Titolo originale | Laitakaupungin Valot |
Anno | 2006 |
Genere | Thriller, Drammatico, |
Produzione | Finlandia, Germania, Francia |
Durata | 78 minuti |
Regia di | Aki Kaurismäki |
Attori | Janne Hyytiäinen, Maria Järvenhelmi, Maria Heiskanen, Ilkka Koivula, Sergei Doudko Andrei Gennadiev, Arturas Pozdniakovas, Matti Onnismaa, Sulevi Peltola, Antti Reini, Neka Haapanen, Santtu Karvonen, Sesa Lehto. |
Uscita | venerdì 12 gennaio 2007 |
Tag | Da vedere 2006 |
Distribuzione | Bim Distribuzione |
MYmonetro | 3,33 su 19 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 15 luglio 2014
Sguardo magistrale su una vita profondamente condizionata da disagi esistenziali. In Italia al Box Office Le luci della sera ha incassato 347 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Koistinen, guardiano notturno di un importante centro commerciale, conduce una vita solitaria. Non ha mai avuto una compagna e quindi il giorno in cui una bionda avvenente lo avvicina e sembra interessata a lui se ne innamora. La donna è però solo un'esca per consentire una rapina a una gioielleria di cui Koistinen sarà involontario complice.
Kaurismaki torna a fare l'unico cinema che sa fare. Il suo è uno sguardo costantemente alla ricerca di solitudini che cercano di colmare il vuoto della vita non sapendo mai bene da che parte cominciare. Lo fa con quello stile rarefatto che ne connota lo stile e con un'attenzione al cinema del passato che trasuda da ogni fotogramma. Alcune sue inquadrature in dettaglio (ci si perdoni il paragone azzardato) potrebbero provenire direttamente da un film di Chaplin tanto sono precise e cariche al contempo di segni emotivi.
Ancora una volta poi il regista finlandese si conferma (anche se non vi riveleremo nulla per rispetto nei vostri confronti) l'unico regista al mondo capace di realizzare happy end tristi. La storia finisce bene ma è un 'bene' profondamente condizionato da un profondo malessere esistenziale di cui la cosiddetta civiltà occidentale sembra non volersi accorgere.
Kaurismaki periodicamente ce ne ricorda magistralmente l'esistenza.
Già il titolo mette in guardia l’attento spettatore: un riferimento troppo evidente a delle “luci” lascia presagire dei capolavori indiscussi del maestro del cinema muto; conoscendo poi il regista, il finlandese Kaurismaki, la sottile intuizione si tramuta presto in ovvia certezza. Koistinen è un guardiano notturno di un centro commerciale di una sterile Helsinki, vive [...] Vai alla recensione »
Una malinconica guardia giurata (Koistinen) in una Helsinki scarna e deserta viene coinvolto con l’inganno in una possibile storia d’amore con un’ avvenente donna bionda che lavora per dei gangster che tramite lei riescono a ottenere i codici di accesso ad una gioielleria per rapinarla. Come in tutto il cinema di Kaurismaki c’ è uno sguardo affettuoso e compassion [...] Vai alla recensione »
Un film tetro, oscuro, sempre presente il filo conduttore della solitudine, sia nelle azioni del protagonista che nelle riprese. La storia, secondo me un po banale, è raccontata al pubblico in modo introspettivo tramite ambientazioni buie, inquadrature senza soggetti e intensi sguardi dei protagonisti. A me è piaciuto, quindi ve lo consiglio. Buona visione!
quelle che ho letto sono critiche da "critici intenditori" , ma il film colpisce più per l'ambientazione in una città morta , dove non c'è nessuno, non c'è vita , e per l'espressione dei volti che sono come maschere di cera . da vedere per rendersi conto di un mondo diverso. andrea
Non so se ero stanco oppure se non me ne intendo ma è stato un film che secondo me lascia inalterati, l'unica sensazione è quella di aver perso 90 minuti della vita... ma perchè si permette di fare questi film solo perchè si chiama kaurismaki!!!!
Il suo ispiratore è Charlie Chaplin, e scusate se è poco. Del resto fino dal titolo, Le luci del quartiere ("Laitakaupungin valot") evoca il mitico regista di Luci della città. Anche il protagonista, Koistinen, è un omino chapliniano: senza la sana aggressività di Charlot, ma suo gemello per la vocazione al silenzio, l'ostinato ottimismo, il molo di reietto) della società.
Contro ogni evidenza, è ricco d'ottimismo paradossale il taciturno Koistinen (Danne Hyytiainen), protagonista di Le luci della sera (Laitakaupungin valot, Finlandia, Germania e Francia, 2006, 78'). La sua esistenza scorre tutta ai margini del mondo, in solitudine. Ma c'è in lui una forza sorprendente, una sorprendente capacità di sperare. Forse sono, la sua forza e la sua speranza, quelle stesse che [...] Vai alla recensione »
A metà percorso, il Festival di Cannes ha già un ventaglio di quattro verosimili Palme d'oro nel Vento agita l'orzo di Ken Loach, in Volver di Pedro Almodòvar, nei Climi di Nuri Bilge Ceylan e, ieri, nelle Luci del sobborgo (Ruoholati, a Helsinki), scritto, prodotto e diretto da Aki Kaurismaki. Sono tutti film di registi sfiorati dal massimo riconoscimento di Cannes: il caso più recente è stato proprio [...] Vai alla recensione »
Un giovane solo e taciturno, addetto alla sorveglianza notturna di un centro commerciale di Helsinki, viene agganciato e poi abbandonato da una bella bionda, che lavora per una banda di ladri che svaligiano il locale da lui sorvegliato. Finisce in galera, ma all'uscita dal carcere, trova comprensione e forse amore da parte di una donna sola e taciturna, insomma del suo stesso stampo.
Nella città azzurra dei crepuscolo passanti discutono di Gogol e Tolstoi. Vedere un film del finlandese Aki Kaurismaki, 49 anni, è un piacere vero: la semplicità classica e profonda; lo stile pulito tutto condensato sui protagonisti e sulla storia, senza distrazioni; la espressività degli attori (sembra di capirne al volo la natura, ma sempre risultano più complessi); il deserto irreale della città, [...] Vai alla recensione »
Vedere un film del finlandese Aki Kaurismäki, 49 anni, è un autentico piacere. La semplicità classica e profonda, lo stile lucido tutto concentrato sui protagonisti e sulla storia, senza distrazioni nè parentesi, l'espressività degli attori, il deserto irreale della città: questo e altro fanno di Kaurismäki un maestro. Le luci della sera (dopo Nuvole in viaggio e L'uomo senza passato) è l'ultimo film [...] Vai alla recensione »
Dura poco meno di 80 minuti. Ed è firmato da uno dei pochi grandi registi europei e certamente dall'unico che afferma di essere ancora (e non per gusto della provocazione, come altri suoi colleghi nordici, ma per rigore morale demodé) «comunista». Forse è per questo che la sua casa di produzione si chiama «Sputnik Oy». Sugli schermi italiani arriva finalmente Le luci di Faubourg (da noi tradotto «Le [...] Vai alla recensione »
Basta guardare una sua inquadratura per dire «Quello è un Kaurismaki!». E come riconoscere un Mondrian o un Cézanne. Light in the Dusk («luci nel crepuscolo») conferma in Aki Kaurismaki un artista inconfondibile per tocco e personalità. Conferma anche la sensazione che in lui conti più l'insieme dell'opera, che non il singolo film: sembra che ad Aki manchi sempre qualcosa per realizzare il capolavoro, [...] Vai alla recensione »
Sembra quasi un ossimoro il titolo dell'ottavo lungometraggio del finlandese Aki Kaurismaki. Il fioco baluginare di un filo di luce quando calano le tenebre notturne e tutto si spegne, si ferma, si blocca. E' il momento In cui Koistinen inizia il suo tour come guardia giurata di grandi magazzini, centri commerciali, vetrine griffate. Osserva il lusso, lo sfarzo, il consumismo frenetico senza i fari [...] Vai alla recensione »
Ad ogni suo film Aki Kaurismäki si conferma la voce più alta e suggestiva del cinema finlandese. Nell’ambito di un così nero pessimismo sulla natura umana che i suoi personaggi ne sono vittime ad ogni svolta delle loro vite. Salvo, qualcuno, riuscendo a cogliervi in mezzo un barlume di speranza. Come questa volta, subito dopo gli sconfitti di Nuvole in viaggio ed anche, sotto certi aspetti, de L’uomo [...] Vai alla recensione »
Magari non destinato solo ai cultori del cinema d'essai, «Le luci della sera» non aggiunge, però, molto all'identikit di Aki Kaurismaki. Giustamente apprezzato per Nuvole in viaggio e L'uomo senza passato, il bizzarro regista finlandese riprende i consueti toni da ballata minimalista, una specie di «spleen» boreale che privilegia il sottomondo degli umili e dei marginali e lo culla con le immagini [...] Vai alla recensione »
Un piccolo capolavoro di nicchia: tra Chaplin rivisitato e il crepuscolo umano di una Finlandia di underdog introversi e sonnambuleschi, una storia senza storia fitta di musiche d'antan che combinate a dialoghi impacciati e irrilevanti, formano un cocktail struggente. Un'elegia sulla solitudine che intreccia la commedia nera e un melò svuotato di emozioni che diventa irresistibile a furia di pochezza. [...] Vai alla recensione »
Eccolo finalmente qui, direttamente da Cannes 2006, il nuovo Kaurismäki, a chiudere la nerissima trilogia iniziata con Nuvole in viaggio e L'uomo senza passato. Ottanta indicibili minuti di quella afasica sfiga nordica che ci fa sentire meno soli, afasici e frustrati. Il tango di Gardel si fa colonna sonora paradossale che attraversa le spente architetture di Helsinki, una composizione sintetica e [...] Vai alla recensione »
Luci anni '50, dialoghi scarni ma irresistibili (Kaurismäki è un maestro del sottotesto), una colonna sonora che mescola Puccini e Gardel ai tanghi di Olavi Virta, compositore finlandese amatissimo in patria. E' lo stile unico di Aki Kaurismäki, che con Le luci della sera chiude la struggente trilogia dei perdenti. Il tono stralunato e dolente è quello di Nuvole in viaggio e L'uomo senza passato, ma [...] Vai alla recensione »
Breve: dura un'ora e venti; laconico: pochi dialoghi, molti silenzi; insolito: protagonista è «un romantico scemo, fedele come un cane». Può essere solo un film di Aki Kaurismäki su Aki Kaurismäki. Stavolta s'intitola Le luci della sera. «Stavolta», perché - se il film ha questi pregi - ha anche un difetto: è seriale. Il regista, sceneggiatore e produttore finlandese si ripete.
A Cannes, il regista finlandese che odia la Nokia incrociò la spada con l'ex impiegato ai telefoni Pedro Almodóvar. Per colpa di Volver (inteso come tango di Gardel), e di una spericolata domanda, posta da un ancor più spericolato giornalista. Detto per inciso: sono queste domande, precedute dall'alzata di mano, l'unico motivo che ogni tanto spinge a frequentare le conferenze stampa, giacché le risposte [...] Vai alla recensione »
Quattro anni dopo L'uomo senza passato, il suo maggior successo popolare, Kaurismaki rinnova i fasti degli inizi, ma è ancora più sorprendente e radicale. L'antieroe malinconico che ha attraversato tutto il suo cinema non è mai stato così ermetico. Di questo Koistinen non sappiamo nulla se non che ha un sogno: smettere di fare il guardiano notturno per una società e mettersi in proprio.
Se fosse uno scrittore, Aki Kaurismäki sarebbe pubblicato da Iperborea e messo sullo scaffale accanto al connazionale Arto Paasilinna, autore di Piccoli suicidi tra amici. Invece gira film, ma con la stessa malinconia di fondo, con lo stesso malessere esistenziale che pervade chi della società perfetta, socialdemocratica e a misura duomo, vede le contraddizioni.