Una crisi di fede spinge il noto pastore fondamentalista Carlton Pearson a seguire un nuovo percorso spirituale, mettendo a rischio tutto ciò che aveva di caro.
Il reverendo Carlton Pearson è un predicatore di successo, prossimo a lanciare un proprio show televisivo, nonché uno dei pochi ad avere una congregazione interraziale di fedeli. Quando uno zio in galera lo chiama per chiedergli un favore, una lettera che attesti la sua buona fede, Carlton rifiuta perché ritiene che la sua sia una richiesta che non ha una vera conversione alle spalle. Le cose prenderanno però un piega tragica e Carlton vivrà con l'incubo di aver mandato lo zio all'inferno, finché non avrà un'illuminazione divina e capirà che se Gesù ci ha salvato tutti, allora non esiste l'inferno. Queste nuove posizioni gli causeranno però l'ostilità delle alte gerarchie ecclesiastiche.
"Cambiare davvero idea su qualcosa può sembrare banale, ma può essere un terremoto. Vedere qualcuno che affronta questo processo e lo attraversa con grazia e ne esce dall'altra parte avendo perso molto, ma avendo guadagnato ancora di più, è stato molto toccante".
Dal regista di Maria piena di grazia, Joshua Marston, un adattamento di una storia già raccontata nel programma radiofonico "This American Life", che inizialmente era stata affidata a Jonathan Demme. Ne è protagonista un ottimo Chiwetel Ejiofor, nominato all'Oscar per 12 anni schiavo, e lo affiancano Condola Rashad (Billions), Lakeith Stanfield (Atlanta) in un ruolo estremamente doloroso, e in più piccole parti Jason Segel, Martin Sheen e Danny Glover. Un film americano sulla fede che non sia un "christian movie" è una vera rarità e in questo caso se ne apprezzano anche la scrittura e la messa in scena, che evitano la retorica hollywoodiana.