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Ghost Stories, un'ottima rivisitazione della tradizione

Ambiguità, understatement, un tocco di ironia quando serve e un genuino senso del macabro. Ora al cinema.
di Rudy Salvagnini

Ghost Stories

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Martin Freeman (52 anni) 8 settembre 1971, Aldershot (Gran Bretagna) - Vergine. Interpreta Mike Priddle nel film di Andy Nyman, Jeremy Dyson Ghost Stories.
giovedì 19 aprile 2018 - Focus

Se c'è una tradizione letteraria tipicamente britannica, è quella delle storie di fantasmi. Molti autori di rilievo nella letteratura britannica hanno scritto storie di fantasmi nell'ambito della loro produzione. Tra i nomi più noti e riveriti ci sono quelli, per fare solo un paio di esempi, di Charles Dickens ed Henry James (quest'ultimo con, tra l'altro, il famosissimo "Giro di vite", più volte trasposto sullo schermo). Ci sono stati anche scrittori che si sono quasi interamente dedicati a questo sottogenere e il nome che viene sicuramente in mente a questo proposito è quello di Montague Rhodes James, autore di una lunga serie di racconti nei quali i fantasmi la fanno da padroni. Proprio M.R. James - come amava firmarsi - è forse l'autore che più ha plasmato questo tipo di narrazione, creando un format preciso e fortemente suggestivo. Molti racconti di M.R.James sono stati oggetto di versioni televisive o cinematografiche (la più famosa è il classico La notte del demonio di Jacques Tourneur) ed è curioso che un giovane Christopher Lee, futuro divo dell'horror, abbia avuto l'occasione di incontrare, durante i suoi studi universitari, proprio James, universitario di professione.

Ambiguità, understatement, un tocco di ironia quando serve, un genuino senso del macabro, lo sgomento di fronte all'inesplicabile e all'ultraterreno: questi gli ingredienti principali delle ghost stories della tradizione, cui spesso, ma non sempre, si aggiunge una morbosità che attraverso febbrili metafore tocca il tema della repressione sessuale tipicamente vittoriana (e anche post-vittoriana, per la verità).
Rudy Salvagnini

Un'altra tradizione britannica, ben più recente, è quella dei film horror a episodi, la cui nascita si può probabilmente far risalire al famoso Incubi notturni - un film collettivo degli anni '40 che ha anticipato i tempi e creato diversi luoghi poi diventati molto comuni - ma che ha trovato ampia fioritura soprattutto a partire dagli anni '60 con la serie di film prodotta dalla Amicus, casa rivale della Hammer, e iniziata con Le cinque chiavi del terrore di Freddie Francis.


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In foto una scena del film La notte del demonio.
In foto una scena del film Incubi notturni.
In foto una scena del film Le cinque chiavi del terrore.

Di frequente queste due tradizioni hanno intersecato le loro strade perché il formato del racconto o dell'episodio di un film a episodi ben si adatta alla stringatezza spesso molto funzionale ed efficace nella descrizione dell'incontro con un soprannaturale sfuggente e inquietante. E la natura stessa del racconto di fantasmi - che nella tradizione inglese veniva letto in famiglia durante le festività natalizie come momento di aggregazione nello spavento - ha fatto sì che la televisione britannica e in particolare la BBC ne abbia fatto un elemento ricorrente di programmazione proprio durante il Natale, con la realizzazione ad hoc di celebrate versioni dei più famosi racconti di fantasmi, nell'ambito di una serie di lunga durata intitolata proprio "Ghost Stories for Christmas". In questa serie e in altre occasioni sempre a opera della BBC non sono mancate trasposizioni di racconti di M.R. James tra cui il celebrato "Fischia e verrò da te", tradotto per il piccolo schermo da Jonathan Miller del 1968 e poi rifatto da Andy de Emmony nel 2010.

Ghost Stories di Jeremy Dyson e Andy Nyman si inserisce con arguzia e consapevolezza all'interno di questa duplice tradizione con l'intento allo stesso tempo di rispettarla e di stravolgerla: un po' com'era avvenuto con gli zombie nella riuscitissima miniserie Dead Set della quale Andy Nyman era protagonista.
Rudy Salvagnini

Per cominciare, diversamente dalla tradizione, in questo caso i racconti e la storia cornice sono indissolubilmente legati e si completano a vicenda, pur restando, i singoli racconti, dei set pieces capaci di sostenersi da soli. I racconti sono infatti dei perfetti esempi di ghost story tradizionale, rivisitata alla luce delle innovazioni giapponesi (notevole è anche la tradizione nipponica in materia di racconti di fantasmi, rivisitata nell'ultimo ventennio a partire dal ciclone The Ring di Nakata) e quindi con l'aggiunta di jump scares strategicamente piazzati per sorprendere e spaventare.


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In foto una scena del film The Ring.
In foto una scena del film Gli invasati.
In foto una scena del film La casa delle ombre lunghe.

Ma è la premessa a essere di particolare interesse: il protagonista è uno studioso che è diventato un personaggio televisivo di successo mettendo alla berlina sedicenti medium e sensitivi. Il suo scopo è quello di dimostrare le frodi messe in essere da chi sostiene di poter, per esempio, parlare con i morti. Magnificando il privilegio della razionalità, il professor Goodman ritiene quindi di poter dimostrare l'inesistenza dell'irrazionale, del soprannaturale. Così facendo intende proseguire il lavoro del suo idolo, della sua fonte di ispirazione, il dottor Cameron, misteriosamente volatilizzatosi diversi anni prima. Quando però il dottor Cameron ricompare, altrettanto misteriosamente, è solo per affidare a Goodman tre casi misteriosi che gli hanno fatto cambiare idea sul soprannaturale: vuole che Goodman li esamini e scopra la frode, se c'è. I tre casi - che sono poi i tre racconti - rappresentano delle situazioni classiche dell'horror fantasmatico e tutti e tre pongono i loro protagonisti da soli di fronte a qualcosa di misterioso e di spaventoso. In questo riprendendo in pieno il tipico schema narrativo della tradizione, soprattutto di quella formulata da M.R. James, i cui personaggi si ritrovano a vivere febbrili avventure solitarie nelle quali l'inesplicabile lascia spesso poco spazio alla ragione. Nello stesso tempo, il professor Goodman si ritrova di fronte al dilemma fondamentale e filosofico: esiste il soprannaturale o è tutto un'impostura? Ma soprattutto comincia a sorgere nello spettatore il dubbio sulla legittimità del suo atteggiamento preconcettualmente scettico e pieno di pregiudizi.

Un elemento tipico di certa narrativa sui fantasmi è infatti quello che vede i protagonisti approcciarsi al problema con spirito scientifico e con il desiderio di trovare una risposta concreta seguendo i parametri della scienza.
Rudy Salvagnini

In questo senso, sono significativi film come Gli invasati e Dopo la vita (tratti da romanzi famosi). Il professor Goodman sembra adottare un approccio del genere, ma in realtà è vittima dei suoi pregiudizi e vuole solo dimostrare la verità di ciò che, a priori, crede sia giusto. Sotto questo aspetto, il film vale quindi anche come riflessione sulla fede e sulla credulità, sullo scetticismo e sul desiderio di razionalità o, per converso, sul desiderio di irrazionalità, come rivela il significativo dialogo tra il protagonista e un sacerdote che spiega le ragioni della fede. O come, all'inizio, si esprime un altro personaggio che ricorda come il dolore per la perdita di un congiunto possa essere così forte da spingere a voler credere con grande forza che non tutto sia perduto, che da qualche parte chi muore esista ancora. E i racconti di fantasmi, ancorché spaventosi, nascono proprio dal desiderio della prova di un prolungamento della vita sotto altre forme: se c'è un fantasma, c'è un qualche tipo di esistenza dopo la morte e questo è già più di qualcosa.

Tratto da una commedia di successo a opera degli stessi autori, il film trascende i limiti dell'impostazione teatrale con un uso suggestivo degli esterni boscosi e delle brughiere desolate arrivando a un finale che con il suo rivolgimento totale richiama altri spiazzamenti globali, come - per restare nell'ambito dell'horror britannico - quello de La casa delle ombre lunghe, cui questo sembra richiamarsi per molti aspetti. In questo caso, il ribaltamento è più spettacolare e meno pretestuoso, pur sembrando un modo come un altro per svicolare con intelligenza dalla necessità di fornire delle risposte impossibili.


RECENSIONE

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