Un giorno della vita |
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Un film di Giuseppe Papasso.
Con Maria Grazia Cucinotta, Alessandro Haber, Ernesto Mahieux, Domenico Fortunato, Mia Benedetta.
continua»
Drammatico,
durata 87 min.
- Italia 2010.
- Iris Film Distribution
uscita venerdì 14 gennaio 2011.
MYMONETRO
Un giorno della vita ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Riformatorio per i cinefili !
di Paola Di GiuseppeFeedback: 25414 | altri commenti e recensioni di Paola Di Giuseppe |
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domenica 9 gennaio 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Salvatore è un ragazzino di 12 anni con una passione divorante e colpevole per il cinema, la condivide con due amichetti e appena possono fanno cinque km in bici per correre di nascosto nel paese vicino dove danno l’ultimo di Maciste. I soldi del biglietto sono sempre un problema, la madre (una Cucinotta senza infamia e senza lode, ma almeno senza trucco) borbotta, ce ne sono pochi nel ’64 in Basilicata, e se il padre se ne accorge sono guai! L’uomo è un contadino di provata fede comunista, nella locale sezione si fanno discorsi edificanti sul sol dell’avvenire, e mettere 5000 lire nella raccolta organizzata per inviare una delegazione di militanti ai funerali di Togliatti è cosa buona e giusta. Salvatore è lì che segue col suo faccione rotondo che spunta dal tavolo, il padre gli consegna fiero la tessera del partito, ma lui pensa solo a quel proiettore 16mm di seconda mano in vendita, e al suo sogno proibito che sta per avverarsi: un cinema parrocchiale in paese. Il piano è machiavellico, rubare i soldi nottetempo e appoggiare il proiettore dal parroco che fornirà i film, curando la vendita dei biglietti in sacrestia e dispensando dalla recita domenicale del rosario pure le vecchiette, bisogna fare il pieno in sala. Naturalmente Salvatore e gli altri dovranno tesserarsi all’Azione Cattolica e andare a messa la domenica, poco male, la doppia tessera non è un problema e il fine giustifica i mezzi. Naturalmente le cose s’ingarbugliano e chi paga è Salvatore, il padre ne fa una “questione morale”. Questa è la storia di un piccolo pioniere di un mondo perduto e di un’Italia molto diversa, e la racconta lui stesso, Salvatore, al giornalista scrittore (Alessandro Haber) che è andato a trovarlo in riformatorio dove è rinchiuso da mesi per punizione dal padre. L’inchiesta che sta svolgendo sulle carceri minorili l’ha portato fino a lui, la scarsa ortodossia del caso e la durezza della pena l’hanno incuriosito e ne nascerà un dossier dal titolo “Un giorno della vita”. E’ una storia semplice, quest’opera prima di Papasso, costruita con poche pennellate e pochi mezzi, ha molto alle spalle, da Truffaut a Tornatore, i ragazzi presi dalla strada e la location a Melfi e dintorni ricordano Salvatores, la macchietta del parroco che scambia battute al vetriolo con i “compagni” al bar in piazza fa pensare a Guareschi, eppure ha una sua originalità, una fisionomia garbata e attenta al dettaglio e coglie aspetti del costume con ironica leggerezza. Totò, Charlot o Maciste non fanno differenza per questi piccoli cinefili in erba chiusi nelle sale fumose dai sedili di legno, dove una volta si entrava anche a metà film e si restava pure per due proiezioni. Peccato che proprio quell’anno il “compagno Ercoli” se ne sia andato e alla interminabile sfilata di bandiere rosse siano mancate proprio quelle della sezione del paese. Imperdonabile! Riformatorio duro a chi preferisce il cinema.
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