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Stan Lee

Stan Lee (Stanley Martin Lieber) è un attore statunitense, creatore, produttore, produttore esecutivo, co-produttore, scrittore, sceneggiatore, è nato il 28 dicembre 1922 a New York City, New York (USA) ed è morto il 12 novembre 2018 all'età di 95 anni a Los Angeles, California (USA).

Il rivoluzionario dei comics

A cura di Fabio Secchi Frau

Gli Avengers, gli X-Men, i Fantastici Quattro, Iron Man e l'Uomo Ragno. Tutte sue creature, così come molte altre.
Ma non siamo di fronte a uno sceneggiatore di comics qualsiasi. Stan Lee ha fatto la storia. Fu l'uomo che ridefinì l'industria dei fumetti americani. Quello che spinse la Comics Code Authority a riformare le sue politiche troppo severe. Quello che impose al mondo personaggi imperfetti in modo che i lettori potessero immedesimarsi più facilmente con loro. Quello che ironicamente apparve in storici camei cinematografici e televisivi. Quello che con la sua fondazione omonima combatté l'analfabetismo e aiutò i bambini meno privilegiati ad accedere comunque a un'istruzione di qualità. Il suo modo di restituire qualcosa alla società. Una carriera rispettabile e straordinaria che inizia molto lontano, in una famiglia poverissima degli Anni Venti. Allora, Stan Lee si faceva strada nel mondo dell'editoria scrivendo necrologi. Non poteva nemmeno immaginare che sarebbe diventato uno dei più grandi autori americani del suo tempo, anche se lo sognava. Il grande romanzo americano era come un tarlo per lui. Ma non poteva permettersi di andare al college. Non poteva studiare. Era un lusso. Dovette lavorare appena sfilata la toga del diploma. Eppure il talento per la creazione di trame e personaggi ebbe la meglio. Arrivò nel mondo dei fumetti, arrivò alla creazione dei Fantastici Quattro, vide il grande impatto che ebbero sul pubblico e, da quel momento in poi, vide il suo patrimonio crescere di pari passo con le sue responsabilità. Aveva solo diciassette anni quando entrò nella Marvel Comics. E prendeva uno stipendio da fame. A novant'anni, il suo valore sul mercato era arrivato a ben 200 milioni di dollari.
Incredibile pensare che quel ragazzino smilzo, che nel novembre del 1961 firmò il primo numero di un albo, avrebbe visto il suo nome celebrato ovunque (Will Eisner Award Hall of Fame, Jack Kirby Hall of Fame, Hollywood Walk of Fame, National Medal of Arts, Comic-Con Icon Award). Ben oltre sei decenni di lavoro nel settore dei comics. E la svolta accadde quando, a pochi mesi dall'assunzione, venne promosso a editore, ricoprendo anche i ruoli di capo sceneggiatore, direttore artistico, capo redattore e presidente.
Fu lui, con i suoi occhialoni, i baffoni e i capelli sempre all'indietro, a diventare poi il volto pubblico della Marvel.
Stan Lee, il rivoluzionario. Colui che ruppe le tradizionali trame troppo semplicistiche. Colui che cancellò personaggi troppo superficiali. Tutto per portare un'evoluzione narrativa, costruendo personalità complesse e guidando le storie verso oscuri cammini di colpa e redenzione.
Oggi, ci sembra una cosa abbastanza ovvia, narrativamente parlando. Ma negli Anni Sessanta, questo modo di concepire i comics era impensabile. Troppo legato agli altissimi e dotti romanzi di fama mondiale per essere sfruttato anche in un contenitore di intrattenimento come quello dei fumetti.
Si sbagliavano. Era proprio di quello che avevano bisogno. I nuovi supereroi furono un successo quasi istantaneo. Le persone si nutrirono di quell'umanità imperfetta. Si appassionarono a quella scuderia di eroi fallibili e travagliati in netto contrasto con un invece impeccabile Superman. Li aveva resi vivi dando loro problemi, insicurezze ed emozioni. Sotto la maschera, uomini e donne speciali avevano anche lanciato il fortissimo messaggio della cooperazione, al di là delle diversità, per combattere il Male. Avevano fatto squadra per il bene degli indifesi. L'interconessione. Che non solo consentiva a un personaggio di apparire nella storia dell'altro, ma che spingeva i lettori ad acquistare anche altre serie. Ma Lee raramente trattava i fans come consumatori. In una vivacissima rubrica, rispondeva alle loro lettere come fossero tutti parte di una enorme famiglia.
Un cambiamento epocale nell'archetipo del supereroe ideale del passato, dunque, era avvenuto. E con quello, si era aggiunta la critica sociale. Le avventure di Wolverine o di Hulk erano un mezzo per commentare ingiustizie, discriminazioni, intolleranze e pregiudizi americani.
Aveva portato la vita, la normalità, la quotidianità, nei fumetti.Per dirla semplicemente, Stan Lee trasformò l'industria dei comics in una disciplina rispettata. Dopo di lui, gli screenwriters e i vignettisti furono presi sul serio, dimostrando il loro valoro come scrittori degni e uguali a tanti altri.
Un'innovazione continua che lo portò a creare, co-creare, ricreare centinaia di personaggi, portando eccellenza e crescita in questa esclusiva forma d'arte statunitense. È un eufemismo dire che Lee abbia lasciato un incredibile segno sulla cultura pop.
A più di novant'anni, confesserà di non essere mai stufo di scrivere. Le generazioni attuali potranno anche avere distrazioni e intrattenimenti più che sufficienti, ma i personaggi di Stan Lee saranno sempre gli Eroi. Non andranno mai di moda, perchè vennero creati con passione e originalità, intelligenza e intuito artistico. Impossibile non esserne conquistati. Offrirono e offrono un senso di speranza nelle grigie banalità che affrontiamo ogni giorno, al di là di meravigliosi e terribili universi pieni di morte, ragni radioattivi e mostri che lanciano raggi gamma.

Il bambino con il leggio
Era nato come Stanley Martin Leiber. Un cognome che lo legava alla religione ebraica dei suoi genitori, due immigrati rumeni (Jack Leiber e Celia Solomon) che vivevano di piccola sartoria. Con la Grande Depressione si erano ritrovati senza clienti e disperati. Erano stati costretti a cambiare casa, allontanandosi dal centro, fino ad arrivare al Bronx. Oltretutto, in una delle zone più remote. Dove non c'era nulla di nulla.Ma Stan era una bambino curioso che amava i libri. Le pagine dei romanzi erano stati una evasiva finestra in un mondo di miserie e frustrazioni. "Uno dei miei regali preferiti fu un leggio. Mi avevano permesso di tenerlo sul tavolo da pranzo, in modo da poter leggere a cena", racconterà in un'intervista.

La gavetta alla Timely Comics
Dopo il diploma alla DeWitt Clinton High School nel 1939 e qualche piccolo lavoretto nell'editoria, venne fatto entrare da suo cugino acquisito Martin Goodman alla Timely Comics, una piccola casa editrice di fumetti. Stan aveva iniziato con due unici compiti: riempire i calamai e portare il caffè ai dipendenti. Presto, venne promosso come correttore di bozze e nel 1941 gli venne proposto di scrivere una storia di solo testo per riempire un fumetto di "Capitan America". Fu allora che iniziò a firmarsi con il nome di Stan Lee. Non per praticità, ma per ben più alte intenzioni. Voleva salvare il suo nome per future occasioni letterarie, quando Stanley Martin Leiber sarebbe diventato un romanziere.
Nel giro di poche settimane, a Lee venne chiesto di creare dei nuovi personaggi. Nacquero così Jack Frost e Father Time. Inizia in quegli anni anche la collaborazione con un famoso artista, il disegnatore Jack Kirby.

Il successo con i Fantastici Quattro
Dopo tre anni trascorsi nell'esercito degli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale (dove conobbe il regista Premio Oscar Frank Capra), Lee tornò al suo lavoro e, come capo sceneggiatore, si buttò su storie romantiche, western, fantascientifiche, horror e di avventura che fossero adatte ai bambini. Ma le restrizioni Anni Cinquanta sui temi da trattare gli fecero seriamente pensare di lasciare tutto e cercarsi un altro lavoro. Solo quando la DC Comics, la loro rivale, cominciò a sperimentare nuove storie e personaggi, anche Lee pensò di fare lo stesso e con Kirby creò i Fantastici Quattro, salvando la compagnia dal fallimento e cambiando la storia dei fumetti.

Da Timely Comics a Marvel
Negli anni successivi, la Timely Comics cambiò il proprio nome in Marvel. Parallelamente, si intensificò la loro produzione di fumetti. Si affacciarono alla narrativa delle nuvole parlanti nuovi personaggi come Thor, Iron Man, Spider-Man, Daredevil e gli X-Men. Nasce il "Metodo Marvel": invece di produrre una sceneggiatura panel-by-panel per ogni numero, lo sceneggiatore avrebbe fornito una bozza della storia e avrebbe lasciato che il vignettista lavorasse da solo. Una volta realizzato il disegno, lo sceneggiatore avrebbe cercato di capire che cosa significassero le illustrazioni e poi avrebbe inserito dialoghi e didascalie.
In più, si forzarono gli organi censori dell'epoca perchè abbandonassero per sempre l'idea che un fumetto possa essere solo ed esclusivamente relegato all'infanzia. Le storie dovevano diventare più attuali. La guerra del Vietnam, le elezioni, l'attivismo studentesco, la rivoluzione sessuale. Tutto venne immerso nel loro calderone e, come conseguenza, rischiando la chiusura, cominciarono a pubblicare fumetti senza il bollo d'autorizzazione della Comics Code Authority. Nessuno se ne accorse e i fumetti raggiunsero cifre di vendite inimmaginabili. Stan Lee osa. Nasce il primo eroe di colore della storia dei fumetti: Pantera Nera. Di seguito, arriveranno anche il primo supereroe afroamericano, gay, asiatico e tanti tanti altri.

I cartoni e telefilm della Marvel
Inoltre, molto prima che i suoi personaggi sbarcassero nelle sale, rese possibile la loro uscita nel piccolo schermo sotto forma di cartoni animati. Primo tra tutti il memorabile L'Uomo Ragno dal 1967 al 1970. Di seguito, vennero anche i telefilm come L'incredibile Hulk con Lou Ferrigno (1977-1982).

Il passo cinematografico
Nel 1981, Lee si trasferisce a Hollywood con l'obiettivo principale di assicurarsi offerte cinematografiche. Sfortunatamente passano anni prima che Tim Burton scelga di trasporre "Batman" sul grande schermo, decenni prima del grande boom cinematografico dei superhero movies. L'unico personaggio Marvel che ottenne un contratto fu Howard il papero, il cui film Howard e il destino del mondo fu uno dei più grandi flop degli Anni Ottanta. Negli anni successivi, Lee diventa un prestanome e il volto pubblico del marchio. Appare in conferenze, tiene lezioni nei college e partecipa a tavole rotonde. Solo per un brevissimo periodo fu presidente di tutta la compagnia, ma presto si dimise per rimanere un semplice editore. Infine, arriva la grande stagione del genere superhero movies. Uno al mese, addirittura. Le sue storie fanno talmente tanti incassi che nel 2009, la Walt Disney Co. acquista il colosso Marvel Entertainment per quattro miliardi e rende enorme e di maggior successo il business. Ma Stan Lee non si deve preoccuapre di nulla, tranne che di incassare i diritti d'autore che ogni film realizzato gli deve e apparire in tutti i film come fosse un hitchcockiano portafortuna. Il 12 novembre 2018 morirà al Cedars-Sinai Hospital.

Vita privata
Stan Lee sposò nel 1947 la fotomodella Joan B. Lee, che gli rimase accanto fino al 2017, anno della sua morte. Da lei ebbe due figlie, Joan Celia Lee e Jan Lee (che però morì in tenera età). Era molto legato a suo fratello minore Larry Lieber.

Ultimi film

Azione, Avventura, Fantastico - (USA - 2017), 130 min.
Fantascienza, (USA - 2016), 143 min.

News

Fu l'uomo che ridefinì l'industria dei fumetti americani.
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