Titolo originale | Banksy and the Rise of Outlaw Art |
Anno | 2020 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 112 minuti |
Regia di | Elio Espana |
Attori | Banksy, Felix Braun, Ben Eine . |
Uscita | lunedì 24 maggio 2021 |
Tag | Da vedere 2020 |
Distribuzione | Adler Entertainment |
MYmonetro | 3,05 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 18 maggio 2021
Il film racconta l'artista a 360 gradi esplorando i riferimenti culturali dell'artista e indagando sulla sua misteriosa identità, interrogandosi anche sul valore economico dell'arte. In Italia al Box Office Banksy - L'arte della ribellione ha incassato 31,3 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Tutti conoscono Banksy. E in tanti lo amano. È talmente noto che il termine "the Banksy effect" è diventato ormai un detto comune. L'"effetto Banksy" ha spopolato da anni e non cessa di espandersi. Lo street artist inglese è di fatto patrimonio della cultura e dell'immaginario popolare collettivo come una pop star, o come un politico. Banksy. L'arte della ribellione il film diretto da Elio España, è una riprova che di questa figura, ormai non più così misteriosa, c'è sempre qualcosa da raccontare.
A differenza di altri film come Exit through the gift shop, diretto dall'artista stesso, ma che rimane un escamotage per narrare un altro provocatore quale è Mr. Brainwash con le sue dubbie opere, o l'italiano L'uomo che rubò Banksy di Marco Proserpio dello scorso anno, che si concentra sull'opera "rubata" da un muro - ora famosissimo - in Palestina, Banksy - L'arte della ribellione cerca di addentrarsi nella figura del graffitaro in maniera più approfondita.
Il documentario infatti utilizza l'artista di Bristol per sviluppare una sintesi sulla storia dell'Inghilterra attraverso alcuni capisaldi socio-politico-culturali. Dagli allarmanti movimenti in strada del 1979, dove i giovani attuavano una rivoluzione contro il bigottismo e le catene comportamentali di Margaret Tatcher, alla nascita delle varie sottoculture underground che facevano capolino dalle discoteche e dai locali inglesi in cui iniziava a farsi sentire la musica punk, e poi quella tecno insieme alle varie sperimentazioni chimiche legate agli acidi e alla LSD, fino allo scoppio delle mode accreditate dal pubblico e dalla massa. E Banksy era li, acuto osservatore e ironica cartina tornasole.
Nato a fine degli anni Settanta, cresciuto negli Ottanta e, attraverso le sue prime azioni con le più note crew di graffitari della periferia inglese - Bristol, la sua città, rimarrà sempre la matrice principale -, attivo dalla fine degli anni Novanta, Banksy si fa via via conoscere con un semplice gesto: unire all'immaginario generico un messaggio chiaro e semplice che possa essere da tutti compreso.
Con una bravura stilistica riconoscibile: era il più talentoso nel dipingere "free hand", a mano libera, in velocità. L'arte di strada non è più nascosta tra i treni dove si rischia la vita per dipingere, o sui muri più segreti delle strade darkettone della Londra postindustriale, ma viene spostata in centro, alla mercè di tutti. Banksy, così come raccontano testimoni attivi del mondo dei graffiti inglese, tra cui il mitico Eine - quello delle "letterone" circus colorate per le strade di Londra -, Alan Ket, Scape Martinez, fino al suo manager Steve Lazarides, ha una rapida evoluzione sia nella street art, di cui sovverte un po' le regole, che nel mercato dell'arte.
I suoi temi ricorrenti - i topolini tratti dall'artista francese Le rat, le bambine con i palloncini a forma di cuore, i poliziotti inglesi, i soldati che al posto delle armi portano fiori, gli smile, i mickey mouse... - viaggiano dalle strade del suo paese a quelle dell'Europa - Parigi, Berlino... -, fino alla Palestina e New York, giungendo ad esporre in gallerie private e poi nei musei.
Interessante, dal punto di vista mediatico, la sostituzione di opere storiche nei musei con dipinti realizzati da lui, per cogliere di sorpresa il pubblico retrò e stantio di quei luoghi. Per poi giungere a un palcoscenico "alto" come quello della casa d'aste Sotheby's, dove il famoso, piccolo - e semplice nella fattura e nel messaggio - dipinto della "bambina col palloncino", "Girl with Balloon", viene battuto per 1 milione e 42 mila sterline, per poi essere auto distrutto pochi attimi dopo la vendita, da un meccanismo inserito nel retro della tela. Un altro successo, un altro scherzo.
Dai treni alle strade del centro. Dall'immagine alla parola. Questo è il percorso definito, chiaro e documentato, azione dopo azione, tra Londra, Parigi, New York, fino a Venezia, in cui le svariate operazioni di Banksy si sono evolute focalizzandosi su problematiche ben più gravi rispetto alla sua estetica. Atti critici che, diventati popolari, hanno assunto un ruolo disneyano di intrattenimento, per citare Dismaland, la gigante installazione temporanea che Banksy creò nel 2015 come incubatore pop dove mostrare le sue opere e quelle degli amici. Un incubatore che ha contato 150 mila visitatori e 20 milioni di sterline in un mese di apertura.
Interessante quanto superficiale documentario sul pittore di murali più quotato del mondo. Purtroppo il limite di questo film, che ha il pregio di mostrare la storia artistica, quel po’ di biografia che si conosce, l’ambiente giovanile dove si è formato e molti lavori di Banksy è la totale mancanza di analisi estetica del fenomeno.
Uscirà al cinema il documentario Banksy – L’arte della ribellione, sulle tracce di un artista e sul movimento della Street Art. Chi si cela dietro la figura misteriosa di Banksy, che ha scelto volontariamente l’anonimato e di mostrarsi al pubblico raramente e sempre a volto coperto? Il documentario Banksy – L’arte della ribellione parla della nascita e dell’evo [...] Vai alla recensione »
«Si dice il peccato, ma non il peccatore». Questo proverbio fa capire che quando qualcuno racconta un fatto delicato ad un altro, fa bene a farlo però non deve rivelare il nome di chi è protagonista dell'accaduto. Nel nostro caso al "peccatore" in questione si può attribuire la sola "colpa" (se così la si può chiamare) di avere trasformato il movimento della Street Art in forma d'arte mainstream e [...] Vai alla recensione »
Sembra inevitabile ma, ogni volta che si parla di Banksy, si finisce sempre per cadere in qualche suo coup de théâtre. Anche quando i paradossi della realtà superano le scelte di marketing pensate dall'équipe dell'artista. Come sta succedendo per la proiezione nelle sale di Banksy - L'arte della ribellione, programmata per le giornate del 26, 27 e 28 di ottobre e che invece viene annullata dall'ultimo [...] Vai alla recensione »
Difficile non ammettere che buona parte del fascino di Banksy sia dato dall'anonimato, essendo il misterioso artista di Bristol uno dei testimoni più importanti della strategia dell'assenza nel mondo contemporaneo: l'inaccessibilità come desiderio, da Salinger a Pynchon fino a Malick (un tempo) ed Elena Ferrante. In realtà questa "evidenza del non esserci" sembra essere un valore secondario nel documentari [...] Vai alla recensione »
Fin dall'antichità l'uomo ha lasciato un segno del suo passaggio, prima attraverso i graffiti all'interno delle grotte, poi con le parole tramandate di bocca in bocca, infine attraverso la parola scritta nei libri e nei testi. Questi segni raccontano una storia, quella di chi li ha scritti, e la situazione in cui si trovavano i protagonisti della stessa.
Chi è Banksy? Se ci si aspetta che il doc sveli la vera identità di questo artista "invisibile", la delusione sarà totale. Se invece siete curiosi di conoscere la sua genesi e il suo percorso straordinario, dai graffiti di Bristol fino al muro in Palestina (ma non l'incursione a Venezia, troppo recente), allora il film trova, grazie anche a un dinamico parallelismo con i fatti di cronaca e politica, [...] Vai alla recensione »