Anno | 2005 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Durata | 91 minuti |
Regia di | Mary Harron |
Attori | Gretchen Mol, Lili Taylor, Jonathan M. Woodward, David Strathairn, Cara Seymour . |
MYmonetro | 3,19 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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La chiamavano "Jungle Bettie" o "Dark Angel", ma Bettie Page era una pin-up ingenua e molto cattolica. Così la racconta la regista di American Psycho.
Passaggio in TV
il film è stato trasmesso giovedì 25 aprile 2024 ore 2,10 su SKYCINEMADRAMA
CONSIGLIATO SÌ
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"Adamo ed Eva nell'Eden erano nudi, si sono vestiti solo dopo che hanno iniziato a peccare!" risponde così Bettie Page quando qualcuno la riconosce mentre predica il Vangelo, anni dopo il processo in cui venne coinvolta per pornografia, e le chiede se si sia pentita della precedente vita da modella con pochi veli. Bettie Page è la mitica pin-up degli anni '50 che lanciò la moda di quell'ammiccante frangetta corvina e che apparve sulle copertine di tante riviste per adulti, Playboy inclusa, con un mix di innocente freschezza e trasgressiva sensualità fatte apposta per conquistare l'America maschile. Una ragazza di provincia, cattolica, che non si vergogna del proprio corpo e della sua nudità, che non crede sia sbagliato mostrarlo per regalare attimi di piacere a signori molto "distinti ed educati", neppure se le foto (o i filmini) la ritraggono intenta in pratiche di bondage, con abiti fetish o in posture sadomaso. E' questo il ritratto che di lei tratteggia la canadese Mary Harron (American Psycho) con una regia scolastica, che riesce tuttavia a trasmettere l'atmosfera ambigua e perbenista di quei tempi. Bella e brava la protagonista Gretchen Mol, affiancata da un cast importante: da David Strathairn, vincitore della Coppa Volpi per Good Night, and Good Luck, a Lili Taylor.
Una volta indossare per una donna non era solo un modo diverso per spogliarsi. L'età d'oro delle «indossatrici» è cominciata quarant'anni fa, preceduta da quella delle «modelle». Qual è la differenza? Le madri delle ragazze di buona famiglia per loro ora sognano un futuro d'indossatrici; le madri delle ragazze di buona famiglia una volta si vergognavano d'una figlia «modella».
In Italia le classificarono prima con l'appellativo autarchico di signorine grandi firme in sola dimensione di disegno e poi, al momento di passare dalla virtualità della matita all'evidenza della reale carnalità, inventarono (pare che l'etichetta si debba all'ispirazione di Vittorio De Sica) il termine maggiorate quando già stava per esplodere la dolce vita e le bellezze formose affollavano la speranzosa [...] Vai alla recensione »