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Il diritto di opporsi: l'Alabama, terra di oppressione, ma anche di riscatto

La speranza rinasce lentamente e con fatica per Walter McMillian, scelto per la sua pelle come capro espiatorio. Al cinema.
di Lucrezia Ceglie, vincitore del Premio Scrivere di Cinema

Il diritto di opporsi

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Michael B. Jordan (37 anni) 9 febbraio 1987, Santa Ana (California - USA) - Acquario. Interpreta Bryan Stevenson nel film di Destin Daniel Cretton Il diritto di opporsi.
lunedì 10 febbraio 2020 - Scrivere di Cinema

Sia il titolo originale Just Mercy sia il titolo italiano Il diritto di opporsi (guarda la video recensione) custodiscono l’essenza del film di Destin Daniel Cretton. Infatti, mentre il “dovere” indica un obbligo morale, talvolta, un’imposizione, il diritto è la libertà attribuita ad un uomo, la libertà di scegliere. Il giovane avvocato Bryan Stevenson (interpretato da un espressivo Michael B. Jordan) sceglie di fornire una gratuita e adeguata assistenza legale ai detenuti in Alabama mettendo in luce gli errori, i preconcetti di un sistema giudiziario viziato dal razzismo e facendo trionfare una giustizia più vera, più empatica, più umana.    
 


L’Alabama, cuore feroce del Sud dell’America, periferia di un’umanità avvilita da discriminazioni secolari, è stato teatro della dialettica storica tra oppressori e oppressi ma anche di un’eroica e costruttiva ribellione a questo stato di cose, della rivendicazione dei diritti civili dell’uomo. 
Lucrezia Ceglie, MYmovies.it

Una terra in cui è persistito un divario tra la legge che formalmente ridimensionava la questione razziale e la mentalità dei suo abitanti atavicamente razzista, discriminatrice, quasi nostalgica della segregazione. Per paradosso, il primo strumento dell’avvocato Stevenson è proprio la legge, è la fede nella forza della giustizia. 

Al contempo l’Alabama è stata la terra del riscatto, terra che ha visto il piccolo grande gesto di Rosa Parks, il rifiuto di cedere il suo posto ad un uomo bianco su un autobus (nel 1955), ha visto l’umanità marciare per l’uguaglianza ispirata al sogno di Martin Luther King. È stata la terra dell’infanzia di Harper Lee e di Truman Capote, della giovinezza di Forrest Gump che ha sullo sfondo l’integrazione razziale nell’Università dell’Alabama e al contempo la grave opposizione alla desegregazione, la terra della storia di Idgie e Ruth, del loro coraggio, in Pomodori verdi fritti.    
                                                                          
La storia macrocosmica si riflette sempre nel microcosmo di individui come Stevenson destinati a cambiare o perlomeno riorientare il corso della prima. La sua vicenda fatta di un continuo alternarsi di sconfitte e piccole conquiste segue lo stesso ritmo di quella dell’America: da Lincoln e la proposta di abolizione della schiavitù alla sua ingiusta uccisione, dalla fine della guerra civile all’apartheid fino all’approvazione del Civil Rights Act del 1964. 

Una questione che si protrae drammaticamente e che al contempo mostra in modo esemplare come la ricerca di giustizia sia sempre più tenace, forse non celere perché non procede per scorciatoie ma più vera e i suoi frutti sono duraturi a differenza di quelli generati dalla logica dell’occhio per occhio dente per dente. 


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