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Ultimo aggiornamento mercoledì 6 febbraio 2019
Un commesso viaggiatore finlandese incontra un rifugiato siriano. Si aiuteranno a vicenda, nonostante il razzismo più becero della popolazione. Il film è stato premiato al Festival di Berlino, ha ottenuto 3 candidature agli European Film Awards, In Italia al Box Office L'altro volto della speranza ha incassato 794 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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Khaled è un rifugiato siriano che ha raggiunto Helsinki dove ha presentato una domanda di asilo che non ha molte prospettive di ottenimento. Wilkström è un commesso viaggiatore che vende cravatte e camicie da uomo il quale decide di lasciare la moglie e, vincendo al gioco, rileva un ristorante in periferia. I due si incontreranno e Khaled riceverà aiuto da Wilkström ricambiando il favore. Nella società che li circonda non mancano però i rappresentanti del razzismo più becero.
L'insoddisfazione esistenziale sembra essere ormai connaturata con la vita dell'uomo occidentale. Non è un caso che il film ci mostri all'inizio Wilkström che se ne va da casa lasciando sul tavolo la fede nuziale.
Kaurismaki ha già però provveduto a metterci sull'avviso: ci sono ben altre tensioni che attraversano il mondo e il volto di Khaled, nero del carbone in cui si è nascosto, ce lo testimonia. Il Maestro finlandese continua a visitare il suo mondo di emarginati ed autoemarginati dalla vita ai quali non è concesso di mostrarsi troppo malinconici (anche se lo sono) e che a buon diritto possono provare gli stessi sentimenti dello Shylock shakespeariano.
A partire da Miracolo a Le Havre in questo universo si è però inserito, con la forza dirompente di un estremo bisogno di solidarietà, il tema dell'immigrazione. Kaurismaki non crede in una religione ed esonera da questo compito anche il suo protagonista siriano, liberandolo così da quel marchio che l'ISIS gli ha imposto e che l'Occidente più retrivo è stato ben lieto di potergli indiscriminatamente applicare. Crede però nell'umanità e i suoi personaggi, a differenza di sacerdoti e leviti, sono buoni samaritani in cui l'egoismo cerca magari di farsi strada ma senza troppe possibilità di successo.
Ciò che fanno, come reagiscono, quello che dicono sembra a tratti surreale contrapponendosi quasi alla concretezza del dolore e della morte che accompagna nell'intimo chi ha abbandonato la propria terra per cercare scampo da una sorte univoca. Ma al contempo ci ricorda che se anche solo una minima parte di quel sentire surreale si impadronisse della società tutti potremmo vivere un po' meglio. Mettendo magari in condizione di non nuocere non chi chiede giustamente una gestione seria del problema ma chi ne approfitta per seminare una paura che si traduce in odio. Questa è la lezione più importante che Kaurismaki continua ad impartirci. Non dimenticando di farci anche sorridere come solo i grandi del cinema hanno saputo fare.
“Il mio eterno obiettivo è sempre stato fare un film che una donna cinese di campagna potrebbe capire senza sottotitoli”. Aki Kaurismaki . Ogni bravo regista ha un suo ritmo, una sua musica. Quella di Kaurismaki è una miscela di rock progressivo anni '70 e blues in versione finnica. E non parlo solo degli intermezzi musicali che costellano i suoi [...] Vai alla recensione »
Nulla di cambiato nello stile di Kaurismaki e la Finlandia sembra un paese inattaccato dal passare del tempo. Le atmosfere e l'ambientazione sono identiche a Nuvole in Viaggio film del 1996. Di nuovo c'è una realtà drammatica, quella di coloro che scappano da territori di guerra e miseria per cercare aiuto in paesi oiù accoglienti.
Film molto particolare e interessante. Kaurismäki costruisce con maestria, con la collaborazione di sceneggiatore e fotografo, lo sfondo di una Helsinki nuda e grigia, dai colori freddi e dagli interni desolatamente spogli, con certi ambienti e certi personaggi che richiamano – è stato detto – più gli interni e i volti America anni ’50 nella fotografia [...] Vai alla recensione »
Un film rappresenta un quadro di una Finlandia di emigrati, di naziskin, di emarginati, di clandestini, di giocatori d’azzardo, ma anche di un luogo dove sembra ci siano “gli angeli in terra”. In epoca di crisi economica crescono anche le insoddisfazioni individuali, il negozio di camicie chiude, il ristorante va riconvertito, il maturo finlandese rappresentante di camicie le vuole [...] Vai alla recensione »
Va bene: la tematica trattata dal film è di tutto rispetto. Il resto è veramente scadente a cominciare da come il regista intende muovere i suoi personaggi, meglio dicasi marionette, all'interno dello schermo. A cominciare dalla scena in cui il rappresentante di camicie abbandona la moglie fino alla fine del film, l'espressività degli attori è pari a zero.
Film difficile da inquadrare in categorie, ma in fondo è un suo pregio. Parte come un classico dramma sociale legato ai temi dell'immigrazione, scivolando lentamente in un'esposizione volutamente surreale e comica della vita di un gruppo di persone. In molte scene mi ha ricordato "un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza", nella ricercata inepressività [...] Vai alla recensione »
Un venditore di camicie decide di cambiare vita e di aprire un ristorante. Un ragazzo siriano non decide di cambiare vita ma è la vita che lo costringe a cambiare nazione, ad abbandonare la sua terra per salvarsi da morte certa. I due si incontrano e tra di loro nasce un rapporto di solidarietà, di fiducia. Un film ironico, dove la musica folk finlandese fa da sfondo a una società [...] Vai alla recensione »
Raccontare il dramma dei profughi senza alcuna forma di retorica, è il grande merito del film di Kaurismaki, riducendo i dialoghi, le parole, le troppe parole che troppe volte abbiamo sentito, al minimo indispensabile, all'essenziale, indugiando piuttosto sui volti e gli sguardi, sui luoghi. Raccontare la tragedia dei profughi senza pietismi, ma incentrando il discorso sul tema della dignit&agrav [...] Vai alla recensione »
Helsinki, Finlandia. Wikstrom (Sakari Kuosmanen), un massiccio 50enne, è sconfitto dalla vita. Mentre sua moglie gioca interminabili solitari in compagnia di un bicchiere colmo di liquore, posa la fede e le chiavi di casa sul tavolo davanti a lei: se ne va, ma lei non ha nulla da replicare; liquida la sua attività commerciale e va a vincere una somma al poker sufficiente a comperare un ristorante con [...] Vai alla recensione »
Due occhi emergono da un mare di carbone stivato su una nave da carico diretta a Helsinki. Sono gli occhi del siriano Khaled, che fugge dal suo paese in guerra per cercare asilo politico in Finlandia. E poi c'e' il signor Willkstrom, annoiato venditore di camicie, stanco di una vita monotona e di una moglie imbigodinata, che decide di andarsene da casa per cercare nuova fortuna in un casino' [...] Vai alla recensione »
Film raffinato,accuratezza nei particolari,espressività superlativa,tutto diventa un insegnamento per la civiltà umana,la religione di appartenenza diventa un qualcosa d'indifferente,la bella democrazia finlandese non è altro che un copri capo,per nascondere la vera natura ipocrita in una asocialità civile,bravissimo il regista Aki Kaurismäki nel [...] Vai alla recensione »
Wilkström sostiene che con questo film, a cercato di fare del suo meglio per mandare in frantumi l'atteggiamento europeo di considerare i profughi o come delle vittime che meritano compassione o come degli arroganti immigrati clandestini a scopo economico che invadono le nostre società con il mero intento di rubarci il lavoro, la moglie, la casa e l'automobile.
Ritorna in forma quanto mai smagliante nelle sale cinematografiche il regista finlandese Aki Kaurismaki con il film "L'altro volto della Speranza" . In esso troviamo due personaggi nettamente all'opposto: un immigrato siriano giunto in Finlandia clandestinamente nascosto in una nave trasportante carbone, ed un rappresentante di cravatte e camicie che, dopo aver lasciato la propria [...] Vai alla recensione »
Non rispetta assolutamente le aspettative preannunciate nelle recensioni. Film molto lento, recitazione pessima, scenografie scarne; è un continuo ripetersi di cliché con personaggi appena abbozzati. Il finale rispecchia il pressapochismo del film.
IL FILM PARTE BENE COME "DOCUMENTO" DI UNA REALTA' FINLANDESE/ TESTIMONIANZA DEI PROBLEMI DI UN PROFUGO SIRIANO MA POI IL TUTTO DIVENTA SEMPRE PIU' SURREALE SENZA MAI TROVARE UN EQUILIBRIO TRA LE DUE PARTI. NON HO APPREZZATO QUESTO STILE CHE DATA LA MANIFESTA ASSURDITA' PROVOCA DISTACCO NELLO SPETTATORE. LA TIRITERA DEL RICONGIUNGIMENTO CON LA SORELLA DA UNA PARTE SI DIPANA PER [...] Vai alla recensione »
Ottimo film e assai intelligente recensione. In calce, oltre alla manifestazione di consenso/dissenso, non si potrebbe inserire anche la possibilità di condivisione per email o su social network? Grazie
È facile dire che L'altro volto della speranza è un film a suo modo politico. Meno evidente chiedersi perché. Ebbene, il nuovo lavoro di Aki Kaurismäki sembra un esempio di Europa unita, una specie di utopia cinematografica di ciò che la politica e le società non stanno riuscendo a compiere. Ciò che infatti sfugge a chi imposta il dibattito in termini rigidi (cultura nazionale contro dimensione continentale) è che in nessun momento ai fondatori dell'idea di Europa unita - Altiero Spinelli sopra tutti - era venuto in mente di invitare all'oblio delle singole identità. Ciò è perfettamente compreso da Kaurismäki, di cui l'amico Peter von Bagh (cinefilo e critico scomparso cui il film è dedicato) diceva che "ha descritto una Finlandia marginale, un mondo di sfortunati e di perdenti, di cui coglie la luce magica, la sofferenza autentica, la compassione profonda e l'umorismo, con un fantastico senso dello stile, sorretto dalla coscienza ingenua del proprio valore".
Questa Finlandia di brave persone (ma anche di skinhead e di brutali aggressori, che accoltellano il profugo siriano chiamandolo "sporco ebreo", dall'abisso della propria ignoranza) è rappresentata anche in L'altro volto della speranza.
Lì si apre un tessuto di solidarietà internazionale, che giunge fino alla lontana Lituania, e si estende agli altri profughi, come l'amico irakeno che aiuta Khaled in tutte le sue peripezie. E d'altra parte, anche l'aspetto più rigidamente burocratico dell'Europa sembra transnazionale, come i protocolli per le richieste dei rifugiati, che magari vengono rispediti nel proprio paese proprio quando la guerra nei loro territori si intensifica e giusto nel momento in cui avrebbero maggior bisogno di protezione.
Negli anni del rancore senza scopo e della violenza esibita sul web, che senso possono avere in un film due momenti di violenza e rancore: il primo quando un trio di energumeni vorrebbe dar fuoco a un poveraccio inerme, il secondo quando un naziskin grasso pelato e in pelle nera, accoltellando quello stesso poveraccio che è poi un clandestino siriano musulmano, gli mormora "sporco ebreo"? Il senso [...] Vai alla recensione »
L'uomo, non più giovane, si veste in silenzio, chiude la valigia di gusto retrò, e posando la fede sul tavolo dice alla donna che lo guarda sigaretta in mano e bigodini in testa: «Me ne vada». Sono le prime sequenze del nuovo film di Aki Kaurismaki, in concorso all'ultima Berlinale dove ha vinto il premio per la miglior regia - premiazione contestata dai più che aspettavano invece l'Orso d'oro.
Nelle fiabe surreali di Aki Kaurismaki non c'è bisogno di belle, bastano gli umili, gli stravaganti, gli spaesati alle prese con la bestia che è la brutta aria del nostro tempo ipocrita. L'Europa dei profughi, dei muri, dei pregiudizi, del diverso pericoloso a ogni costo non ha neppure la necessità di camuffarsi in un reame così vicino e così quotidiano, ma è sufficiente che si rifletta, per esempio, [...] Vai alla recensione »
Un rappresentante di camicie molla la moglie e il lavoro per acquistare un ristorante senza clienti, dove vivacchiano apaticamente un cuoco e due camerieri, tutti personaggi surreali. Al gruppo, si unisce Khaled, giovane rifugiato siriano, in fuga dalle autorità finlandesi che lo vorrebbero spedire ad Aleppo. Orso d'argento meritato per Kaurismàki che tratta argomenti attuali, come la reciproca solidarietà, [...] Vai alla recensione »
Sfuggito agli orrori della guerra in Siria, Khaled si vede negare il diritto di soggiorno a Helsinki. Da clandestino comincia allora a lavorare nel modesto ristorante di un remoto quartiere della città insieme a un surreale e sparuto team. Orso d'argento per la regia all'ultima Berlinale, Aki Kaurismäki torna a raccontare gli emarginati, le paradossali, stralunate e laconiche creature che da sempre [...] Vai alla recensione »
Non ho occhi come voi? Non ho anch'io mani, organi, membra, sensi, affetti, passioni?... Viene alla mente il grande monologo di Shylock, vedendo L'altro volto della speranza (Toivon tuollapuolen, Finlandia, 2017, 98'). È lo stesso Aki Kaurismaki che fa riprendere dal suo Khaled (Sherwan Haji) un breve passaggio della scena più intensa e profonda del Mercante di Venezia.
L'unico che riesce a parlare di immigrati senza irritare. Il regista finlandese innamorato dei tanghi più tristi della terra (si suonavano lassù tra i ghiacci già nell'Ottocento, dopo la Seconda guerra mondiale furono rilanciati dal governo per elaborare il lutto dei territori forzosamente ceduti ali'IJnione Sovietica) detiene un record imbattibile.
Kaurismäki scrive e dirige film da più di trent'anni, con una formula che mescola in modo fortunato tristezza e assurdo. I suoi film si svolgono sempre in una Finlandia dimenticata dal tempo, in cui tutto sembra fermo agli anni cinquanta. Vodka, rockabilly, brillantina e sigarette sembrano essere le uniche gioie dei suoi personaggi, insieme all'amicizia e alla generosità che spuntano inaspettate come [...] Vai alla recensione »
C'è un volto nella notte. Appartiene a Khaled Ali. Il siriano alto 171 cm e pesante 71kg emerge da un cumulo di carbone nascosto su un cargo appena arrivato in un porto finlandese. Incrocerà per strada una Checker Marathon modello 1967 guidata da Wikstròm, piazzista di camicie in procinto di darsi alla ristorazione. Cosa ci fa Khaled in Finlandia? L'altro volto della speranza è la nuova perla di humour [...] Vai alla recensione »
Vive di trilogie Aki Kaurismäki. "Sono troppo pigro, così mi costringo a fare i film". E per nostra fortuna il 60enne regista da Orimattila, nel sud della Finlandia, continua a sfidarsi con triadi "tematiche", espedienti narrativi destinati a diventare Poesia cinematografica inconfondibile, surreale e rigorosamente in pellicola. Perché così lavora, pensa, "è" Kaurismäki, sempre uguale a se stesso e [...] Vai alla recensione »
Qual è L'altro volto della speranza? Per il siriano Khaled (Sherwan Haji), che emerge nero di carbone dalla stiva di un cargo approdato a Helsinki, la speranza è trovare accoglienza: ed è in questa fede che, dopo essersi ripulito in un bagno pubblico, si presenta a un commissariato chiedendo asilo. Ma la tragedia di un uomo che sotto i bombardamenti di Aleppo ha perso l'intera famiglia, eccetto una [...] Vai alla recensione »