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Ultimo aggiornamento giovedì 29 agosto 2019
Tre donne vengono condannate all'ergastolo per aver commesso dei crimini ordinati da Charles Manson. In Italia al Box Office Charlie Says ha incassato 16,8 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Leslie Van Houten, detta Lulu, Patricia Krenwinkel detta Katie e Susan Atkins detta Sadie sono tre "Manson's Girls", ossia ragazze appartenute alla setta di Charles Manson, coinvolte nei suoi efferati crimini e condannate a lunghe pene dalla giustizia americana. Karlene Faith è una sorta di assistente sociale che opera nel carcere femminile dove le tre sono rinchiuse e si offre di lavorare con loro, cercando di fare quello oggi si definisce deprogrammazione. Le tre infatti, anche alcuni anni dopo la condanna, sono ancora incantate dalle parole di Manson, che ripetono a ogni occasione come un insegnamento di vita.
Charlie Says si pone così come una visione dell'altra faccia della medaglia, raccontando l'umanità soggiogata dalla setta, ma pure l'importanza che aveva la sorellanza femminile all'interno di quel microcosmo, una versione quindi femminista che naturalmente però non nasconde i crimini delle ragazze.
Diretto da Mary Harron, che con la sua carriera spesso relegata in TV testimonia la giustezza delle rivendicazioni del #timesup riguardo le poche possibilità concesse alle registe in quel di Hollywood, il film è sceneggiato dalla sua rodata collaboratrice Guinevere Jane Turner, con cui Harron aveva già lavorato in American Psycho e The Notorious Bettie Page.
Turner qui, oltre ad aver fatto lunghe ricerche ed essersi avvalsa di ben 20 fonti dirette, ha trovato una spinta verso l'autenticità anche nel proprio vissuto personale, di ragazza cresciuta in un culto. La sceneggiatrice aveva infatti raccontato la propria infanzia in un lungo articolo su "The New Yorker" intitolato appunto "My Childhood in a Cult", dove narrava gli undici anni passati con la famiglia al seguito della comunità di Mel Lyman, i cui seguaci erano convinti che un giorno sarebbero arrivati a vivere su Venere.
Le due autrici hanno scelto di ridurre la mistica intorno a Charles Manson scritturando per la parte Matt Smith, noto soprattutto per le serie Doctor Who e The Crown e di certo non il più carismatico né malefico degli attori. Infatti il suo Manson non ha alcuna grandeur ed è più che altro un invasato, non poco razzista, che fallisce nei propri sogni di gloria musicali e da lì in poi trascina il proprio gruppo in un crescendo di follia. Manson è descritto anche come misogino, ciò nonostante molte ragazze sono al suo seguito perché, al di là dei suoi momenti più brutali, le lascia libere di fare quello che vogliono e soprattutto di farlo insieme, fingendo di rispettarle. Nelle giovani che sono al suo fianco la possibilità di avere un ruolo del genere appare irresistibile, tanto che lo sopportano anche quando le umilia o diventa manesco, del resto Manson amava umiliare anche i maschi, come si racconta nella storia di Tex Watson, qui interpretato dal belloccio Chace Crawford (Gossip Girl).
Ai flashback di Lulu, la più prominente tra le tre ragazze e l'ultima a entrare nel gruppo, sono alternate le sessioni di terapia di gruppo con Karlene, che lentamente smonta il mito e le assurdità di Manson, avvalendosi a un certo punto anche di un collega nero che spieghi quanto fossero razziste le idee del guru. Se il film ha un limite è di non raccontare come invece Sadie e soprattutto Katie, che ha un ruolo quasi di leader, siano state affascinate da Manson, del resto attraverso Lulu si vede come una ragazza entra nella "Manson Family" vedendo Charlie già per quello che è, senza illusioni di una precedente conoscenza magari più intima. Inoltre Lulu, a differenza delle altre, non è innamorata di lui e descrivere il suo percorso è cruciale nel mostrare come fosse in larga parte lo spirito di comunità femminile a esercitare su di lei un grande fascino, più del guru e delle sue pessime canzoni.
Forse più interessante che appassionante, perché sceglie intenzionalmente una prospettiva poco eclatante, Charlie Says è un ottimo esempio di "female gaze" cinematografico, ossia di quanto una prospettiva diversa possa svelare nuovi dettagli o retroscena di una storia, anche della più arcinota. Inoltre la deprogrammazione delle ragazze è un controcanto alla loro fascinazione per Manson e anche se non sarà il più eccitante dei soggetti, l'umanità infusa ai personaggi dalle interpreti (Hannah Murray, Sosie Bacon, Marianne Rendón e Merritt Weaver nei panni di Karlene) riesce ad andare oltre la mostruosità dei crimini e trovare empatia anche in queste "mostruose" ragazze.
CHARLIE SAYS disponibile in DVD o BluRay |
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La regista di "American Psycho" si ispira al libro "La famiglia" di Ed Sanders per raccontare il punto di vista delle tre fedelissime di Manson.Con classica struttura a flashback e dallo stile efficacemente antirealistico e grezzo,il film riesce a rendere bene l'alienazione totale delle protagoniste,giovani sbandate soggiogate dalla mentalità di Manson.
Mary Harron propone la vicenda macabra della The Family, la comunità messa in piedi da Charles Manson verso la fine degli anni '60. Composta prevalentemente da donne, narcotizzate dal suo pensiero e dalle droghe che viaggiavano allora.Particolare attenzione sarà dedicata a 3 di loro, condannate all'ergastolo che scontano tutt'oggi (eccetto una morta per tumore al cervello nel 2009).
Dentro i meccanismi del plagio. Fino al punto in cui la pazzia di Charles Manson (un Matt Smith efficace) si innesta nella spinta eversiva del 1969 e nella fragilità di ragazze in cerca di (pace e) amore. Oltre C'era una volta a... Hollywood di Quentin Tarantino, c'è di più. Da Marie Claire, settembre 2019
Serve da preparazione al film di Quentin Tarantino, "C'era una volta Hollywood" (portate pazienza fino al 19 settembre, quando si sveleranno tutte le meraviglie). "Gli anni Sessanta sono finiti il 9 agosto 1969", dice la scritta inaugurale, prima di entrare in carcere dove conosciamo le adepte di Charles Manson. Il barbuto "pace amore droghe e musica" - pure lui era un'artista frustrato, Dio ne scampi, [...] Vai alla recensione »
Charlie Manson, assassino e sacerdote di un culto perverso e mortifero, aspirava alla celebrità. Ne ha avuta più di quanta ne avesse mai desiderata. Diavolo in terra, anima nera dell'America, il suo mito resiste e non cessa di ispirare gli artisti. Quentin Tarantinomette la strage di Cielo Drive al cuore del suo C'era una volta a...Hollywood. Mary Harron, che con Ho sparato a Andy Warhol (1996) e American [...] Vai alla recensione »
Un altro cinquantenario. Perché il 1969, a quanto pare, fu un anno topico e per molti versi risolutivo, nonché, per certi aspetti, bislacco e rocambolesco, facendo da spartiacque fra due decenni profondamente diversi fra loro. La celebrazione, chiamiamola così, di oggi riguarda Charles Manson che nel '69, all'apice della sua delirante svolta ideologica che vagheggiava uno scontro definitivo tra bianchi [...] Vai alla recensione »
Se volete preparavi al meglio all'imminente uscita del film di Tarantino sul delitto Tate, questo Charlie Says farà al caso vostro. La personalità di Manson, infatti, viene esaminata attraverso gli occhi di tre adepte che parteciparono attivamente a quel massacro solo perché «Charlie dice» di farlo. Donne sottomesse in tutto e per tutto, tra Eros e Thanatos, al loro «dio».
Cresciuta all'ombra della New York pre -Giuliani e del Cbgb, Mary Harron è andata configurandosi nel corso della sua carriera come una esploratrice dell'immaginario statunitense. Passando per la Valerie Solanas di Ho sparato ad Andy Warhol, Bettie Page e dando corpo all'American Psycho di Bret Easton Ellis, Harron, nei suoi film per il cinema ha attivato una conversazione con la mitologia e l'immaginario [...] Vai alla recensione »
Lo spettro e il mito di Charles Manson attraverso i ricordi di tre sue seguaci che erano entrate a far parte della sua setta. Le loro testimonianze vengono raccolte da Karlene Faith una ricercatrice che lavora nel penitenziario e che porta a confrontare e tre ragazze con l'efferatezza dei crimini che hanno commesso. Mary Harron lavora ancora al confine tra il fatto di cronaca e la sua ricostruzione. [...] Vai alla recensione »
Non è il prequel di C'era una volta a... Hollywood, semmai il sequel di The Killing of America (1981), dove Susan Atkins contribuì dal carcere allo studio di Leonard Schrader e Sheldon Renan sul "massacro qualunque", come contagiante gioco di società. Anche qui siamo in un film inquietante e sofferente, dai contorni indefiniti come un ritratto di Bacon.
«Gli anni '60 sono finiti bruscamente il 9 agosto 1969». C'è un prima e c'è un dopo il massacro di Cielo Drive dove vennero l'attrice Sharon Tate e altre quattro persone. Le immagini, come repertorio, di una sua intervista nella tv del carcere dove sono rinchiuse tre sue adepte segnano la frattura temporale in Charle Says. Quasi un racconto in terza persona da parte delle tre ragazze che, attraverso [...] Vai alla recensione »
Sono trascorsi pochi giorni fa i 50 anni esatti dai massacri della setta guidata da Charles Manson, Bel Air in testa e una scia di sangue a seguire. Se tali crimini fan da sfondo a uno dei film più attesi dell'anno, "C'era una volta a Hollywood" di Quentin Tarantino nelle sale dal 19 settembre, un cortocircuito sul calendario offre per la nostra città un'uscita anticipata, rispetto a quella regolare [...] Vai alla recensione »
Charlie dice, Charlie afferma, Charlie aveva ragione. Charlie è Charles Manson. Mentre la reiterazione delle cieche asserzioni a raffica sul guru omicida sono dei componenti della Famiglia Manson. La setta grottescamente hippie che tra il '67 e il '69 dapprima si separò dal mondo materiale della California già zeppa di controcultura, poi seminò morte e terrore uccidendo parecchie persone tra cui l'allora [...] Vai alla recensione »
Tre ragazze della famigerata setta di Charles Manson, condannate a morte per gli omicidi dell'estate 1969, vedono la pena commutata in ergastolo. Un'operatrice sociale-insegnante ottiene dalle donne un racconto dettagliato dei loro crimini. Premesso che è piuttosto inquietante la fascinazione che i killer psicopatici esercitano sulla regista (American Psycho, Ho sparato a Andy Warhol), Charlie Says [...] Vai alla recensione »
"Charlie dice". È il mantra che ripetono Lulu, Katie e Sadie, le ragazze della "famiglia Manson" implicate nella catena di delitti che sconvolsero la California nell'estate del 1969 e di cui Sharon Tate fu la vittima più nota. Tra i film realizzati nel cinquantenario di quegli efferati eventi (il più noto è C'era una volta a Hollywood di Tarantino, ma ci sono anche The Manson Family Massacre e il pessimo [...] Vai alla recensione »