John Malkovich (John Gavin Malkovich ) è un attore statunitense, regista, produttore, è nato il 9 dicembre 1953 a Christopher, Illinois (USA). Al cinema il 25 luglio 2025 con il film The Fantastic Four - First Steps. John Malkovich ha oggi 70 anni ed è del segno zodiacale Sagittario.
Nel 1976 fonda con Gary Sinise lo Steppenwolf Theater Company di Chicago dove dirige e interpreta numerose produzioni teatrali poco commerciali ma di alto livello artistico. Dopo aver preso parte ad alcuni TV movies, nel 1984 recita a Broadway in coppia con Dustin Hoffman nella riedizione di Morte di un commesso viaggiatore, da cui sarà tratta una versione cinematografica interpretata da entrambi. Nello stesso anno approda al grande schermo con i film Le stagioni del cuore, che gli vale la nomination all'Oscar come attore non protagonista a fianco di Sally Field, e Urla dal silenzio, nel ruolo di un fotoreporter americano in Cambogia. Lo zoo di vetro diretto da Paul Newman, L'impero del sole di Spielberg e Gli irriducibili dell'amico Sinise rappresentano altre importanti tappe per la sua carriera, ma la notorietà e la consacrazione definitiva presso il grande pubblico gli giungono nel 1988 con Le relazioni pericolose di Frears, tratto dall'omonimo romanzo epistolare di De Laclos. Qui la sua caratterizzazione dello sfrontato libertino Valmont è davvero calzante, raro esempio di personaggio letterario che rivive nel cinema conservando intatti il fascino e lo spessore originari. Dopo la convincente interpretazione del problematico e tormentato Port di Il tè nel deserto di Bertolucci e quella del rude ritardato mentale di Uomini e topi, ancora per la regia di Sinise, Malkovich ottiene la sua seconda nomination all'Oscar come attore non protagonista lavorando con Clint Eastwood in Nel centro del mirino, del 1993, dove impersona un attentatore politico psicopatico. Negli anni successivi conferma la sua versatilità alternandosi tra opere d'autore quali Al di là delle nuvole della inedita coppia Antonioni - Wenders e Il mistero del convento del portoghese Oliveira, la commedia impegnata Ritratto di signora della Campion e film d'azione e d'avventura come Con Air, Scomodi omicidi e La maschera di ferro. Nel 1999 interpreta se stesso in Essere John Malkovich del sorprendente Spike Jonze. Non bello, quasi calvo, dall'aria scostante e antipatica ma con uno sguardo intenso e magnetico, esercita una certa attrazione sul pubblico femminile. Carismatico, il suo modo d'essere istrionico lo avvicina a Jack Nicholson, con una solida preparazione di base e dotato di un'intelligenza mimetica che lo rende capace di trovare ed esprimere le più sottili sfumature psicologiche , Malkovich ha tra i suoi meriti anche quello di aver fin qui saputo evitare progetti o produzioni scadenti. Può senza dubbio essere considerato uno dei migliori attori in circolazione.
John Malkovich non si guarda mai allo specchio. Appena un'occhiata al mattino, quando rifinisce la barba che ha lasciato crescere un po' più lunga sulle guance pallide. « Non mi piace soffermarmi sulla mia immagine. Io sono quel che sono. La smania di definirmi la lascio agli altri». Definirlo, in effetti, non è un'impresa facile. Attore, regista, produttore, corpo e volto mutante a servizio di caratteri inquieti, Malkovich è un po' Valmont e un po' Port Moresby, eternamente sospeso tra la squisita efferatezza de "Le relazioni pericolose" e il languore de "Il tè nel deserto". Visto da vicino, con la pelle diafana e un'eleganza ultraterrena che lo rende vagamente alieno, si fatica a immaginarlo preso negli ingranaggi della macchina hollywoodiana. Eppure, lui, che nella vita ha trovato riparo dalle turbolenze dello show-business in Francia, dove vive con la moglie italiana e i due figli, ha attraversato nell'ultimo anno, oltre a qualche festival come il Capri-Hollywood, sei diversi set: passando dall'adattamento cinematografico di "Vergogna" di J. M. Coetzee, diretto da Steve Jacobs, alle ombre noir di Clint Eastwood in "The Changeling", dal fantascientifico "The Mutant Chronicles" al thriller "Afterwards" alla magia di "The Great Buck Howard", accanto a Toni Hanks. Fino ad approdare alla satira spionistica dei pluripremiati fratelli Coen "Burn After Reading". «A Hollywood mi sono sempre sentito un po' diverso», racconta, con la voce non più alta di un sussurro, «probabilmente lo devo al fatto di aver lavorato molto con registi europei come Bertolucci, De Oliveira e Antonioni. Ma dai maestri ho imparato che il cinema è un linguaggio universale. Se un regista è bravo, sul set ci si capisce anche se non si parla la stessa lingua. Nel giro di pochi mesi, sono stato diretto da Eastwood, i Coen e Raul Ruitz: con tutti loro, bastava un gesto per intendersi. Quando la macchina partiva, non c'era bisogno di dirsi altro».
Mister Malkovich, con i fratelli Coen è tornato a un ruolo brillante dopo molto tempo. Che esperienza è stata?
«In "Burn After Reading" ho recitato insieme a George Clooney, Brad Pitt, Frances McDormand. Quel che si dice un piccolo film con attori poco noti. Scherzi a parte, mi è piaciuto molto lavorare con i Coen perché sono intelligenti, divertenti e precisi, senza però essere maniaci della perfezione. Hanno ben chiara in testa la loro idea di cinema, sanno quello che vogliono e come ottenerlo: basta guardare l'interpretazione di Javier Bardem in "Non è un paese per vecchi", davvero una performance da Oscar. Io in "Burn After Reading" ho un ruolo da cattivo, ma è un cattivo light, qualcosa di
molto più divertente dei miei soliti ruoli drammatici. Ho ritrovato il piacere di fare commedia: non so perché, ma mi fanno interpretare personaggi brillanti solo a teatro, al cinema non mi offrono quasi mai questo genere di parti».
Per il film di Eastwood, infatti, è tornato a un registro drammatico.
« "The Changeling" è una storia vera, ispirata a un fatto di cronaca. È ambientata a Los Angeles nel 1928 e racconta di una madre, interpretata da Angelina Jolie, il cui figlio è stato rapito. Quando il bambino le viene riportato dalla polizia, lei comincia a dubitare che non si tratti del suo vero figlio, e questo dubbio finisce per portarla in manicomio. Il mio ruolo è quello di un reverendo che la aiuterà nelle ricerche del bambino. Un'esperienza bellissima, anche perché lavorare con Clint è veramente rilassante. Gli puoi dire qualsiasi cosa, dare qualsiasi suggerimento, lui ti lascia completamente libero. Non è uno che sul set tenta di controllare tutto».
Preferisce i registi che le lasciano grande autonomia?
«Non mi preoccupo molto dei registi quando il film è scritto in maniera precisa. Certo, sul set è importante avere la libertà di scoprire direzioni nuove, quando il regista pretende di controllare ogni frazione di secondo dell'azione il lavoro è piuttosto faticoso: hai la sensazione di essere mosso con dei fili, come una marionetta. La verità è che, il più delle volte, il regista pensa di avere già il film finito nella sua testa e, quando sei un attore professionista, devi fare i conti anche con questo. Una rilevante percentuale di registi è ossessionata dall'idea del controllo».
E lei che tipo di regista è?
«Mi piacciono gli attori, mi piace osservarli, lasciarli fare, capire che strada vogliono prendere. Ma l'attenzione deve essere sulla storia, non sugli attori né sulle smanie di protagonismo di chi dirige: tutto quello che non è a servizio del racconto deve passare in secondo piano. Questa è la lezione che spero di aver imparato dai grandi maestri con cui ho lavorato».
Ha in cantiere nuove regie?
«Sto sviluppando un progetto che si chiama "La storia della mia calvizie", da un libro di Arnon Grunberg, che ha firmato Marek Van der Jagt, suo alter ego, un bravo scrittore olandese (in Italia uscito da Instar).
Si tratta di un finto "memoire" scritto in prima persona da uno studente di filosofia, alle prese con una famiglia disfunzionale. E poi continuo a fare regie teatrali con la mia compagnia, la Steppenwolf Theatre, e a lavorare con la mia casa di produzione». "Juno" di Jason Reitman, prodotto dalla sua Smith-Malkovich Productions, ha vinto l'Oscar per la migliore sceneggiatura. Con che criteri sceglie i film da produrre?
«Ogni film è un caso a sé, negli ultimi anni abbiamo prodotto progetti diversissimi: "Il gioco di Ripley", "The Libertine". A volte investi tanto in cose che non hanno riscontro, mentre altre volte capitano piccoli miracoli come "Juno", un film nato e costruito con poco, ma che ha conquistato il grande pubblico. Il merito, comunque, è anche di Ellen Page, la giovane protagonista. Un'attrice interessantissima, con un talento istintivo e le idee molto chiare: è profonda ma ha una leggerezza ironica».
È appena tornato dal Sudafrica, dove ha girato l'adattamento di "Vergogna"'dei Nobel per la letteratura J. M. Coetzee. Che idea si è fatto degli equilibri post-apartheid?
«Il Sudafrica ha una lunghissima storia alle spalle e il mio punto di vista è troppo superficiale per poter trarre delle conclusioni. Credo che sia una terra attraversata da profondi contrasti, ma ho avuto anche la sensazione che sia un Paese amatissimo dai suoi abitanti, bianchi e neri, uniti da una forte identità sudafricana. Il che mi rende piuttosto ottimista riguardo al futuro».
Un ottimismo che è in forte contrasto col punto di vista dell'autore del libro. Coetzee ha uno sguardo molto amaro sul suo Paese.
«Credo che questo sia naturale, lui conosce la situazione molto meglio di me e chi appartiene a un luogo tende sempre a essere più pessimista riguardo alla realtà che ha intorno. I problemi del Sudafrica non si sono sicuramente risolti con la fine dell'apartheid, ma, da osservatore esterno, non posso far altro che avere uno sguardo più positivo di quanto non lo avessi vent'anni fa, quando vigeva la segregazione razziale».
Lei ha l'aria di essere una persona estremamente riservata. Come ha reagito quando le hanno proposto di fare un film intitolato "Essere John Malkovich"?
«Nel 1992, mentre stavo lavorando a Los Angeles, a un certo punto ho finito i libri da leggere. Chiamai Russel Smith, il mio socio nella casa di produzione, chiedendogli se avesse qualcosa da prestarmi, e lui mi rispose in modo piuttosto misterioso: ho qualcosa che devi leggere. Così mi diede lo script di "Essere John Malkovich". Io l'ho letto e l'ho trovato fantastico. Ho incontrato l'autore, Charlie Kaufman, e gli ho detto che avrei prodotto il film, e che lo avrei anche diretto, purché si parlasse di qualcun
altro. Ma Kaufmann non ne volle sapere. Cinque anni dopo, ho ricevuto una telefonata di Francis Ford Coppola, che mi chiedeva di incontrare un giovane regista, Spike Jonze. L'ho incontrato e lui mi ha riparlato di "Essere John Malkovich". Avevano fatto moltissimi tagli alla sceneggiatura e il risultato finale era ancora meglio di prima, così ho deciso di accettare. Per la verità, credevo che essere nel titolo di un film ti cambiasse la vita, e invece, tutto sommato, non me ne sono neanche accorto».
Da L’Espresso, 13 marzo 2008
È sicuramente una delle figure più affascinanti del cinema americano. L’attore vanta una carriera ventennale contraddistinta da successi straordinari sia nel campo della filmografia indipendente che in quello del cinema tradizionale. Membro direttivo della popolare compagnia teatrale Steppenwolf Theatre Company di Chicago, Malkovich ha profondamente influenzato il panorama teatrale americano sia come produttore che come regista e attore. Lo spirito innovativo dello Steppenwolf forgerà la società di produzione di Malkovich, la Mr. Mudd, dove si cela la forza creativa di alcuni dei film più interessanti degli ultimi 10 anni, inclusi Ghost World e Juno.
Malkovich rappresenta uno degli attori più ricercati di Hollywood, grazie anche ad alcuni importanti progetti che hanno fatto strada partendo dal mondo teatrale. Prima fra tutte, la commedia dei fratelli Coen Burn After Reading – A prova di spia, dove Malkovich recita al fianco di un cast stellare composto da Brad Pitt, George Clooney, Frances McDormand e Tilda Swinton. Il film, che debutterà al Festival del Cinema di Venezia 2008, racconta gli avvenimenti che seguirono al ritrovamento del memoriale di un agente della CIA da parte di due personaggi privi di scrupoli che tentano di venderlo. Il film uscirà nelle sale americane il 12 settembre 2008.
Malkovich è anche protagonista di Afterwards, il film diretto da Gilles Bourdos che segue le vicende di un misterioso dottore (Malkovich) che ha il potere di percepire la morte imminente delle persone. Il film, prodotto dalla Mr. Mudd, debutterà nell’ottobre 2008. L’attore è inoltre recentemente apparso al fianco di Tom Hanks e di suo figlio Colin nel film di Sean McGinly The Great Buck Howard. Il film racconta la storia di un illusionista (Malkovich) in declino che, malgrado il disappunto del padre (Tom Hanks), tenta di insegnare le arti del mestiere a un giovane ragazzo (Colin Hanks). Il film ha debuttato al Sundance Film Festival 2008. Presto lo vedremo anche in Disgrace, film indipendente che racconta la storia di un professore di Città del Capo che, dopo avere avviato una relazione con una studentessa, si trova invischiato nei giochi di potere del periodo post-apartheid.
Ultimamente, lo abbiamo visto nel film di Robert Zemeckis La leggenda di Beowulf, al fianco di Angelina Jolie, e in quello di Stefen Fangmeier, Eragon, al fianco di Jeremy Irons. Ha inoltre lavorato al film di Raoul Ruizv, Klimt, ritratto dell’artista austriaco Gustav Klimt (Malkovich) i cui fastosi dipinti simboleggiano lo stile art nouveau della fine del XIX secolo, inizi XX.
Malkovich ha lavorato con alcuni dei maggiori registi del mondo lasciando una traccia indelebile in ognuno dei film interpretati: Il gioco di Ripley di Liliana Cavani, Essere John Malkovich di Spike Jonze, Ritratto di signora di Jane Campion, Nel centro del mirino di Wolfgang Petersen, Uomini e topi di Gary Sinise, Il tè nel deserto, di Bernardo Bertolucci, Le relazioni pericolose di Stephen Frears, L’impero del sole di Steven Spielberg, Lo zoo di vetro di Paul Newman, Urla del silenzio di Roland Joffé e Le stagioni del cuore di Robert Benton. Ha ricevuto due nomination agli Academy Award® come Migliore attore non protagonista, per Le stagioni del cuore (1985) e Nel centro del mirino (1994). La sua interpretazione in Le stagioni del cuore gli è valsa il premio come Migliore Attore non protagonista del National Society of Film Critics e del National Board of Review. Nel 1999, ha vinto il premio del New York Film Critics Circle come Migliore attore non protagonista per il film Essere John Malkovich.
Nel 1998, si unisce ai soci produttori Lianne Halfon e Russ Smith per mettere in piedi la società di produzione Mr. Mudd, che esordisce con un film di successo intitolato Ghost World, diretto da Terry Zwigoff. Nel 2003, Malkovich intraprende il suo debutto cinematografico come regista nel film Danza di sangue, interpretato dal grande attore e vincitore di un Academy Award® Javier Bardem. Tra gli altri film prodotti dalla Mr. Mudd figurano The Libertine, con Johnny Depp e Samantha Morton e Art School Confidential – I segreti della scuola d’arte, anch’esso diretto da Zwigoff e scritto dallo sceneggiatore e vignettista Dan Clowes. L’anno scorso, la Mr. Mudd ha realizzato il suo più gran successo di cassetta e di critica con il film Juno, interpretato da Ellen Page, Jennifer Garner e Jason Bateman. Il film, distribuito dalla Fox Searchlight, ha vinto un Academy Award® come Miglior soggetto originale (Diablo Cody) e tre nomination come Miglior film, Migliore attrice (Ellen Page) e Miglior regista (Jason Reitman).
Malkovich ha lasciato la sua impronta anche nel campo della televisione. La sua interpretazione in Morte di un commesso viaggiatore, diretto da Volker Schlöndorff e cointerpretato da Dustin Hoffman, gli è valsa un Emmy Award® mentre, sempre agli Emmy Award, ha ricevuto due nomination per la miniserie Napoléon e per l’acclamato telefilm della HBO RKO 281 – La vera storia di Quarto potere.
Tra il 1976 e il 1982, interpreta, dirige o cura la scenografia di oltre 50 produzioni della Steppenwolf Theatre Company. Debutta sui palchi newyorchesi con l’opera di Sam Shepard True West, sempre prodotta dalla Steppenwolf Production, vincendo un Obie Award. Tra le altre opere di rilievo figurano Morte di un commesso viaggiatore, Slip of the Tongue, State of Shock di Sam Shepard e Burn This di Lanford Wilson che debutta a New York, Londra e Los Angeles. Allo Steppenwolf, dirige numerose opere, tra le quali l’acclamata Balm in Gilead, di Chicago, la commedia off-Broadway The Caretaker in scena a Chicago e a Broadway e Libra, che lo stesso Malkovich adatta partendo dal romanzo di Don DeLillo. L’opera teatrale portata in scena in Francia nel 2003, Hysteria, riceve cinque nomination al Molière Award, inclusa quella come Miglior regista. Oltre a Danza di sangue, Malkovich ha curato la regia di tre corti di tendenza (Strap Hangings, Lady Behave, Hideous Man) per la costumista londinese Bella Freud. Di recente, a Parigi, ha ricevuto un Molière Award come Miglior regista per l’opera di Zach Helm Good Canary.