con tutte le nevrosi della femminista e terzomondista impegnata tenute sotto controllo a prosciugarle il profilo sempre più tirato come una corda di violino, Kate Winslet, morbido prototipo della donna in carriera che non dimentica mai la sua femminilità debordante se non quando vomita sul tavolo del salotto, e infine due esemplari classici del maschio contemporaneo: il cellular/dipendente Waltz (grande apparizione già in Inglorious basterds), cinico, dissacratore, distaccato uomo della serie “so chi sono e so cosa faccio” e il ruspante Reilly che Penelope ha fatto vestire da intellettuale mentre, in realtà, vende casalinghi: bene, lasciamoli per un po’ a dirimere la questione figlioletti e la carneficina non tarderà a scatenarsi alla faccia del bon ton iniziale. Polansky gira questo kammerspiel scritto a quattro mani con Yasmina Reza con l’aria sorniona di chi sa bene come vanno le cose a questo mondo, con la maestria che gli è solita manovra i fili dei suoi burattini in un crescendo sbalorditivo di tensione, effetto comico, satira di costume e amara considerazione successiva sulla pochezza umana, nulla manca in una girandola affidata a dialoghi e gestualità di millimetrica precisione per colpire nel segno. Lo spettatore rimane irretito, trascinato nel vorticoso dipanarsi a spirale di una situazione di confronto che diventa subito scontro per poi tornare ad essere incontro, ma sempre meno garantito da ipocrisie e convenevoli, sempre più controllato a stento fino all’esplodere di tutte le contraddizioni e alle classiche, anche se solo metaforiche, torte in faccia. Polansky mette allo scoperto tutti i nervi del perbenismo di facciata, scava nelle nevrosi individuali e le rovescia sul tavolo, e quello che fino ad un momento prima sembrava destinato ad essere uno scenario molto soft e gestito con un chiaro senso del politically correct diventa, mutatis mutandis, l’interno della caverna dell’uomo del neolitico. Carneficina, appunto, interrotta solo dall’improvviso fermo-immagine del pre-finale. Il criceto, nel frattempo, quello che è stato un momento centrale dello scontro, se ne sta beato a brucare l’erba del parco, mentre i ragazzini giocano sullo sfondo, pronti, forse, o senza forse, a diventare ben presto come i loro genitori.
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