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L'uomo (stra)ordinario

Liam Neeson interpreta l'uomo qualunque in cerca di sé nel thriller psicologico di Collet-Serra.
di Marzia Gandolfi

In foto Liam Neeson in una scena del film.
Liam Neeson (William John Neeson) (71 anni) 7 giugno 1952, Ballymena (Gran Bretagna) - Gemelli. Interpreta Il dottor Martin Harris nel film di Jaume Collet-Serra Unknown - Senza identità.

giovedì 24 febbraio 2011 - Approfondimenti

Nordirlandese cresciuto nei 'disordini' e 'canonizzato' nella Cracovia in bianco e nero di Steven Spielberg (Schindler's List), Liam Neeson è un attore letteralmente all'altezza. 193 centimetri di talento e Irishness che hanno prodotto uno stile introverso e originale. Lato 'chiaro' della forza in una galassia lontana lontana, Neeson domina il registro drammatico cucendosi spesso addosso personaggi instabili e sovversivi, che oppongono il gran rifiuto e promuovono il riscatto sociale (Rob Roy, Michael Collins). Mai rassegnato, in lui si dibatte lo scontro culturale tra la tradizione insulare e quella americana e s'infiamma un'inquietudine inquadrata nella storia irlandese di dissenso e anticonformismo. Gli introversi esplosivi appaiono perfetti per la sua personalità impetuosa, esibita questa volta nel thriller psicologico di Jaume Collet-Serra, che lo vuole professore senza identità a Berlino. E proprio il 'carattere' della capitale tedesca sarà il primo antagonista del dottor Martin Harris, botanico americano sostituito da un impostore, che vive la sua vita, bacia la sua compagna e interviene al suo convegno di biotecnologia. Straniero e privato della sua identità, fatta a pezzi da un trauma e un volo tragico nel fiume, il protagonista di Unknown è mosso dal desiderio ossessivo di rimettere insieme i pezzi di sé, di trovare una logica al caos in cui lo hanno evidentemente precipitato e di evadere da una città che toglie il respiro e preclude la libertà di movimento. Soffocato dalla claustrofobia urbana, trascurato dalle istituzioni, confinato nella solitudine di un isolamento forzato l'uomo comune di Neeson, sceso dall'aereo e destinato a un piacevole soggiorno berlinese, è costretto ad arrangiarsi trovando nel suo agire impacciato l'uomo d'azione. Ma è a questo punto della storia che il regista reinventa la classica narrazione "a colpo di scena" della letteratura thriller, appagando i piaceri più immediati dello spettatore e gratificandone insieme gli aggiornati compiacimenti culturali. Presi un genere popolare e un soggetto familiare (l'uomo qualunque scambiato questa volta 'con un altro' e non 'per un altro'), Collet-Serra li corregge vanificando l'illusione del pubblico di sapere qualcosa.

L'ombra del sospetto
Accade che in Unknown le persone e le situazioni possano non essere sempre ciò che sembrano. Il regista suggerisce nelle fughe urbane e nei combattimenti 'corpo a corpo' del nostro eroe ordinario, assediato caparbiamente da sicari professionisti, una disinvoltura davvero (troppo) straordinaria. Martin Harris è davvero allora chi dice di essere? Il cinema non è nuovo al personaggio che si rivela o potrebbe rivelarsi altro. Ammiccando al Cary Grant hitchcockiano (Intrigo internazionale) o all'Harrison Ford polanskiano (Frantic), il regista spagnolo propone al talento di Liam Neeson un innocuo professore che 'tanto gentile e onesto (ap)pare' nella conduzione della storia. Al contrario, nel gran finale, l'ordinarietà del personaggio lascerà il passo a una straordinarietà che non è più generata dagli eventi inaspettati ma è sempre stata lì, sedata soltanto da un brutto incidente che ha colpito duro alla testa e all'anima del protagonista. Martin Harris non esiste, è una falsa identità creata e dopo dimenticata e infine creduta propria ed effettiva da un killer spedito a Berlino per avvicinare e assassinare, sotto mentite spoglie, un celebre professore. La sceneggiatura combina dunque la vertigine narrativa con la vertigine del protagonista, strutturando il film come un viaggio paranoico sull'orlo di un abisso. Grazie all'ambiguità garbata e persino romantica di Neeson a stento lo spettatore indovinerà la verità e l'altro che è in lui: un criminale costretto nell'epilogo a un faccia a faccia con se stesso. Nello specchio di un albergo e negli occhi larghi e chiari di Diane Kruger il sicario vedrà il riflesso dell'anima originale e avvertirà l'insorgere del sentimento più gentile.

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