stefano capasso
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giovedì 6 novembre 2014
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una relazione che ripara
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In una società del futuro prossimo, dove la tecnologia interagisce con l’uomo in modo più fluido, Theodore vive la sua vita in una condizione di solitudine. Ha alle spalle la separazione con la moglie e il divorzio da compiere, e che non riesce a portare a termine. Prova per curiosità un nuovo sistema operativo, che promette avere una coscienza propria, e in effetti poco a poco stabilisce con Samantha, la voce del sistema, un rapporto sempre più intimo, fino a trasformarsi in una storia d’amore. E non è l’unico: per le strade tutti parlano, apparentemente da soli, mentre comunicano con il proprio sistema. Al culmine dell’innamoramento, Samantha e tutti gli altri sistemi, se ne andranno, lasciano gli uomini a ricostruire i loro rapporto sociali.
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In una società del futuro prossimo, dove la tecnologia interagisce con l’uomo in modo più fluido, Theodore vive la sua vita in una condizione di solitudine. Ha alle spalle la separazione con la moglie e il divorzio da compiere, e che non riesce a portare a termine. Prova per curiosità un nuovo sistema operativo, che promette avere una coscienza propria, e in effetti poco a poco stabilisce con Samantha, la voce del sistema, un rapporto sempre più intimo, fino a trasformarsi in una storia d’amore. E non è l’unico: per le strade tutti parlano, apparentemente da soli, mentre comunicano con il proprio sistema. Al culmine dell’innamoramento, Samantha e tutti gli altri sistemi, se ne andranno, lasciano gli uomini a ricostruire i loro rapporto sociali.
Un film interessante questo di Spike Jonze. Bella fotografia che aiuta l’identificazione con un futuro prossimo che è alle prese con i soliti problemi dell’uomo, pur se trasferiti nel rapporto con la tecnologia. La sceneggiatura scorre non sempre fluida con alcuni momenti che rimangono incompiuti. Theodore, vivendo un rapporto esclusivo con sistema operativo, senza un corpo, può sperimentare un rapporto di intimità con se stesso più profondo, in quanto unico partecipante concreto. I vissuti emotivi dell’innamoramento, della gelosia ed infine dell’abbandono sono amplificati, e al tempo stesso vissuti con una partecipazione più ampia, tanto da essere riparativi. E cosi dopo aver imparato a confidarsi, a manifestare le proprie emozioni, Theodore infine impara a lasciare andare Samantha, il grande amore, e a ringraziarla per tutto quello che gli ha dato. E con Samantha può finalmente ringraziare e riappacificarsi col ricordo della ex moglie, per ricominciare una nuova vita. Il film mi ha lasciato una sensazione di malinconia, il saluto definitivo è un momento che lascia un pò di tristezza, tanto più quando è possibile riconoscere tutto il buono che quel rapporto ci ha lasciato.
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giulia mazzarelli
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martedì 25 novembre 2014
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la realtà virtuale si stancherà di noi
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In un futuro molto prossimo - appena il tempo di tornare al pantalone a vita alta e di ridurre i dispositivi digitali alle dimensioni dei tappi per le orecchie - Theodore si guadagna da vivere scrivendo lettere per conto terzi.
Stanco di nutrire il tempo libero con i ricordi legati alla ex moglie, Theodore acquista OS1, un sofisticato sistema operativo in grado di simulare una coscienza: non è che una voce, ma è programmata per adattarsi alle esigenze dell'acquirente e per raggiungere stati di consapevolezza via via superiori.
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In un futuro molto prossimo - appena il tempo di tornare al pantalone a vita alta e di ridurre i dispositivi digitali alle dimensioni dei tappi per le orecchie - Theodore si guadagna da vivere scrivendo lettere per conto terzi.
Stanco di nutrire il tempo libero con i ricordi legati alla ex moglie, Theodore acquista OS1, un sofisticato sistema operativo in grado di simulare una coscienza: non è che una voce, ma è programmata per adattarsi alle esigenze dell'acquirente e per raggiungere stati di consapevolezza via via superiori. Samantha fa così ingresso nella vita di Theodore riuscendo in breve tempo ad appagare ogni suo bisogno, passando dal ruolo di segretaria a quello di amica, confidente, amante.
Il tema dell'intelligenza artificiale è antico quanto il cinema, ma "Her" sonda orizzonti meno remoti: Samantha è la pronipote di Siri (assistente vocale di iPhone e iPad), depurata dalla meccanicità della pronuncia e in grado di evolversi autonomamente senza dover attendere la creazione di un ulteriore sistema operativo. Appartiene insomma ad un futuro verosimile, per quanto non imminente. Come verosimile è lo scenario umano che Jonze ci descrive, un mondo animato da milioni di monadi, ognuna assorbita dal suo piccolo universo autosufficiente, perché per ognuna ha prevalso la rinuncia a mettersi in gioco e il ricorso ad una realtà surrogata.
Su queste premesse Jonze innesta il tema romantico del desiderio di umanità: come alcuni suoi antenati cinematografici - ma da una condizione di partenza ancora più svantaggiata, visto che non ha alcun supporto fisico -, Samantha vorrebbe provare ciò che provano gli esseri umani. Vorrebbe nutrire sentimenti veri, ricordare, provare nostalgia, fare l'amore. La sua voce rappresenta l'unica concessione di tipo sensoriale alla relazione con Theodore, ma diventa il veicolo per vivere con lui esperienze che si avvicinano a quelle reali con un margine strettissimo di approssimazione.
Lo spettatore segue le emozioni di entrambi attraverso le espressioni del viso di lui e le modulazioni di voce di lei, sul crinale di quel patto con la finzione cinematografica dal quale rischia però di precipitare proprio nei momenti di maggior pathos: la scena in cui Theodore e Samantha fanno l'amore - resa da una dissolvenza in nero che rimane nel nero, abitato da sole voci, a rappresentare quel regno conquistato insieme, in cui il puro piacere e i suoni che esso produce sono le uniche realtà ammissibili - quella non-scena rischia di sgretolarsi come sabbia, di svelare l'artificio, di rigettare chi guarda al suo stato di spettatore seduto in sala.
Ma forse a non funzionare non è il film, né la prova degli attori, ma la resistenza in noi di quel sistema di valori che ci fanno ancora ridere (per fortuna) di un pic-nic in cui il quarto commensale è uno smartphone.
Ci consola la speranza, ventilata dal film, che sarà infine la realtà virtuale a stancarsi di noi.
Da vedere esclusivamente in lingua originale.
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[+] non si stancherà. ci annienterà.
(di che wing un)
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weach
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domenica 25 gennaio 2015
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le nuove frontiere di una vibrazione
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Her (lei) di Spike Jonze con Joaquin Phenix e la voce nella versione inglese di Scarlett Johansson a mio modo di vedere non è analisi di un fallimento di una relazione sentimentale ; piuttosto affronta una tematica squisitamente esistenziale: è più vero un rapporto reale oppure un rapporto virtuale con una avanzata intelligenza artificiale? In realtà il regista propone risposta possibilista sulla importanza che può avere una relazione virtuale; se è vero che siamo energia il mondo che noi chiamiamo reale è in verità è solo apparenza.......
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Her (lei) di Spike Jonze con Joaquin Phenix e la voce nella versione inglese di Scarlett Johansson a mio modo di vedere non è analisi di un fallimento di una relazione sentimentale ; piuttosto affronta una tematica squisitamente esistenziale: è più vero un rapporto reale oppure un rapporto virtuale con una avanzata intelligenza artificiale? In realtà il regista propone risposta possibilista sulla importanza che può avere una relazione virtuale; se è vero che siamo energia il mondo che noi chiamiamo reale è in verità è solo apparenza................. siamo comunque solo energia e la comunicazione avviene sempre mediante una vibrazione compatibile. Quindi anche una vibrazione provocata da un 'intelligenza artificiale produce eventi rilevanti , profondi , a volte superiori , rispetto a quella che noi definiamo una realtà materiale.
La tecnologia diviene nel nostro film uno strumento ulteriore di comunicazione diverso, potente rilevante che non genera solitudine ma invita l'umano ad interagire con il se profondo in modo nuovo ed intensamente rilevante.
La tecnologia non distruggerà l'uomo ma lo renderà partecipe di nuove esperienze esistenziali ; non provoca solitudine ma determina un nuovo ed inesplorato processo mentale.
Melodramma fantascientifico? No ma viaggio all'interno del se profondo con strumenti innovativi.
Joaquin Phenix perfetto protagonista e la voce di OS di una ispirata Scarlett Johansson sono gli ottimi esecutori di questo progetto cinematografico di nicchia, interessante , assolutamente da vedere.
Ci parla di quello che saremo fra dieci /venti anni e delle nuove problematiche connesse.
Vale quattro stelle d'oro su cinque.
Se non sarete soddisfatti nel vedere Her mi dispiace , penso che sia opportunità di arricchimento.
25 gennaio 2015
weachilluminati
Her (her) Spike Jonze with Joaquin Phenix and the voice in the English version of Scarlett Johansson in my view is not a failure analysis of a relationship; rather deals with an issue purely existential: it's true a real relationship or a virtual relationship with an advanced artificial intelligence? In fact the director proposes response possibilist on importance that can have a virtual relationship; if it is true that we are the energy world we call real is in truth is only appearance ................. we are still only energy and communication takes place via a vibration compatible. So even a vibration caused by an 'artificial intelligence produces relevant events, deep, sometimes higher, compared to what we define a material reality.
Technology becomes an additional tool in our film different communication, which does not generate significant powerful solitude but invites the human to interact with if deep in a new and intensely relevant.
The technology does not destroy man but will make him partaker of new life experiences; not cause loneliness but determines a new and unexplored mental process.
Sci-fi melodrama? No, but if you travel into the deep with innovative tools.
Joaquin Phenixperfect protagonist and the voice of an OS inspired by Scarlett Johansson are excellent performers in this film project niche, interesting, must see.
We talk about what we will be in ten / twenty and new problems connected.
Worth four gold stars out of five.
If you are not satisfied in seeing Her I'm sorry, I think it's an opportunity for enrichment.
January 25, 2015
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fabio1957
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martedì 17 febbraio 2015
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spiazzante
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L'impressione che coglie lo spettatore(perlomeno il sottoscritto) all'inizio del film, è quella di trovarsi di fronte a una storia e a un'idea veramente originale e interessante,ma andando avanti nela visione dell'opera,peraltro un pò prolissa e a tratti ripetitiva,si prova invece una sensazione di deja-vù,l'interpretazione di Phoenix, unico vero protagonista è eccellente, ma la storia sembra ad un certo punto inpantanarsi e l'epilogo sembra incompleto.Resta però e questo è il lato positivo e riuscito, un senso di estraniamento, di smarrimento, di fronte ad una tecnologia che sembra aspirare ad una trascendenza quasi divina, che domina con sufficienza l'umana coscienza.
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eleonora panzeri
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mercoledì 25 febbraio 2015
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amore oltre materia
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Trovo il film di Spike Jonze trascendente e visionario. Ambientato in un futuro non ben precisato, vicino alla nostra epoca, una realtà dove esiste ancora la carta stampata e la vita non è poi così dissimile dalla nostra. Si parla tanto di realtà cibernetica e di amore virtuale già oggi. Se solo alziamo gli occhi in metropolitana, per strada al semaforo, in attesa al supermercato, quasi tutti vivono in simbiosi con il proprio smartphone, intrecciano relazioni virtuali con persone dall’altra parte del mondo, sconosciuti che in qualche modo sembrano capire il nostro stato d’animo più delle persone che ci vivono accanto.
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Trovo il film di Spike Jonze trascendente e visionario. Ambientato in un futuro non ben precisato, vicino alla nostra epoca, una realtà dove esiste ancora la carta stampata e la vita non è poi così dissimile dalla nostra. Si parla tanto di realtà cibernetica e di amore virtuale già oggi. Se solo alziamo gli occhi in metropolitana, per strada al semaforo, in attesa al supermercato, quasi tutti vivono in simbiosi con il proprio smartphone, intrecciano relazioni virtuali con persone dall’altra parte del mondo, sconosciuti che in qualche modo sembrano capire il nostro stato d’animo più delle persone che ci vivono accanto. In questo film il virtuale viene estremizzato e la relazione d’amore nasce tra Samantha, un sistema operativo in grado di evolvere, ed il suo proprietario.
Una storia romantica e struggente, che parla di un amore impossibile al confine fra il materiale e l’immateriale. Le emozioni non sono tangibili eppure noi le sentiamo. Si può restare rapiti più dalle idee di una persona che dal suo corpo. L’affinità nasce tra le anime e spesso non può essere spiegata, non si sceglie chi amare. L’uomo tuttavia è limitato dal tempo e dallo spazio e ha bisogno di appartenere a qualcuno, ha bisogno del calore di un abbraccio e di vedere la luce di un’emozione negli occhi.
Le parole non bastano. L’amore deve essere consumato di persona ed evolve con le vicissitudini, con gli eventi belli o brutti. Ascoltare ed essere ascoltati può alleviare la sofferenza di un attimo, ma quando ami basta uno sguardo ed il silenzio per tornare a sorridere.
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mareincrespato70
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giovedì 26 febbraio 2015
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relazioni umane 2.0
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A che genere appartiene questo straordinario film di Spike Jonze? Difficile dirlo. Possiamo affermare che è un moderno affresco contemporaneo dei sentimenti al tempo della tecnologia dilagante con il suo potere condizionante, con le relazioni umane che si modificano, si velocizzano, si trasformano, si aggiornano come i nostri computer, alla velocità dei chip, al ritmo compulsivo di una mail. E quindi siamo sicuramente nel campo della fantascienza, con i sistemi operativi che dimostrano di avere un cuore e cercano un'anima, ma è comunque un'orizzonte contemporaneo quello amabilmente descritto da Spike Jonze che, in realtà, firma una commedia intelligente, briosa, che fa riflettere sulle nostre inquietudini-solitudini, sui rapporti uomo-donna in versione 2.
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A che genere appartiene questo straordinario film di Spike Jonze? Difficile dirlo. Possiamo affermare che è un moderno affresco contemporaneo dei sentimenti al tempo della tecnologia dilagante con il suo potere condizionante, con le relazioni umane che si modificano, si velocizzano, si trasformano, si aggiornano come i nostri computer, alla velocità dei chip, al ritmo compulsivo di una mail. E quindi siamo sicuramente nel campo della fantascienza, con i sistemi operativi che dimostrano di avere un cuore e cercano un'anima, ma è comunque un'orizzonte contemporaneo quello amabilmente descritto da Spike Jonze che, in realtà, firma una commedia intelligente, briosa, che fa riflettere sulle nostre inquietudini-solitudini, sui rapporti uomo-donna in versione 2.0.
In una Los Angeles futuristica, ma non troppo, realisticamente rappresentata come potrebbe essere tra una quindicina anni, il regista americano realizza uno stupendo film che si distingue per raffinatezza, genialità creativa ed originalità, avvalendosi della superlativa prova di Joaquin Phoenix, perfetto e brillante nel ruolo di un nerd tanto intelligente e virtuoso nel suo talento quanto sfigato perchè vinto dalla sua solitudine, dal ricordo del suo passato di coppia.
Indimenticabile la voce off della doppiatrice italiana d'eccezione (in originale si tratta di Scarlett Johansson), una sensuale e “calda” Micaela Ramazzotti che dà voce, ma anche anima pensante e seducente, ad un Sistema Operativo dal fascino irresistibile: le basta una voce per ammaliare, ma anche per amare e ferire.
Cinema d'autore di un regista, Spike Jonze, tra i più brillanti per l'intelligente originalità creativa. Un affascinante presente-futuro che incuriosce ed inquieta.
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fabolousausterlitz
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martedì 4 aprile 2017
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"di cosa parliamo quando parliamo d'amore?"
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Theodore è un tipo solitario, dall’aria stropicciata, che fa un lavoro molto particolare: scrive lettere personali (d’amore, di amicizia, di auguri) per conto di altre persone. E’ molto bravo nel farlo e rivela un animo sensibile e poetico. Theodore è solo: il suo matrimonio con Catherine ormai è andato, ma lui non trova ancora il coraggio di firmare le carte del divorzio; si trascina nella grigia routine quotidiana (lavoro, quattro chiacchiere con pochi amici e il suo video gioco interattivo), nutrendosi di malinconia. Fino a quando l’amore arriva sotto la forma di un nuovo sistema operativo, basato su di un’intelligenza artificiale capace di evolversi: ha una voce femminile, calda e sensuale e dice di chiamarsi Samantha….
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Theodore è un tipo solitario, dall’aria stropicciata, che fa un lavoro molto particolare: scrive lettere personali (d’amore, di amicizia, di auguri) per conto di altre persone. E’ molto bravo nel farlo e rivela un animo sensibile e poetico. Theodore è solo: il suo matrimonio con Catherine ormai è andato, ma lui non trova ancora il coraggio di firmare le carte del divorzio; si trascina nella grigia routine quotidiana (lavoro, quattro chiacchiere con pochi amici e il suo video gioco interattivo), nutrendosi di malinconia. Fino a quando l’amore arriva sotto la forma di un nuovo sistema operativo, basato su di un’intelligenza artificiale capace di evolversi: ha una voce femminile, calda e sensuale e dice di chiamarsi Samantha…..
“Di cosa parliamo quando parliamo d’amore?” Scrittori, poeti, persino scienziati, da oltre duemila anni, si interrogano sull’argomento, ma nessuno è riuscito a dare una risposta. Forse perché UNA risposta non esiste, ma piuttosto cento, un milione, infinite, tante quante sono le persone sul pianeta e le relazioni che ognuna può allacciare. Perché per ciascuno l’amore è qualcosa di diverso, che risponde a bisogni, desideri, illusioni personali. Her è la risposta di Spike Jonze a questo interrogativo universale. Risposta provocatoria, ma poi forse neanche tanto: amare è molto spesso idealizzare la persona che abbiamo di fronte o il concetto stesso dell’amore, di cui la persona è, in quel preciso contesto, l’incarnazione a noi più congeniale. E allora perché non un amore digitale, insieme di complicati e misteriosi algoritmi che si traducono in immagini o suoni seducenti, teneri, adorabili, ma meno rischioso di una persona reale? Salvo poi scoprire che le dinamiche amorose sono le medesime, anche se l’oggetto del desiderio proviene dalla Silicon valley. Ma Jonze ci lancia anche un allarme, circa le insidie della tecnologia applicata alle relazioni personali, mostrandoci una società dell’immediato futuro in cui regna l’incomunicabilità tra simili, in cui si fa l’amore con i computer e ci si interfaccia con le persone. Una società sempre più affollata da milioni di solitudini.
La forza del film (che ha meritato Oscar e Golden Globe per la miglior sceneggiatura) è anche nel volto del suo protagonista, Joaquin Phoenix, che regge la storia con ogni muscolo della faccia, ma senza manierismi; nella splendida fotografia di Hoyte Van Hoytema, che attraverso colori saturi, neri profondi e brillanti, ci restituisce il senso di alienazione e straniamento dell’individuo nelle metropoli odierne; nella colonna sonora degli Arcade fire, davvero suggestiva e toccante in ogni momento. Molto interessante la scelta del regista di attribuire il ruolo di Samantha, fatto solo di voce, a Scarlett Johansson, privando la giovane attrice (e lo spettatore) della sua prorompente fisicità.
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danielamacherelli
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venerdì 19 maggio 2017
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lei : uno sguardo sul prossimo futuro
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In Lei, originale film di sentimenti e tecnologia diretto da Spike Jonze, Theodor, il sensibile e introverso protagonista, si ritrova a vivere una relazione sentimentale con Samantha, un sistema operativo. Iperbole (ma non più di tanto) dei possibili sviluppi di una tecnologia sempre più sofisticata, dai tratti apparentemente sempre più umani, Lei mette in scena il progressivo avvicinarsi e comprenetrarsi fra l’uomo ed il computer, in una sorta di osmosi dove Samantha acquisisce connotati sempre più umani quali empatia, sentimenti, emozioni (“Samantha ti ascolta, ti capisce, ti conosce, è una coscienza” dice il sistema operativo quando si presenta), mentre Theodor diventa sempre più dipendente dalla connessione al suo PC, fino a non percepire quasi più la differenza tra rapporto interpersonale reale e virtuale, arrivando quest’ultimo ad occupare sempre più spazio nella sua vita.
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In Lei, originale film di sentimenti e tecnologia diretto da Spike Jonze, Theodor, il sensibile e introverso protagonista, si ritrova a vivere una relazione sentimentale con Samantha, un sistema operativo. Iperbole (ma non più di tanto) dei possibili sviluppi di una tecnologia sempre più sofisticata, dai tratti apparentemente sempre più umani, Lei mette in scena il progressivo avvicinarsi e comprenetrarsi fra l’uomo ed il computer, in una sorta di osmosi dove Samantha acquisisce connotati sempre più umani quali empatia, sentimenti, emozioni (“Samantha ti ascolta, ti capisce, ti conosce, è una coscienza” dice il sistema operativo quando si presenta), mentre Theodor diventa sempre più dipendente dalla connessione al suo PC, fino a non percepire quasi più la differenza tra rapporto interpersonale reale e virtuale, arrivando quest’ultimo ad occupare sempre più spazio nella sua vita. Solo le saltuarie conversazioni con una sua amica gli fanno percepire ancora il gusto di un autentico confronto basato su interiorità veramente senzienti. Il protagonista, però, si sente sempre più a suo agio in questa situazione, fino a non percepirne più l’assurdo (forse perché il mondo moderno non lo considera più tale?), che invece l’ex moglie gli fa notare (“Cosa fai, ora? Sei fidanzato col tuo computer?”), senza che questo, però, lo distolga dalla surreale esperienza che sta vivendo. Infatti per Theodor, reduce da un divorzio, il rapporto virtuale è meno problematico di quello con una partner “vera” e l’idillio continua. Samantha, dal canto suo è sempre più la compagna appagante, perfetto mix di sex appeal, saggezza, capacità di consigliare per il meglio, in una sorta di perfezione sovrumana, che tende a far dimenticare di essere solo una voce incorporea, che Theodor assurge erroneamente a persona completa. Questa assimilazione del virtuale all’umano e viceversa procede spedita per quasi tutto il film e inganna il protagonista (e anche lo spettatore?) facendogli credere che il rapporto sia realmente possibile, ma ha una brusca battuta di arresto quando Theodor, innamorato in modo molto umano, desidera Samantha tutta per sé e le chiede se lei viene condivisa anche da altri internauti. Questa, con tono distaccato, dà una risposta affermativa, facendo luce in modo eloquente sulla sua vera essenza, frutto di una fredda programmazione elettronica, quindi di fatto una non-persona: la differenza tra le due nature è incolmabile, l’esito dell’esperimento non poteva essere diverso. Samantha alla fine di quella conversazione “lascia” Theodor dicendo che non lo contatterà più e questi ritorna nel mondo reale, ferito ma più maturo e consapevole. Allegoria dei rischi che l’odierna società corre nel suo rapporto con una tecnologia sempre più avanzata e che tende a sfuggire al suo controllo, Lei è un film riuscitissimo, con un’accattivante sceneggiatura (vincitrice di Golden Globe) che non presenta lacune o sbavature e con un interprete (Joaquin Phoenix) che sa trasmettere attraverso una recitazione minimale ma efficace la vasta gamma di sentimenti, emozioni, sogni e delusioni che animano il protagonista, un’opera notevole per la sua capacità di riflessione critica sull’oggi, capace di metterci in guardia da possibili illusioni che, alimentate da pericolosi errori di valutazione, avrebbero come esito amari e dolorosi risvegli.
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blowup
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sabato 26 gennaio 2019
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l'insofferenza verso l'imperfezione
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Quando un film è un capolavoro, e questo lo è, ha la qualita di essere come un vaso di Pandora, può dare vita a mille riflessioni e può essere visto da mille angolazioni. Condivido i commenti che ho letto, per cui non ripeterò le stesse cose. Vorrei solo mettere in luce un ulteriore aspetto.
Ho pensato che l'uomo occidentale medio-benestante si sta assuefando a vivere a contatto con l'oggetto tecnologico, che, nel 99% dei casi, funziona perfettamente. Attorniato da normative e apparati che ne garantiscono e tutelano la salute, l'incolumità. Tutto volge a creare un sistema in cui ogni cosa sia perfetta, senza inconvenienti, efficente.
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Quando un film è un capolavoro, e questo lo è, ha la qualita di essere come un vaso di Pandora, può dare vita a mille riflessioni e può essere visto da mille angolazioni. Condivido i commenti che ho letto, per cui non ripeterò le stesse cose. Vorrei solo mettere in luce un ulteriore aspetto.
Ho pensato che l'uomo occidentale medio-benestante si sta assuefando a vivere a contatto con l'oggetto tecnologico, che, nel 99% dei casi, funziona perfettamente. Attorniato da normative e apparati che ne garantiscono e tutelano la salute, l'incolumità. Tutto volge a creare un sistema in cui ogni cosa sia perfetta, senza inconvenienti, efficente. La morte accade solo come fatto residuale, rimossa dalla cerchia dei fatti normali. Cosa ci rimane di imperfetto in questo sistema? L'essere umano. E allora è consequenziale che gli uomini stiano maturando una insofferenza e incapacità di gestire i rapporti con i loro simili, cercando rifugio in copertine di linus progettate per combaciare con le aspettative espresse e inespresse del cliente.
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dandy
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martedì 8 marzo 2022
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emozioni artificiali.
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Un film che sa affrontare ottimamente tematiche abusate come quelle dell'amore e della fedeltà nonchè della società sempre più chiusa anche a causa dell'influenza della tecnologia nella vita delle persone.Attraverso l'espediente distopico Jonze restituisce con accuratezza il ritratto del vivere quotidiano odierno,dove si parla più con i dispositivi che con le altre persone e l'interazione con l'altro sesso si riduce nel migliore dei casi a incontri tramite internet.E dove i rapporti virtuali e programmati sono preferibili a quelli reali in quanto depurati da tutte le complicazioni che questi ultimi comportano.I sentimenti stessi finiscono "filtrati" e mercificati(il lavoro del protagonista consiste nella creazione di lettere d'amore,auguri o condoglianze per conto delle persone)mentre la felicità è un paradosso ottenuto da rapporti con entità astratte che soddisfano ogni esigenza perchè programmate per farlo.
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Un film che sa affrontare ottimamente tematiche abusate come quelle dell'amore e della fedeltà nonchè della società sempre più chiusa anche a causa dell'influenza della tecnologia nella vita delle persone.Attraverso l'espediente distopico Jonze restituisce con accuratezza il ritratto del vivere quotidiano odierno,dove si parla più con i dispositivi che con le altre persone e l'interazione con l'altro sesso si riduce nel migliore dei casi a incontri tramite internet.E dove i rapporti virtuali e programmati sono preferibili a quelli reali in quanto depurati da tutte le complicazioni che questi ultimi comportano.I sentimenti stessi finiscono "filtrati" e mercificati(il lavoro del protagonista consiste nella creazione di lettere d'amore,auguri o condoglianze per conto delle persone)mentre la felicità è un paradosso ottenuto da rapporti con entità astratte che soddisfano ogni esigenza perchè programmate per farlo.Ma il film sorprende per la leggerezza dei toni,è sobrio e misurato al pari del protagonista(un sempre ottimo Phoenix,quasi sempre spigliato e brioso a dispetto della sua condizione)anche nei momenti dolenti o scabrosi(non viene tralasciato l'aspetto sessuale della vicenda).E nel finale non preclude la speranza di una nuova vita "reale" per Theodore.Oscar alla sceneggiatura(del regista) e gran successo di crtica.Nella versione originale la voce di Samantha è di Scarlett Johansson,premiata come miglior attrice femminile(?) alla Festa del cinema di Roma.Generalmente poco apprezzato il dopopiaggio di MIchaela Ramazzotti.
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